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NOME

bash − GNU Bourne-Again SHell

SINTASSI

bash [opzioni] [file]

COPYRIGHT

Bash is Copyright (C) 1989-2011 by the Free Software Foundation, Inc.

DESCRIZIONE

Bash è un interprete di linguaggio di comandi sh−compatibile che esegue i comandi letti dallo standard input o da un file. Bash inoltre incorpora utili caratteristiche delle shell Korn e C (ksh e csh).

Bash è progettata per essere un’implementazione conforme alla parte Shell and Utilities della IEEE POSIX specification (IEEE Standard 1003.1). Bash può essere configurata per essere conforme allo standard POSIX in modo predefinito.

OPZIONI

Tutte le opzioni monocarattere della shell documentate nella descrizione del comando incorporato set possono essere usate come opzioni quando la shell è invocata. In aggiunta, quando è invocata, bash interpreta le seguenti opzioni:
−c
stringa

Se è presente l’opzione −c, allora i comandi sono letti da stringa. Se vi sono argomenti dopo la stringa, essi sono assegnati ai parametri posizionali, partendo da $0.

−i

Se è presente l’opzione −i, la shell è interattiva.

−l

fa sì che bash funzioni come se fosse stata invocata come una shell di login (si veda INVOCAZIONE più avanti).

−r

Se l’opzione −r è presente, la shell diventa ristretta (si veda SHELL RISTRETTA più avanti)

−s

Se è presente l’opzione −s, o se non rimane alcun argomento dopo che sono state esaminate le opzioni, i comandi sono letti dallo standard input. Quest’opzione permette di impostare i parametri posizionali quando si invoca una shell interattiva.

−D

Una lista di tutte le stringhe fra virgolette preceduta da $ è stampata sullo standard output. Queste sono le stringhe che sono soggette a traduzione di linguaggio quando la localizzazione corrente non è C o POSIX. Questo implica l’opzione −n; nessun comando verrà eseguito.

[−+]O [shopt_option]

shopt_option è una delle opzioni di shell accettate dal comando incorporato shopt (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Se shopt_option è presente, −O imposta il valore di quella opzione; +O lo rimuove. Se shopt_option non è fornita, i nomi e i valori delle opzioni della shell accettati da shopt sono stampati sullo standard output. Se l’opzione di invocazione è +O, l’output è mostrato in un formato riutilizzabile come input.

−−

Un −− segna la fine delle opzioni e disabilita l’ulteriore elaborazione di opzioni. Gli argomenti dopo il −− sono trattati come nomi di file e argomenti. Un argomento di è equivalente a −−.

Bash interpreta anche un certo numero di opzioni multicarattere. Queste opzioni devono apparire nella riga di comando prima delle opzioni a carattere singolo.
−−debugger

Dispone l’esecuzione del debugger profile prima dell’avvio della shell. Attiva la modalità estesa di debug (si veda la descrizione dell’opzione extdebug al comando incorporato shopt più avanti).

−−dump−po−strings

Equivalente a −D, ma l’output è nel formato file GNU gettext po (portable object).

−−dump−strings

Equivalente a −D.

−−help

Mostra sullo standard output un messaggio sull’uso ed esce con stato di uscita 0.

−−init−file file
−−rcfile
file

Esegue comandi letti da file invece che dal file personale di inizializzazione standard ~/.bashrc se la shell è interattiva (si veda INVOCAZIONE più avanti).

−−login

Equivalente a −l

−−noediting

Non usa la libreria GNU readline per leggere righe di comando quando la shell è interattiva.

−−noprofile

Non legge né il file di inizializzazione generico di sistema /etc/profile né alcuno dei file personali di inizializzazione ~/.bash_profile, ~/.bash_login, o ~/.profile. Per impostazione predefinita bash legge questi file quando è invocata come shell di login (si veda INVOCAZIONE più avanti).

−−norc

Non legge né esegue il file personale di inizializzazione ~/.bashrc se la shell è interattiva. Questa opzione è attiva per impostazione predefinita se la shell è invocata come sh.

−−posix

Cambia il comportamento di bash, dove le operazioni predefinite differiscono dallo standard POSIX, in modo da corrispondere allo standard (modalità posix).

−−restricted

La shell diventa ristretta (si veda SHELL RISTRETTA più avanti).

−−verbose

Equivalente a −v.

−−version

Mostra informazioni sulla versione di questa istanza di bash sullo standard output ed esce con stato d’uscita 0.

ARGOMENTI

Se rimangono argomenti dopo che sono state elaborate le opzioni, e né l’opzione −c né l’opzione −s sono state specificate, il primo argomento si assume sia il nome di un file che contiene dei comandi di shell. Se bash è invocata in questo modo, $0 è impostato al nome del file, e i parametri posizionali sono impostati agli argomenti che lo seguono. Bash legge ed esegue comandi da questo file, poi esce. Lo stato d’uscita di Bash è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito nello script. Se non è eseguito alcun comando lo stato d’uscita è 0. Viene fatto un primo tentativo per aprire il file nella directory corrente, e se non viene trovato il file la shell cerca le directory in PATH per lo script.

INVOCAZIONE

Una shell di login è quella in cui il cui primo carattere dell’argomento zero è un , o una che venga avviata con l’opzione −−login.

Una shell è detta interattiva se è stata avviata senza argomenti diversi dalle opzioni e senza l’opzione −c i cui standard input e standard error sono entrambi inviati a terminali (come determinato da isatty(3)), o se viene avviata con l’opzione −i. PS1 è impostato e $− include i se bash è interattiva, permettendo a uno script di shell o a un file di inizializzazione di verificare questo stato.

I seguenti paragrafi descrivono come bash esegue i suoi file di inizializzazione. Se qualcuno dei file esiste ma non può essere letto bash riporta un errore. Le tilde sono espanse nei nomi di file come descritto più avanti sotto Espansione della tilde nella sezione ESPANSIONE.

Quando bash è invocata come una shell di login interattiva, o come una shell non interattiva con l’opzione −−login, prima legge ed esegue comandi dal file /etc/profile, se quel file esiste. Dopo aver letto quel file, cerca ~/.bash_profile, ~/.bash_login, e ~/.profile, in quest’ordine, e legge ed esegue comandi dal primo file che trova e che è leggibile. L’opzione −−noprofile può essere usata quando si avvia la shell per inibire questo comportamento.

Quando una shell di login esce, bash legge ed esegue comandi dal file ~/.bash_logout, se esiste.

Quando una shell interattiva che non è una shell di login è avviata, bash legge ed esegue comandi da ~/.bashrc, se quel file esiste. Ciò può essere inibito utilizzando l’opzione −−norc. L’opzione −−rcfile file forza bash a leggere ed eseguire comandi da file invece che da ~/.bashrc.

Quando bash è avviata in modo non interattivo, per eseguire uno script di shell, per esempio, cerca la variabile di ambiente BASH_ENV, espande il suo valore se questo esiste, e utilizza il valore espanso come il nome di un file da leggere ed eseguire. Bash si comporta come se fossero stati eseguiti i seguenti comandi:

if [ −n "$BASH_ENV" ]; then . "$BASH_ENV"; fi

ma il valore della variabile PATH non è usato per cercare il nome del file.

Se bash è invocata col nome sh, tenta di imitare il comportamento di inizializzazione delle vecchie versioni di sh il più fedelmente possibile, e allo stesso tempo si conforma allo standard POSIX. Quando invocata come una shell di login interattiva, o una shell interattiva con l’opzione −−login, per prima cosa tenta di leggere ed eseguire i comandi da /etc/profile e ~/.profile, in quest’ordine. L’opzione −−noprofile può essere usata per inibire questo comportamento. Quando invocata come una shell interattiva col nome sh, bash cerca la variabile ENV, espande il suo valore se questo è definito, e usa il valore espanso come nome di un file da leggere ed eseguire. Poiché una shell invocata come sh non tenta di leggere ed eseguire comandi da qualsiasi altro file di inizializzazione, l’opzione −−rcfile non ha alcun effetto. Una shell non interattiva invocata col nome sh non tenta di leggere nessun altro file di inizializzazione. Quando invocata come sh, bash lavora in modalità posix dopo che i file di inizializzazione sono stati letti.

Quando bash è avviata in modalità posix come con l’opzione −−posix della riga di comando, essa segue lo standard POSIX per i file di inizializzazione. In questa modalità la shell interattiva espande la variabile ENV e i comandi sono letti ed eseguiti dal file il cui nome è il valore espanso. Nessun altro file di inizializzazione viene letto.

Bash cerca di determinare quando la si sta eseguendo col suo standard input connesso a una connessione di rete, come quando è eseguita dal demone di shell remota, solitamente rshd, o dal demone di shell sicura sshd. Se bash stabilisce che è eseguita in questo modo, legge ed esegue comandi da ~/.bashrc, se quel file esiste ed è leggibile. Non fa questo se è invocata come sh. L’opzione −−norc può essere usata per inibire questo comportamento, e l’opzione −−rcfile può essere usata per forzare la lettura di un altro file, ma rshd solitamente non invoca la shell con queste opzioni o non permette che siano specificate.

Se la shell è avviata con l’id effettivo dell’utente (gruppo) non uguale all’id reale dell’utente (gruppo), e non viene fornita l’opzione −p, nessun file di inizializzazione viene letto, le funzioni di shell non vengono ereditate dall’ambiente, le variabili SHELLOPTS, BASHOPTS, CDPATH, e GLOBIGNORE, se esistono nell’ambiente, vengono ignorate, e l’id effettivo dell’utente è impostato all’id reale dell’utente. Se l’opzione −p è fornita all’invocazione, il comportamento all’avvio è il medesimo, ma l’id effettivo dell’utente non viene reimpostato.

DEFINIZIONI

Le seguenti definizioni sono usate nel resto di questo documento.

blank

Uno spazio o carattere di tabulazione (tab).

parola

Una sequenza di caratteri considerata come una singola unità dalla shell. Nota anche come token.

nome

Una parola che consiste solo di caratteri alfanumerici e trattini di sottolineatura, e comincia con un carattere alfabetico o un trattino di sottolineatura. Definita anche un identificatore.

metacarattere

Un carattere che, quando non quotato, separa le parole. Uno dei seguenti:
| & ; ( ) < > spazio tab

operatore di controllo

Un token che realizza una funzione di controllo. È uno dei seguenti simboli:
|| & && ; ;; ( ) | |& <newline>

PAROLE RISERVATE

Le parole riservate sono parole che hanno un significato speciale per la shell. Le seguenti parole sono riconosciute come riservate quando non quotate e sono o la prima parola di un comando semplice (si veda GRAMMATICA DELLA SHELL più avanti) o la terza parola di un comando case o di un comando for:

! case do done elif else esac fi for function if in select then until while { } time [[ ]]

GRAMMATICA DELLA SHELL

Comandi semplici
Un comando semplice è una sequenza opzionale di assegnamenti di variabile seguita da parole, separate da blank, e ridirezioni, e terminata da un operatore di controllo. La prima parola specifica il comando che deve essere eseguito, ed è passata come argomento zero. Le rimanenti parole sono passate come argomenti al comando invocato.

Il valore di ritorno di un comando semplice è il suo stato di uscita, o 128+n se il comando è fatto terminare da un segnale n.

Pipeline
Una pipeline è una sequenza di uno o più comandi separati da uno degli operatori di controllo | o |&. Il formato per una pipeline è:

[time [−p]] [ ! ] comando [ [||&] comando2 ... ]

Lo standard output di comando è connesso attraverso una pipe allo standard input di comando2. Questa connessione è effettuata prima di qualsiasi ridirezione specificata dal comando (si veda RIDIREZIONE più avanti). Se viene usato |&, lo standard error di comando è connesso allo standard input di comando2 tramite la pipe; è una notazione breve per 2>&1 |. Questa ridirezione implicita dello standard error è effettuata dopo qualsiasi ridirezione specificata dal comando.

Lo stato di ritorno di una pipeline è lo stato d’uscita dell’ultimo comando, a meno che l’opzione pipefail non sia abilitata. Se pipefail è abilitata, lo stato di ritorno della pipeline è il valore dell’ultimo comando (il più a destra) che esce con uno stato diverso da zero o zero se tutti i comandi escono con successo. Se la parola riservata ! precede una pipeline, lo stato d’uscita di quella pipeline è la negazione logica dello stato d’uscita come sopra descritto. La shell aspetta che tutti i comandi nella pipeline terminino prima di ritornare un valore.

Se la parola riservata time precede una pipeline, quando la pipeline termina vengono notificati i tempi impiegati dall’utente e dal sistema per la sua esecuzione. L’opzione −p cambia il formato di output con quello specificato da POSIX. Quando la shell è in modalità posix, non riconosce time come una parola riservata se il token successivo inizia con un ’-’. La variabile TIMEFORMAT può essere impostata a una stringa di formato che specifica come le informazioni sui tempi dovranno essere mostrate; si veda la descrizione di TIMEFORMAT sotto Variabili di shell più avanti.

Quando la shell è in modalità posix, time può essere seguito da un newline. In questo caso la shell visualizza il tempo totale dell’utente e del sistema utilizzato dalla shell e dai suoi figli. Si può usare la variabile TIMEFORMAT per specificare il formato dell’informazione sul tempo.

Ogni comando in una pipeline è eseguito come un processo separato (cioè in una subshell).

Liste
Una lista è una sequenza di una o più pipeline separate da uno degli operatori ;, &, &&, o ||, e facoltativamente fatta terminare da uno fra ;, &, o <newline>.

Di questi operatori di lista, && e || hanno uguale precedenza, seguiti da ; e &, che hanno uguale precedenza.

Per delimitare dei comandi può essere usata in una lista una sequenza di uno o più newline al posto di un punto e virgola.

Se un comando è terminato dall’operatore di controllo &, la shell esegue il comando in background in una subshell. La shell non aspetta che il comando finisca, e lo stato di ritorno è 0. I comandi separati da un ; sono eseguiti sequenzialmente; la shell aspetta che ogni comando, in sequenza, termini. Lo stato di ritorno è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito.

Le liste AND e OR sono sequenze di una o più pipeline separate, rispettivamente, dagli operatori di controllo && e ||. Le liste AND e OR vengono eseguite con associatività a sinistra. Una lista AND ha la forma

comando1 && comando2

comando2 è eseguito se, e solo se, comando1 ritorna uno stato d’uscita di zero.

Una lista OR ha la forma

comando1 || comando2

comando2 è eseguito se e solo se comando1 ritorna uno stato d’uscita diverso da zero. Lo stato di ritorno di liste AND e OR è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito nella lista.

Comandi composti
Un comando composto è uno dei seguenti:
(lista)

lista è eseguita in un ambiente di subshell (si veda AMBIENTE DI ESECUZIONE DEI COMANDI più avanti). Assegnamenti di variabile e comandi incorporati che influenzano l’ambiente della shell non hanno effetto dopo che il comando è completato. Lo stato di ritorno è lo stato d’uscita di lista.

{ lista; }

lista è semplicemente eseguita nell’ambiente di shell corrente. lista deve essere fatta terminare con un newline o un punto e virgola. Questo è conosciuto come group command. Lo stato di ritorno è lo stato d’uscita di lista. Da notare che diversamente dai metacaratteri ( e ), { e } sono parole riservate e devono essere usati quando una parola riservata è ammissibile. Poiché esse non causano una divisione delle parole, devono essere separate da lista con uno spazio o un altro metacarattere di shell.

((espressione))

L’espressione è valutata in accordo con le regole descritte più avanti sotto VALUTAZIONE ARITMETICA. Se il valore dell’espressione è diverso da zero, lo stato di ritorno è 0; altrimenti lo stato di ritorno è 1. Questo è esattamente equivalente a let "espressione".

[[ espressione ]]

Ritorna uno stato di 0 o 1 a seconda della valutazione della espressione condizionale espressione. Le espressioni sono composte dalle primitive descritte più avanti sotto ESPRESSIONI CONDIZIONALI. La suddivisione in parole e l’espansione del nome di percorso non sono effettuate sulle parole fra la [[ e ]]; espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, espansione aritmetica, sostituzione di comando, sostituzione di processo, e rimozione degli apici vengono eseguite. Gli operatori condizionali come −f devono essere senza apici per essere riconosciuti come primitive.

Quando vengono usati con [[, gli operatori < e > vengono ordinati lessicograficamente usando la localizzazione corrente.

Quando vengono usati gli operatori == e !=, la stringa alla destra dell’operatore è considerato un modello ed è confrontata in accordo con le regole descritte più avanti sotto Modelli di ricerca. Se l’opzione di shell nocasematch è abilitata, il confronto è effettuato senza distinzione fra maiuscole e minuscole nei caratteri alfabetici. Il valore di ritorno è 0 se la stringa corrisponde (==) o non corrisponde (!=) al modello, e 1 negli altri casi. Ogni parte del modello può essere quotato per forzarlo a essere individuato come una stringa.

Un ulteriore operatore binario, =~, è disponibile con la stessa precedenza di == e !=. Quando viene usato, la stringa alla destra dell’operatore è considerata un’espressione regolare estesa e confrontata come tale (come in regex(3)). Il valore di ritorno è 0 se la stringa corrisponde al modello, e 1 negli altri casi. Se l’espressione regolare è sintatticamente scorretta, il valore di ritorno dell’espressione condizionale è 2. Se l’opzione di shell nocasematch è abilitata, il confronto è effettuato senza distinguere le maiuscole dalle minuscole nei caratteri alfabetici. Qualsiasi parte del modello può essere quotato per forzarlo a essere individuato come una stringa. Substringhe individuate tramite subespressioni fra parentesi all’interno dell’espressione regolare sono salvate nella variabile array BASH_REMATCH. L’elemento di BASH_REMATCH con indice 0 è la porzione della stringa corrispondente all’intera espressione regolare. L’elemento di BASH_REMATCH con indice n è la porzione della stringa corrispondente alla sotto-espressione fra parentesi nth.

Le espressioni possono essere combinate usando i seguenti operatori, elencati in ordine inverso di precedenza:
(
espressione )

Ritorna il valore di espressione. Questo può essere usato per modificare la normale precedenza degli operatori.

! espressione

Vero se espressione è falsa.

espressione1 && espressione2

Vero se entrambe espressione1 e espressione2 sono vere.

espressione1 || espressione2

Vero se almeno una fra espressione1 o espressione2 è vera.

Gli operatori && e || non valutano espressione2 se il valore di espressione1 è sufficiente per determinare il valore di ritorno dell’intera espressione condizionale.

for nome [ [ in [ parola ... ] ] ; ] do lista ; done

La lista di parole che seguono in è espansa, generando una lista di elementi. La variabile nome è impostata, di volta in volta, a ciascun elemento di questa lista e lista è eseguita ogni volta. Se la in parola è omessa, il comando for esegue lista una volta per ogni parametro posizionale esistente (si veda PARAMETRI più avanti). Lo stato di ritorno è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito. Se l’espansione degli elementi che seguono in risultano in una lista vuota, non è eseguito alcun comando, e lo stato di ritorno è 0.

for (( expr1 ; expr2 ; expr3 )) ; do lista ; done

Prima viene valutata l’espressione aritmetica expr1 in accordo con le regole descritte più avanti sotto VALUTAZIONE ARITMETICA. Viene quindi valutata ripetutamente l’espressione aritmetica expr2 finché non assume il valore zero. Ogni volta che expr2 è diverso da zero, lista viene eseguita e l’espressione aritmetica expr3 viene valutata. Se qualche espressione è omessa, si suppone che abbia il valore 1. Il valore di ritorno è lo stato d’uscita dell’ultimo comando in lista che è eseguito, o falso se una qualsiasi delle espressioni non è valida.

select nome [ in parola; ] do lista ; done

La lista di parole che segue in è espansa, generando una lista di elementi. L’insieme delle parole espanse è stampato sullo standard error, ognuna preceduta da un numero. Se la in parola è omessa, sono stampati i parametri posizionali (si veda PARAMETRI più avanti). È poi mostrato il prompt PS3 ed è letta una riga dallo standard input. Se la riga è contrassegnata da un numero corrispondente a una delle parole mostrate, allora il valore di nome è impostato a quella parola. Se la riga è vuota, le parole e il prompt sono mostrati di nuovo. Se viene immesso EOF [CTRL−D], il comando termina. Qualsiasi altro valore letto fa sì che nome sia impostato al valore nullo. La riga letta è salvata nella variabile REPLY. La lista è eseguita dopo ciascuna selezione fino a che non sia eseguito un comando break. Lo stato d’uscita di select è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito in lista, o zero se nessun comando è stato eseguito.

case parola in [ [(] modello [ | modello ] ... ) lista ;; ] ... esac

Un comando case prima espande parola, e prova a confrontarla, di volta in volta, con ognuno dei modelli, usando le stesse regole di confronto dell’espansione di percorso (si veda Espansione di percorso più avanti). La parola è espansa usando espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, sostituzione aritmetica, sostituzione di comando, sostituzione di processo e rimozione dei simboli di quotatura. Ogni modello esaminato è espanso usando espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, sostituzione aritmetica, sostituzione di comando e sostituzione di processo. Se l’opzione di shell nocasematch è abilitata, il confronto è effettuato senza distinzione fra maiuscole e minuscole nei caratteri alfabetici. Quando viene trovata una corrispondenza, viene eseguita la lista a essa abbinata. Se viene usato l’operatore ;;, dopo il primo confronto riuscito non ne viene tentato nessun altro. Usando ;& al posto di ;; l’esecuzione continua con la lista associata alla successiva serie di modelli. Se si usa ;;& al posto di ;; la shell analizza il successivo modello di lista nell’istruzione, se ce n’è qualcuno, ed esegue qualsiasi lista associata su una corrispondenza andata a buon fine. Lo stato d’uscita è 0 se nessun modello corrisponde. Altrimenti, esso è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito in lista.

if lista then lista [ elif lista then lista ] ... [ else lista ] fi

La lista if è eseguita. Se il suo stato d’uscita è 0, è eseguita la lista dopo then. Altrimenti, è eseguita a turno ciascuna lista dopo elif, e se il suo stato d’uscita è 0, è eseguita la corrispondente lista dopo then e il comando termina. Altrimenti, se presente, è eseguita, la lista dopo else. Lo stato d’uscita è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito, o zero se nessuna delle condizioni considerate è risultata essere vera.

while lista-1; do lista-2; done
until
lista-1 do lista-2 done

Il comando while esegue ripetutamente la lista lista-2 finché l’ultimo comando nella lista lista-1 ritorna uno stato di uscita di zero. Il comando until è identico al comando while, con la sola differenza che il risultato del test è negato; lista-2 è eseguita finché l’ultimo comando in lista-1 ritorna uno stato d’uscita diverso da zero. Lo stato d’uscita dei comandi while e until è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito in lista-2, o zero se non ne è stato eseguito alcuno.

Coprocessi
Un coprocesso è un comando di shell preceduto dalla parola riservata coproc. Un coprocesso viene eseguito in modo asincrono in una subshell, come se il comando fosse stato terminato con l’operatore di controllo &, con una pipe a due vie stabilita fra la shell in esecuzione e il coprocesso.

Il formato per un coprocesso è:

coproc [NOME] comando [ridirezioni]

Questo crea un coprocesso chiamato NOME. Se NOME non viene fornito, quello predefinito è COPROC. NOME non dev’essere fornito se comando è un comando semplice (si veda sopra); altrimenti viene interpretato come la prima parola di un comando semplice. Quando il coprocesso viene eseguito, la shell crea una variabile array (si veda Array più avanti) chiamata NOME nel contesto della shell in esecuzione. Lo standard output di comando è connesso tramite una pipe a un descrittore di file nella shell in esecuzione, e il descrittore di file è assegnato a NOME[0]. Lo standard input of comando è connesso tramite una pipe a un descrittore di file nella shell in esecuzione, e tale descrittore è assegnato a NOME[1]. Questa pipe è costituita prima che qualsiasi ridirezione venga specificata dal comando (si veda RIDIREZIONE più avanti). I descrittori di file possono essere utilizzati come argomenti per i comandi di shell e ridirezioni usando comuni espansioni di parola. L’ID del processo della shell figlia creata per eseguire il coprocesso è disponibile come valore della variabile NOME_PID. Il comando incorporato wait può essere usato per attendere che il coprocesso sia terminato.

Lo stato di ritorno di un coprocesso è lo stato di uscita di comando.

Definizioni della funzione di shell
Una funzione di shell è un oggetto che viene chiamato come un comando semplice ed esegue un comando composto con una nuova serie di parametri posizionali. Le funzioni di shell sono dichiarate in questo modo:
nome
() comando-composto [ridirezione]
function
nome [()] comando−composto [ridirezione]

Qui sopra si definisce una funzione chiamata nome. La parola riservata function è opzionale. Se la parola riservata function è fornita, le parentesi sono opzionali. Il corpo della funzione è il comando composto comando−composto (si veda Comandi composti sopra). Questo comando è usualmente una lista di comandi fra { e }, ma potrebbe essere qualsiasi comando elencato in precedenza, sotto Comandi composti. comando−composto è eseguito ogni volta che nome è specificato come nome di un comando semplice. Ogni ridirezione (si veda RIDIREZIONE più avanti) specificata quando una funzione è definita viene effettuata quando quella funzione viene eseguita. Lo stato d’uscita di una definizione di funzione è 0 tranne quando si verifica un errore di sintassi o una funzione in sola lettura con lo stesso nome è già esistente. Quando eseguita, lo stato d’uscita di una funzione è lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito nel corpo. (Si veda FUNZIONI più avanti).

COMMENTI

In una shell non interattiva, o in una shell interattiva in cui l’opzione interactive_comments del comando incorporato shopt è abilitata (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti), una parola che inizia con # fa sì che la parola e tutti i rimanenti caratteri di quella riga siano ignorati. Una shell interattiva senza l’opzione interactive_comments abilitata non permette i commenti. L’opzione interactive_comments è attiva in modo predefinito nelle shell interattive.

QUOTATURA

La Quotatura è usata per togliere il significato speciale, per la shell, di certi caratteri o parole. La quotatura può essere usata per disabilitare il trattamento speciale per i caratteri speciali, per impedire che le parole riservate siano riconosciute come tali, e per prevenire l’espansione di parametro.

Ciascuno dei metacaratteri elencati prima sotto DEFINIZIONI ha un significato speciale per la shell e deve essere quotato se esso deve rappresentare se stesso.

Quando vengono usati i servizi per l’espansione della cronologia dei comandi (si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti), il carattere di espansione della cronologia, in genere !, dev’essere quotato per prevenire l’espansione della cronologia.

Vi sono tre meccanismi di quotatura: caratteri di protezione (escape), apostrofi e virgolette.

Una barra inversa (\) non quotata è il carattere di protezione. Esso attribuisce il valore letterale al successivo carattere, con l’eccezione di <newline>. Se vi è una coppia \<newline> , e la barra inversa non è quotata, il \<newline> è trattato come una continuazione di riga (cioè, è rimosso dal flusso di input e viene realmente ignorato).

Racchiudendo dei caratteri in apostrofi si conserva il valore letterale di ogni carattere all’interno degli apostrofi. Un apostrofo non può essere inserito tra apostrofi, nemmeno preceduto da una barra inversa.

Racchiudere caratteri tra virgolette conserva il valore letterale di tutti i caratteri all’interno, con le eccezioni di $, `, \, e, quando l’espansione della cronologia è abilitata, !. I caratteri $ e ` conservano il loro significato speciale anche tra virgolette. La barra inversa mantiene il suo significato speciale solo quando seguito da uno dei seguenti caratteri: $, `, ", \, o <newline>. Le virgolette possono essere contenute in una stringa fra virgolette facendole precedere da una barra inversa. Se abilitata, l’espansione della cronologia viene effettuata a meno che un ! tra virgolette non venga protetto da una barra inversa. La barra inversa che precede il ! non viene rimossa.

I parametri speciali * e @ hanno un significato speciale quando sono tra virgolette (si veda PARAMETRI più avanti).

Parole della forma $'stringa' sono trattate in modo speciale. La parola espande in stringa, coi caratteri protetti da una barra inversa sostituiti come specificato dallo standard ANSI C. Le sequenze di protezione tramite la barra inversa, se presenti, sono decodificate come segue:

\a

avviso (segnale acustico)

\b

backspace

\e

\E

un carattere di escape

\f

salto pagina

\n

codice di fine riga (newline)

\r

carriage return

\t

tabulazione orizzontale

\v

tabulazione verticale

\\

barra inversa

\'

apostrofo

\"

virgolette

\nnn

il carattere a otto bit il cui valore è il valore ottale nnn (da una a tre cifre)

\xHH

il carattere a otto bit il cui valore è il valore esadecimale HH (una o due cifre esadecimali)

\uHHHH

il carattere Unicode (ISO/IEC 10646) il cui valore è il valore esadecimale HHHH (da una a quattro cifre esadecimali)

\UHHHHHHHH

il carattere Unicode (ISO/IEC 10646) il cui valore è il valore esadecimale HHHHHHHH (da una a otto cifre esadecimali)

\cx

un carattere control−x

Il risultato espanso è racchiuso fra apostrofi come se il segno del dollaro non fosse presente.

Una stringa fra virgolette preceduta dal segno del dollaro ($"stringa") causa la traduzione della stringa conformemente alla localizzazione corrente. Se la localizzazione corrente è C o POSIX, il segno del dollaro viene ignorato. Se la stringa è tradotta e sostituita, la sostituzione è fra virgolette.

PARAMETRI

Un parametro è una entità che contiene valori. Può essere un nome, un numero o uno dei caratteri speciali elencati più avanti sotto Parametri speciali. Una variabile è un parametro indicato da un nome. Una variabile ha un valore e zero o più attributi. Gli attributi sono assegnati utilizzando il comando incorporato declare (si veda declare più avanti in COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL).

Un parametro è impostato se a esso è stato assegnato un valore. La stringa nulla è un valore valido. Una volta che una variabile è impostata, essa può essere rimossa solo usando il comando incorporato unset (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Una variabile può essere assegnata da una istruzione della forma

nome=[valore]

Se valore è omesso, alla variabile è assegnata la stringa nulla. Tutti i valori sono sottoposti a espansione della tilde, espansione di parametro e variabile, sostituzione di comando, espansione aritmetica e rimozione dei caratteri di quotatura (si veda ESPANSIONE più avanti). Se la variabile ha il suo attributo integer impostato, allora valore è valutato come un’espressione aritmetica anche se l’espansione del $((...)) non è utilizzata (si veda Espansione aritmetica più avanti). La suddivisione in parole non è effettuata, con l’eccezione di "$@" come spiegato più avanti sotto Parametri speciali. L’espansione di percorso non è effettuata. Le istruzioni di assegnamento possono anche apparire come argomenti per i comandi incorporati alias, declare, typeset, export, readonly e local.

Nel contesto in cui un’istruzione di assegnamento sta assegnando un valore a una variabile di shell o a un indice di array, l’operatore += può essere usato per accodare o aggiungere al precedente valore della variabile. Quando += è applicato a una variabile per la quale l’attributo integer è stato impostato, valore è valutato come un’espressione aritmetica e aggiunto al valore corrente della variabile, che è a sua volta valutata. Quando += è applicato a una variabile array usando assegnamenti composti (si veda Array più avanti), il valore della variabile non è rimosso (com’è quando si usa =), e nuovi valori sono aggiunti alla fine dell’array iniziando dal massimo indice di array aumentato di uno (per array indicizzati) o aggiunti come coppie supplementari di valore−chiave in un array associativo. Quando applicata a una variabile valutata come stringa, valore è espanso e accodato al valore della variabile.

Parametri posizionali
Un parametro posizionale è un parametro il cui nome è indicato da una o più cifre, diverse dalla singola cifra 0. I parametri posizionali sono assegnati dagli argomenti della shell quando questa è invocata, e possono essere riassegnati usando il comando incorporato set. I parametri posizionali non possono essere assegnati con istruzioni di assegnamento. I parametri posizionali sono temporaneamente sostituiti quando è eseguita una funzione di shell (si veda FUNZIONI più avanti).

Quando si espande un parametro posizionale composto da più di una sola cifra, esso deve essere racchiuso tra parentesi graffe (si veda ESPANSIONE più avanti).

Parametri speciali
La shell tratta molti parametri in modo speciale. Questi parametri possono solo essere referenziati; la loro modifica non è permessa.

*

Si espande nei parametri posizionali, a partire dal primo. Quando l’espansione avviene tra virgolette, si espande in una singola parola contenente il valore di ciascun parametro separato dagli altri dal primo carattere della variabile speciale IFS. Cioè, ’’$*’’ è equivalente a ’’$1c$2c...’’, dove c è il primo carattere del valore della variabile IFS. Se IFS viene annullata, i parametri sono separati da spazi. Se IFS è nulla, i parametri sono uniti senza alcun separatore.

@

Si espande nei parametri posizionali, a partire dal primo. Quando l’espansione avviene tra virgolette, ogni parametro si espande in una parola separata. Cioè, "$@" è equivalente a "$1" "$2" ... Se l’espansione fra virgolette avviene all’interno di una parola, l’espansione del primo parametro è unita con la parte iniziale della parola originale, e l’espansione dell’ultimo parametro è unita con la parte finale della parola originale. Quando non vi è alcun parametro posizionale, "$@" e $@ si espandono come stringa nulla (cioè, sono rimossi).

#

Si espande nel numero di parametri posizionali espresso come numero decimale.

?

Si espande nello stato di uscita della pipeline eseguita più recentemente senza rilasciare il controllo del terminale.

Si espande nei flag di opzione correnti come specificato in base alla chiamata, dal comando incorporato set, o in quelli impostati dalla shell stessa (come l’opzione −i).

$

Si espande nell’ID di processo della shell. In una subshell (), si espande nell’ID di processo della shell corrente, non in quello della subshell.

!

Si espande nell’ID di processo del comando in background (asincrono) più recentemente eseguito.

0

Si espande nel nome della shell o script di shell. Questo è impostato alla inizializzazione della shell. Se bash è chiamata con un file di comandi, $0 è impostato al nome di quel file. Se bash è avviata con l’opzione −c, allora $0 è impostato al primo argomento dopo la stringa che deve essere eseguita, se presente. Altrimenti, è impostato al percorso usato per chiamare bash, come dato dall’argomento zero.

_

All’avvio della shell, impostato al nome di percorso assoluto usato per invocare la shell o lo script di shell che è eseguito come passato nell’ambiente o nella lista di argomenti. Successivamente, si espande nell’ultimo argomento del precedente comando, dopo l’espansione. È anche impostato al nome completo usato per invocare ogni comando eseguito e messo nell’ambiente esportato verso quel comando. Mentre si controlla la posta, questo parametro contiene il nome del file del messaggio attualmente in esame.

Variabili di shell
Le seguenti variabili sono impostate dalla shell:

BASH

Si espande al nome completo usato per chiamare questa istanza di bash.

BASHOPTS

Una lista di opzioni di shell abilitate separate da un due punti. Ogni parola della lista è un argomento valido per l’opzione −s del comando incorporato shopt (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Le opzioni che appaiono in BASHOPTS sono quelle contrassegnate come on da shopt. Se questa variabile è nell’ambiente quando bash viene avviato, ogni opzione di shell nella lista sarà abilitata prima della lettura di qualsiasi file di avvio. Questa variabile è di sola lettura.

BASHPID

Espande all’ID del processo dell’attuale bash. In determinate circostanze, ciò differisce da $$, come nel caso di subshell che non richiedono che bash sia reinizializzato.

BASH_ALIASES

Una variabile array associativa i cui elementi corrispondono alla lista interna di alias come conservati dal comando incorporato alias. Gli elementi aggiunti a questo array appaiono nella lista degli alias; togliendo elementi all’array, gli alias verranno rimossi dalla lista.

BASH_ARGC

Una variabile array i cui valori sono il numero di parametri in ogni frame del corrente stack delle chiamate di esecuzione di bash. Il numero di parametri della subroutine corrente (funzione di shell o script eseguito con . o source) è in cima allo stack. Quando viene eseguita una subroutine, il numero di parametri passati è messo in cima a BASH_ARGC. La shell imposta BASH_ARGC solo quando è in modalità estesa di debugging (si veda la descrizione dell’opzione extdebug per il comando incorporato shopt più avanti)

BASH_ARGV

Una variabile array contenente tutti i parametri nel corrente stack delle chiamate di esecuzione di bash. Il parametro finale dell’ultima chiamata di subroutine è in cima allo stack; il primo parametro della chiamata iniziale è in fondo. Quando una subroutine viene eseguita, i parametri forniti sono messi in cima a BASH_ARGV. La shell imposta BASH_ARGV solo quando è in modalità estesa di debugging (si veda la descrizione dell’opzione extdebug al comando incorporato shopt più avanti)

BASH_CMDS

Un variabile array associativa i cui elementi corrispondono alla tabella hash interna di comandi come memorizzati dal comando incorporato hash. Gli elementi aggiunti a questo array appaiono nella tabella hash; togliendo elementi all’array i comandi saranno rimossi dalla tabella hash.

BASH_COMMAND

Il comando attualmente in esecuzione o in procinto di essere eseguito, a meno che la shell non stia eseguendo un comando come risultato di un’intercettazione di segnale (trap), nel qual caso è il comando in esecuzione al momento dell’intercettazione.

BASH_EXECUTION_STRING

L’argomento per il comando all’invocazione dell’opzione −c.

BASH_LINENO

Una variabile array i cui elementi sono i numeri di riga nei file di origine dove ogni elemento corrispondente di FUNCNAME è stato chiamato. ${BASH_LINENO[$i]} è il numero di riga nel file di origine (${BASH_SOURCE[$i+1]}) dove ${FUNCNAME[$i]} è stato chiamato (o ${BASH_LINENO[$i-1]} se referenziato all’interno di un’altra funzione di shell). Usare LINENO per ottenere il numero di riga corrente.

BASH_REMATCH

Una variabile array i cui elementi sono assegnati dall’operatore binario =~ al comando condizionale [[. L’elemento con indice 0 è la porzione della stringa che corrisponde all’intera espressione regolare. L’elemento con indice n è la porzione della stringa che corrisponde alla n−sima sott-espressione fra parentesi. La variabile è in sola lettura.

BASH_SOURCE

Una variabile array i cui elementi sono i nomi dei file dove sono definiti i nomi delle corrispondenti funzioni di shell nella variabile FUNCNAME. La funzione di shell ${FUNCNAME[$i]} è definita nel file ${BASH_SOURCE[$i]} ed è chiamata da ${BASH_SOURCE[$i+1]}.

BASH_SUBSHELL

Incrementato di uno ogni volta che una subshell o un ambiente di subshell è stato creato dalla shell originale. Il valore iniziale è 0.

BASH_VERSINFO

Una variabile array in sola lettura i cui elementi danno informazioni sulla versione di quest’istanza di bash. I valori assegnati ai membri dell’array sono come segue:

BASH_VERSINFO[0]

Il numero di versione principale(la release).

BASH_VERSINFO[1]

Il numero di versione secondario (la versione).

BASH_VERSINFO[2]

Il livello di aggiornamento tramite patch.

BASH_VERSINFO[3]

La versione di compilazione.

BASH_VERSINFO[4]

Lo stato della release (ad es., beta1).

BASH_VERSINFO[5]

Il valore di MACHTYPE.

BASH_VERSION

Si espande in una stringa che descrive la versione di questa istanza di bash.

COMP_CWORD

Un indice in ${COMP_WORDS} della parola contenente la posizione corrente del cursore. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell invocate dalle risorse di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).

COMP_KEY

Il tasto (o il tasto finale di una sequenza) usato per invocare la funzione di completamento corrente.

COMP_LINE

La riga di comando corrente. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell e nei comandi esterni invocati dai servizi di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).

COMP_POINT

L’indice della posizione corrente del cursore relativa all’inizio del comando corrente. Se la posizione corrente del cursore è alla fine del comando corrente, il valore di questa variabile è uguale a ${#COMP_LINE}. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell e comandi esterni invocati dai servizi di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).

COMP_TYPE

Impostata a un valore intero corrispondente al tipo di completamento tentato che ha causato la chiamata di una funzione di completamento: TAB, per il completamento normale, ?, per l’elenco dei completamenti dopo tabulazioni successive, !, per l’elenco delle alternative di completamento di una parte di parola, @, per elencare i completamenti se la parola non ha subito modifiche, o %, per il menù del completamento. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell e nei comandi esterni invocati dai servizi di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).

COMP_WORDBREAKS

L’insieme dei caratteri che la libreria readline tratta come separatori di parola nell’effettuare il completamento di parola. Se COMP_WORDBREAKS viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

COMP_WORDS

Una variabile array (si veda Array più avanti) che è composta dalle singole parole nella riga di comando corrente. La riga è divisa in parole come readline la dividerebbe usando COMP_WORDBREAKS come descritto precedentemente. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell e comandi esterni invocati dai servizi di completamento programmabile (si veda Programmable Completion più avanti).

COPROC

Una variabile array (si veda Array più avanti) creata per contenere i descrittori di file di uscita e di entrata di un coprocesso senza nome (si veda Coprocessi più avanti).

DIRSTACK

Una variabile array (si veda Array più avanti) che contiene il contenuto corrente dello stack delle directory. Le directory appaiono nello stack nell’ordine in cui sono mostrate dal comando incorporato dirs. L’assegnamento agli elementi di questa variabile array può essere usato per modificare le directory già nello stack, ma i comandi incorporati pushd e popd devono essere usati per aggiungere e rimuovere directory. L’assegnamento a questa variabile non cambia la directory corrente. Se DIRSTACK viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

EUID

Espande all’ID−utente effettivo dell’utente corrente, inizializzata all’avvio della shell. Questa variabile è in sola lettura.

FUNCNAME

Una variabile array contenente i nomi di tutte le funzioni di shell attualmente nello stack delle chiamate di esecuzione. L’elemento con indice 0 è il nome della funzione di shell attualmente in esecuzione. L’elemento più in basso di tutti (quello con l’indice più alto) è "main". Questa variabile esiste solo quando è in esecuzione una funzione di shell. Assegnamenti a FUNCNAME non hanno alcun effetto e ritornano uno stato di errore. Se FUNCNAME viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

Questa variabile può essere usata con BASH_LINENO e BASH_SOURCE. Ogni elemento di FUNCNAME ha elementi corrispondenti in BASH_LINENO e BASH_SOURCE per descrivere lo stack delle chiamate. Per esempio, ${FUNCNAME[$i]} è stato chiamato dal file ${BASH_SOURCE[$i+1]} al numero di riga ${BASH_LINENO[$i]}. Il comando incorporato caller visualizza lo stack delle chiamate corrente usando questa informazione.

GROUPS

Una variabile array contenente l’elenco dei gruppi dei quali è membro l’utente corrente. Assegnamenti a GROUPS non hanno alcun effetto e ritornano uno stato di errore. Se GROUPS viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

HISTCMD

Il numero di cronologia, o indice nella lista della cronologia, del comando corrente. Se HISTCMD viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

HOSTNAME

Automaticamente impostata al nome dell’host corrente.

HOSTTYPE

Automaticamente impostata a una stringa che univocamente descrive il tipo di macchina su cui bash è in esecuzione. Il valore predefinito è dipendente dal sistema.

LINENO

Ogni volta che questo parametro è referenziato, la shell gli assegna un numero decimale che rappresenta il numero di sequenza della riga corrente (partendo da 1) all’interno di uno script o funzione. Quando non in uno script o funzione, non è garantito che il valore restituito sia significativo. Se LINENO viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

MACHTYPE

Automaticamente impostata a una stringa che descrive completamente il tipo di sistema sul quale bash è in esecuzione, nel formato standard GNU cpu−company−system. Il valore predefinito è dipendente dal sistema.

MAPFILE

Una variabile array (si veda Array più avanti) creata per contenere il testo letto dal comando incorporato mapfile quando non viene fornito un nome di variabile.

OLDPWD

La precedente directory di lavoro come impostata dal comando cd.

OPTARG

Il valore dell’ultimo argomento opzione elaborato dal comando incorporato getopts (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

OPTIND

L’indice del prossimo argomento che dev’essere elaborato dal comando incorporato getopts (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

OSTYPE

Automaticamente impostata a una stringa che descrive il sistema operativo su cui bash è in esecuzione. Il valore predefinito è dipendente dal sistema.

PIPESTATUS

Una variabile array (si veda Array più avanti) contenente un elenco di valori di stato d’uscita dai processi nelle pipeline eseguite più recentemente in primo piano [cioè senza rilasciare il controllo del terminale] (può contenere anche un solo comando).

PPID

L’ID di processo del genitore della shell. Questa variabile è in sola lettura.

PWD

La directory di lavoro corrente come impostata dal comando cd.

RANDOM

Ogni volta che questo parametro è referenziato, viene generato un numero intero casuale fra 0 e 32767. La sequenza di numeri casuali può essere inizializzata assegnando un valore a RANDOM. Se RANDOM viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

READLINE_LINE

Il contenuto del buffer di riga readline per l’uso con "bind -x" (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

READLINE_POINT

La posizione del punto di inserzione nel buffer di riga readline per l’uso con "bind -x" (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

REPLY

Impostata alla riga di input letta dal comando incorporato read quando nessun argomento è specificato.

SECONDS

Ogni volta che questo parametro è referenziato, viene restituito il numero di secondi trascorsi dalla chiamata della shell. Se un valore è assegnato a SECONDS, il valore restituito in base ai riferimenti successivi è il numero di secondi trascorsi dall’assegnamento più il valore assegnato. Se SECONDS viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

SHELLOPTS

Una lista, separata da due punti, di opzioni di shell abilitate. Ogni parola nella lista è un argomento valido per l’opzione −o al comando incorporato set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Le opzioni che appaiono in SHELLOPTS sono quelle indicate come on da set −o. Se questa variabile è nell’ambiente quando bash viene avviata, ogni opzione di shell nella lista viene abilitata prima di leggere un qualsiasi file di avvio. Questa variabile è in sola lettura.

SHLVL

È incrementato di uno ogni volta che una istanza di bash viene avviata.

UID

Si espande all’ID−utente dell’utente corrente, inizializzato all’avvio della shell. Questa variabile è in sola lettura.

Le seguenti variabili sono usate dalla shell. In alcuni casi, bash assegna un valore predefinito a una variabile; questi casi sono elencati più avanti.
BASH_ENV

Se questo parametro è impostato quando bash sta eseguendo uno script di shell, il suo valore è interpretato come un nome di file contenente comandi per inizializzare la shell, come in ~/.bashrc. Il valore di BASH_ENV è soggetto a espansione di parametro, sostituzione di comando ed espansione aritmetica prima di essere interpretato come un nome di file. PATH non è usato per cercare il nome di file risultante.

BASH_XTRACEFD

Se impostata a un valore intero corrispondente a un descrittore di file valido, bash scriverà l’output della traccia generata quando set -x è abilitato a quel descrittore di file. Il descrittore di file viene chiuso quando BASH_XTRACEFD non è impostata o le viene assegnato un nuovo valore. Annullando BASH_XTRACEFD o assegnandole una stringa vuota l’output della traccia verrà inviato allo standard error. Da notare che impostando BASH_XTRACEFD a 2 (il descrittore di file dello standard error) e, successivamente, azzerandola il risultato sarà la chiusura dello standard error.

CDPATH

Il percorso di ricerca per il comando cd. Questo è un elenco di directory, separate da due punti, nelle quali la shell cerca le directory di destinazione specificate dal comando cd. Un valore di esempio è ".:~:/usr".

COLUMNS

Usato dal comando composto select per determinare il numero di colonne del terminale nella stampa delle liste di selezione. Automaticamente re−impostata al ricevimento di un segnale SIGWINCH.

COMPREPLY

Una variabile array dalla quale bash legge i possibili completamenti generati da una funzione di shell invocata dal servizio di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).

EMACS

Se bash trova questa variabile d’ambiente alla partenza della shell col valore "t", presume che la shell sia in esecuzione in un buffer di shell Emacs e disabilita la modifica della riga.

ENV

Simile a BASH_ENV; usata quando la shell viene invocata in modalità POSIX.

FCEDIT

L’editor predefinito per il comando incorporato fc.

FIGNORE

Una lista di suffissi, separati da due punti, da ignorare quando si effettua il completamento del nome di file (si veda READLINE più avanti). Un nome di file il cui suffisso corrisponde a una delle voci in FIGNORE è escluso dalla lista dei nomi di file individuati. Un valore di esempio è ".o:~".

FUNCNEST

Se impostato a un valore numerico maggiore di 0, definisce un livello massimo di nidificazione per una funzione. Invocazioni di funzione eccedenti questo livello provocheranno l’interruzione del comando corrente.

GLOBIGNORE

Una lista di modelli, separati da due punti, che definiscono l’insieme dei nomi di file che l’espansione del nome di percorso deve ignorare. Se un nome di file individuato da un modello di espansione del percorso corrisponde anche a uno dei modelli in GLOBIGNORE, viene rimosso dalla lista dei nomi da individuare.

HISTCONTROL

Una lista di valori, separati da due punti, che controllano come i comandi vengono salvati nell’elenco della cronologia. Se la lista di valori include ignorespace, le righe che iniziano con un carattere di spazio non vengono salvate nell’elenco della cronologia. Un valore di ignoredups fa sì che non venga salvata ogni riga uguale all’elemento precedente della cronologia. Un valore di ignoreboth è la combinazione di ignorespace e ignoredups. Un valore di erasedups fa sì che tutte le righe uguali alla riga corrente vengano rimosse dall’elenco della cronologia prima che la riga venga salvata. Qualsiasi valore che non è nella lista di cui sopra è ignorato. Se HISTCONTROL non è impostato o non include un valore valido, tutte le righe lette dall’analizzatore sintattico della shell sono salvate nell’elenco della cronologia, a meno che non sia stato specificato HISTIGNORE. La seconda riga e le successive di un comando composto multiriga non vengono controllate, e sono aggiunte alla cronologia indipendentemente dal valore di HISTCONTROL.

HISTFILE

Il nome del file nel quale è salvata la cronologia dei comandi (si veda CRONOLOGIA più avanti). Il valore predeterminato è ~/.bash_history. Se è annullato la cronologia dei comandi non è salvata al termine di una shell interattiva.

HISTFILESIZE

Il numero massimo di righe contenute nel file della cronologia. Quando a questa variabile è assegnato un valore, il file della cronologia è accorciato, se necessario, rimuovendo le voci più vecchie, per contenere non più di quel numero di righe. Il valore predefinito è 500. Il file della cronologia è inoltre troncato a questa dimensione dopo la scrittura al termine di una shell interattiva.

HISTIGNORE

Una lista di modelli separati da due punti usata per decidere quali righe di comando devono essere salvate nell’elenco della cronologia. Ogni modello comincia all’inizio della riga e deve corrispondere alla riga completa (nessun ’*’ implicito è aggiunto). Ogni modello è confrontato con la riga dopo che i controlli specificati da HISTCONTROL sono stati applicati. In aggiunta ai normali modelli di shell che confrontano caratteri, ’&’ designa la linea precedente della cronologia. ’&’ può essere protetto usando una barra inversa; la barra inversa è rimossa prima di eseguire un confronto. La seconda riga e le successive di un comando composto multiriga non vengono controllate, e sono aggiunte alla cronologia indipendentemente dal valore di HISTIGNORE.

HISTSIZE

Il numero di comandi da memorizzare nella cronologia dei comandi (si veda CRONOLOGIA più avanti). Il valore predefinito è 500.

HISTTIMEFORMAT

Se questa variabile è impostata e non nulla, il suo valore è usato come stringa di formato per strftime(3) per stampare la marcatura oraria associata a ogni voce della cronologia mostrata dal comando incorporato history. Se questa variabile è impostata, data e ora verranno scritte nel file della cronologia in modo da essere disponibili anche in successive sessioni della shell. Per distinguere la marcatura oraria dalle altre righe della cronologia viene usato il carattere di commento.

HOME

La home directory dell’utente corrente; l’argomento predefinito per il comando incorporato cd. Il valore di questa variabile è anche usata quando si effettua l’espansione della tilde.

HOSTFILE

Contiene il nome di un file nello stesso formato di /etc/hosts che dovrà essere letto quando la shell ha bisogno di completare un nome di host. La lista dei possibili completamenti di nome di host può essere cambiata mentre la shell è in esecuzione; alla prossima occasione in cui si tenta il completamento del nome di host dopo che è cambiato il valore, bash aggiunge il contenuto del nuovo file alla lista esistente. Se HOSTFILE è impostato ma non ha alcun valore, o non contiene il nome di un file leggibile, bash tenta di leggere /etc/hosts per ottenere la lista dei possibili completamenti del nome di host. Quando HOSTFILE viene annullato, la lista dei nomi di host viene pure annullata.

IFS

L’Internal Field Separator (separatore di campo interno) è usato per la suddivisione in parole dopo l’espansione e per dividere le righe in parole quando si esegue il comando incorporato read. Il valore predefinito è ’’<space><tab><newline>’’.

IGNOREEOF

Controlla l’azione della shell al ricevimento di un carattere EOF come unico contenuto di una riga di input. Se impostato, il valore è il numero di caratteri EOF consecutivi da battere come primo carattere su una riga di input prima che bash esca. Se la variabile esiste ma non ha un valore numerico, o non ha alcun valore, il valore predefinito è 10. Se non esiste, EOF indica la fine dell’input per la shell.

INPUTRC

Il nome di file per il file di avvio di readline che prevale sul valore predefinito che è ~/.inputrc (si veda READLINE più avanti).

LANG

Usata per determinare la categoria di localizzazione per qualsiasi categoria non specificatamente indicata da una delle variabili che iniziano con LC_.

LC_ALL

Questa variabile prevale sul valore di LANG e su qualsiasi altra variabile LC_ che specifichi una categoria di localizzazione.

LC_COLLATE

Questa variabile determina l’ordine di collazione usato quando vengono ordinati i risultati dell’espansione di nome di percorso, e determina il comportamento di espressioni di intervallo, classi di equivalenza e sequenze di ordinamento all’interno dell’espansione di nome di percorso e della corrispondenza tra stringhe.

LC_CTYPE

Questa variabile determina l’interpretazione di caratteri e il comportamento di classi di caratteri all’interno dell’espansione di nome di percorso e della corrispondenza tra stringhe.

LC_MESSAGES

Questa variabile determina la localizzazione usata per tradurre stringhe tra virgolette precedute da un $.

LC_NUMERIC

Questa variabile determina la categoria di localizzazione usata per la formattazione dei numeri.

LINES

Usato dal comando composto select per determinare il numero di linee del terminale nella stampa delle liste di selezione. Automaticamente re−impostata al ricevimento di un segnale SIGWINCH.

MAIL

Se questo parametro è impostato a un nome di file o di directory e la variabile MAILPATH non è impostata, bash informa l’utente dell’arrivo di posta nel file specificato o nella directory del formato Maildir.

MAILCHECK

Specifica la frequenza (in secondi) con cui bash controlla la posta. Il valore predefinito è 60 secondi. Quando è il momento di controllare la posta, la shell lo fa prima di mostrare il prompt primario. Se questa variabile non è impostata, o è impostata a un valore che non sia un numero maggiore o uguale a zero, la shell disabilita il controllo della posta.

MAILPATH

Una lista di nomi di file separati da due punti, da usare per il controllo della posta. Il messaggio che deve essere stampato all’arrivo dei messaggi in un particolare file può essere specificato separando il nome del file dal messaggio con un ’?’. Quando viene usato nel testo del messaggio $_ è espanso al nome del file di posta corrente. Per esempio:
MAILPATH
='/var/mail/bfox?"You have mail":~/shell−mail?"$_ has mail!"'
Bash
fornisce un valore predefinito per questa variabile, ma il posizionamento dei file di posta degli utenti utilizzato è dipendente dal sistema (per esempio, /var/mail/$USER).

OPTERR

Se impostato al valore 1, bash mostra i messaggi di errore generati dal comando incorporato getopts (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). OPTERR è inizializzato ad 1 ogni volta che viene invocata la shell o viene eseguito uno script di shell.

PATH

Il percorso di ricerca dei comandi. È un elenco di directory separate da due punti, nelle quali la shell cerca i comandi (si veda ESECUZIONE DEI COMANDI più avanti). Un nome di directory di lunghezza zero (nulla) nel valore di PATH indica la directory corrente. Un nome di directory nullo può apparire come una serie di due punti adiacenti, o come due punti all’inizio o alla fine. Il percorso predefinito è dipendente dal sistema ed è impostato dall’amministratore che installa bash. Un valore frequente è ’’/usr/gnu/bin:/usr/local/bin:/usr/ucb:/bin:/usr/bin’’.

POSIXLY_CORRECT

Se questa variabile è presente nell’ambiente quando viene avviata bash, la shell entra in modalità posix prima di leggere i file di avvio, come se l’opzione di invocazione −−posix fosse stata specificata. Se è impostata mentre la shell è in esecuzione, bash abilita la modalità posix, come se il comando set −o posix fosse stato eseguito.

PROMPT_COMMAND

Se impostato, il valore è eseguito ogni volta come un comando prima di scrivere il prompt primario.

PROMPT_DIRTRIM

Se impostata a un numero maggiore di zero, il valore è usato come il numero di componenti della directory finale da conservare quando si espandono i caratteri protetti della stringa di prompt \w e \W (si veda PROMPTING più avanti). I caratteri rimossi sono sostituiti da un’ellissi.

PS1

Il valore di questo parametro è espanso (si veda STRINGHE DI PROMPT più avanti) e usato come stringa del prompt primario. Il valore predefinito è’’\s−\v\$ ’’.

PS2

Il valore di questo parametro è espanso allo stesso modo di PS1 ed è usato come stringa di prompt secondario. Il valore predefinito è ’’> ’’.

PS3

Il valore di questo parametro è usato come prompt per il comando select (si veda GRAMMATICA DELLA SHELL sopra).

PS4

Il valore di questo parametro è espanso allo stesso modo di PS1 ed il valore è stampato prima di ogni comando che bash mostra durante un trace di esecuzione. Il primo carattere di PS4 è replicato tante volte, quanto necessario, per indicare livelli multipli di indirezione. Il valore predefinito è ’’+ ’’.

SHELL

In questa variabile d’ambiente è contenuto il percorso completo della shell. Se non è impostata quando la shell viene avviata, bash le assegna il percorso completo della shell di login dell’utente corrente.

TIMEFORMAT

Il valore di questo parametro è usato come stringa di formato per specificare come dovrà essere mostrata l’informazione su data e ora per pipeline aventi come prefisso la parola riservata time Il carattere % introduce una sequenza di formattazione che è espansa a un valore di data e ora o ad altre informazioni. Le sequenze di formattazione e il loro significato sono i seguenti; le parentesi quadre denotano parti opzionali.

%%

Una % letterale.

%[p][l]R

Il tempo trascorso in secondi.

%[p][l]U

Il numero di secondi di utilizzo della CPU in modalità utente.

%[p][l]S

Il numero di secondi di utilizzo della CPU in modalità sistema.

%P

La percentuale di utilizzo della CPU, calcolata come (%U + %S) / %R.

La parte opzionale p è una cifra che specifica la precisione, il numero di cifre frazionali dopo il separatore decimale. Un valore pari a 0 fa sì che nessun separatore decimale o frazione venga inserito nell’output. Possono essere specificate al massimo tre posizioni dopo il separatore decimale; valori di p maggiori di 3 sono cambiati a 3. Se p non è specificato è utilizzato il valore 3.

La parte opzionale l specifica un formato più lungo, inclusi i minuti, nella forma MMmSS.FFs. Il valore di p determina se la frazione è inclusa o meno.

Se questa variabile non è impostata, bash agisce come se avesse il valore $'\nreal\t%3lR\nuser\t%3lU\nsys%3lS'. Se il valore è nullo, non viene mostrata alcuna informazione di tempo. Una newline finale è aggiunta quando la stringa di formato è visualizzata.

TMOUT

Se impostato a un valore maggiore di zero, TMOUT è trattato come il tempo limite (timeout) predefinito per il comando incorporato read. Il comando select viene terminato se non riceve input dopo TMOUT secondi quando l’input proviene da un terminale. In una shell interattiva il valore è interpretato come il numero di secondi di attesa per l’input dopo l’emissione del prompt primario. Se l’input non arriva Bash termina dopo aver aspettato per quel numero di secondi.

TMPDIR

Se impostato, bash usa il suo valore come nome della directory nella quale bash crea file temporanei a uso della shell.

auto_resume

Questa variabile controlla il modo con cui la shell interagisce con l’utente e con il job−control. Se questa variabile è impostata, dei comandi semplici composti da una sola parola senza ridirezioni sono considerati come candidati per la ripresa di un job in esecuzione che sia stato sospeso. Non è possibile alcuna ambiguità; se vi è più di un job che comincia con la stringa digitata, è scelto il job su cui si è effettuato l’accesso più recentemente. Il nome di un job sospeso, in questo contesto, è la riga di comando usata per avviarlo. Se impostato al valore exact, la stringa fornita deve essere esattamente uguale al nome di un job fermo; se impostato a substring, la stringa fornita deve combaciare con una sottostringa del nome di un job sospeso. Il valore substring fornisce funzionalità analoghe all’identificatore del job %? (si veda JOB CONTROLi più avanti). Se impostato a qualsiasi altro valore, la stringa fornita deve essere un prefisso del nome di un job sospeso; questo consente funzionalità analoghe all’identificatore di job %string

histchars

Sono i due o tre caratteri che controllano l’espansione della cronologia e la suddivisione in token (si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti). Il primo carattere è il carattere di espansione della cronologia, il carattere che segnala l’inizio di una espansione della cronologia, normalmente ’!’. Il secondo carattere è il carattere di sostituzione rapida, che è usato come scorciatoia per rieseguire il comando precedentemente inserito, sostituendo una stringa con un’altra nel comando. Il valore predefinito è ’^’. Il terzo carattere, opzionale, è il carattere che indica che il resto della riga è un commento, quando è trovato come primo carattere di una parola, normalmente ’#’. Il carattere di commento della cronologia fa sì che la sostituzione della cronologia venga saltata per le rimanenti parole sulla riga. Esso non fa necessariamente sì che l’analizzatore della shell tratti il resto della riga come un commento.

Array
Bash
fornisce variabili array monodimensionali indicizzate e associative. Ogni variabile può essere usata come un array indicizzato; il comando incorporato declare dichiara esplicitamente un array. Non c’è un limite massimo per la dimensione di un array, né alcuna richiesta che gli elementi siano indicizzati o assegnati in modo contiguo. Gli array indicizzati sono referenziati usando numeri interi (incluse le espressioni aritmetiche) e cominciano con l’indice zero. Gli array associativi sono referenziati utilizzando stringhe arbitrarie.

Un array indicizzato è creato automaticamente se gli è assegnata una qualsiasi variabile usando la sintassi nome[deponente]=valore. Il deponente (indice dell’array) è trattato come un’espressione aritmetica che deve risultare un numero. Se deponente è un numero minore di zero, viene usato come scostamento dall’indice massimo dell’array aumentato di uno (cosicché un deponenete di -1 corrisponde all’ultimo elemento dell’array). Per dichiarare esplicitamente un array indicizzato, usare declare −a nome (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). È anche accettato declare −a nome[deponente]; il deponente viene ignorato.

Array associativi sono creati usando declare −A name.

Per una variabile array possono essere specificati degli attributi utilizzando i comandi incorporati declare e readonly. Ogni attributo si applica a tutti gli elementi di un array.

Agli elementi dell’array vengono assegnati valori usando assegnamenti composti della forma nome=(valore1 ... valoren), dove ogni valore è della forma [deponente]=stringa. Le assegnazioni di array indicizzati non richiedono le parentesi e i deponente. Quando si fanno assegnamenti ad array indicizzati, se vengono fornite le parentesi opzionali e il deponente, l’elemento viene assegnato a quell’indice; altrimenti l’indice dell’elemento assegnato è l’ultimo indice già utilizzato aumentato di uno. L’indicizzazione parte da zero.

Quando si fanno assegnamenti a un array associativo il deponente è richiesto.

Questa sintassi è accettata anche dal comando incorporato declare. Elementi singoli di un array possono essere assegnati con la sintassi nome[deponente]=valore introdotta più sopra.

Qualsiasi elemento di un array può essere referenziato con ${nome[deponente]}. Le parentesi sono richieste per evitare conflitti con l’espansione di percorso. Se deponente è @ o *, la parola espande a tutti gli elementi di nome. Questi deponenti differiscono solo quando la parola appare inclusa fra virgolette. Se la parola è quotata con virgolette, ${nome[*]} espande a una singola parola col valore di ogni elemento dell’array separato dal primo carattere della variabile speciale IFS, e ${nome[@]} espande ogni elemento di nome come una parola separata. Quando non c’è l’elemento di array, ${nome[@]} è espanso alla stringa nulla. Se l’espansione quotata con virgolette si trova dentro una parola, l’espansione del primo parametro è legato con la parte iniziale della parola originale, e l’espansione dell’ultimo parametro è legato con l’ultima parte della parola originale. Questo è analogo all’espansione dei parametri speciali * e @ (si veda Parametri speciali sopra). ${#nome[deponente]} espande alla lunghezza di ${nome[deponente]}. Se deponente è * o @, l’espansione è il numero di elementi dell’array. Referenziare una variabile array senza specificare un deponente equivale a referenziare l’array con un deponente pari a zero.

Una variabile array è considerata impostata se ad un deponente è stato assegnato un valore. La stringa nulla è un valore valido.

Il comando incorporato unset è usato per annullare gli array. unset nome[deponente] annulla l’elemento di array a indice deponente. Bisogna stare attenti a evitare effetti collaterali indesiderati causati dall’espansione di un nome di percorso. unset nome, dove nome è un array, o unset nome[deponente], dove deponente è * o @, rimuove l’intero array.

Ciascuno dei comandi incorporati declare, local e readonly accetta un’opzione −a per specificare un array indicizzato e un’opzione −A per specificare un array associativo. Se vengono fornite entrambe le opzioni, −A ha la precedenza. Il comando incorporato read accetta un’opzione −a per assegnare a un array una lista di parole lette dallo standard input. I comandi incorporati set e declare mostrano i valori di array in modo che da essere riutilizzabili come assegnamenti.

ESPANSIONE

L’espansione è eseguita sulla riga di comando dopo che essa è stata divisa in parole. Vi sono sette tipi di espansione effettuati: espansione delle parentesi graffe, espansione della tilde, espansione di parametro e variabile, sostituzione di comando, espansione aritmetica, suddivisione in parole ed espansione di percorso.

L’ordine di espansione è: espansione delle parentesi graffe, espansione della tilde, espansione di parametro, di variabile e aritmetica e sostituzione di comando (fatta da sinistra a destra), suddivisione in parole ed espansione di percorso.

Sui sistemi che la supportano, è disponibile un’espansione aggiuntiva: la sostituzione di processo.

Solo l’espansione delle parentesi graffe, la suddivisione in parole e l’espansione di percorso possono cambiare il numero di parole dell’espansione; le altre espansioni espandono una singola parola in una singola parola. La sola eccezione a questo è l’espansione di ’’$@’’ e "${nome[@]}" come spiegato sopra (si veda PARAMETRI).

Espansione delle parentesi graffe
Espansione delle parentesi graffe
è un meccanismo con il quale possono essere generate stringhe arbitrarie. Questo meccanismo è simile all’espansione di percorso, ma non è necessario che i file il cui nome è generato esistano. I modelli cui si applica l’espansione delle parentesi graffe hanno la forma di un preambolo opzionale, seguito da una serie di stringhe separate da virgola o una espressione di sequenza racchiusa fra parentesi graffe, seguite da un’ appendice opzionale. Il preambolo è preposto a ogni stringa contenuta dentro le parentesi graffe e l’appendice è poi appesa a ogni stringa risultante, espandendo da sinistra a destra.

Le espansioni delle parentesi graffe possono essere nidificate. Il risultato di ogni stringa espansa non viene ordinato; è conservato l’ordine da sinistra a destra. Per esempio, a{d,c,b}e si espande in ’ade ace abe’.

Un’espressione di sequenza prende la forma {x..y[..incr]}, dove x e y sono o numeri interi o caratteri singoli e incr, un incremento opzionale, è un numero intero. Se si specificano numeri interi, l’espressione espande a ogni numero fra x e y, incluso. Ai numeri interi specificati può essere aggiunto uno 0 iniziale per costringere ogni termine ad avere la stessa ampiezza. Quando x o y iniziano con uno zero, la shell tenta di forzare tutti i termini generati a contenere lo stesso numero di cifre, aggiungendo degli zeri ove necessario. Se si specificano caratteri, l’espressione espande a ogni carattere lessicograficamente compreso fra x e y, incluso. Da notare che entrambi x e y devono essere dello stesso tipo. Quando fornito, l’incremento è usato per distinguere i termini. L’incremento predefinito è 1 o -1 a seconda del caso.

L’espansione delle parentesi graffe è effettuata prima di qualsiasi altra espansione, e qualunque carattere speciale per uso delle altre espansioni viene lasciato com’era nel risultato. Essa è strettamente testuale. Bash non applica alcuna interpretazione sintattica al contesto dell’espansione o al testo tra parentesi graffe.

Un’espansione delle parentesi graffe correttamente formata deve contenere una parentesi graffa di apertura e una di chiusura, non quotate, e almeno una virgola non quotata. Qualunque espansione delle parentesi graffe erroneamente formata è lasciata inalterata. Una { o , può essere quotata con una barra inversa per evitare che venga considerata parte di un’espressione fra parentesi graffe. Per evitare conflitti con l’espansione di parametro, la stringa ${ non dà luogo all’espansione delle parentesi graffe.

Questo costrutto è tipicamente usato come abbreviazione quando il prefisso comune delle stringhe da generare è più lungo che negli esempi sopra:

mkdir /usr/local/src/bash/{old,new,dist,bugs}

o

chown root /usr/{ucb/{ex,edit},lib/{ex?.?*,how_ex}}

L’espansione delle parentesi graffe introduce una lieve incompatibilità con le versioni tradizionali di sh. sh non tratta le parentesi graffe aperte e chiuse, specialmente quando esse appaiono come parte di una parola, e le conserva in uscita. Bash rimuove le parentesi graffe dalle parole come consequenza dell’espansione delle parentesi graffe. Per esempio, una parola data a sh come file{1,2} appare identica nell’output. La stessa parola è data in output come file1 file2 dopo l’espansione operata da bash. Se si desidera una stretta compatibilità con sh si avvia bash con l’opzione +B o si disabilita l’espansione delle parentesi graffe con l’opzione +B al comando set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Espansione della tilde
Se una parola comincia con un carattere tilde (’~’) non quotato, tutti i caratteri che precedono la prima barra [/] non quotata (o tutti i caratteri, se non vi è alcuna barra) sono considerati un prefisso tilde. Se nessuno dei caratteri nel prefisso tilde è quotato, i caratteri nel prefisso tilde che segue la tilde sono trattati come un possibile nome di login. Se questo nome di login è la stringa nulla, la tilde è sostituita con il valore del parametro HOME. Se HOME viene annullato, è invece sostituita la home directory dell’utente che sta eseguendo la shell. Altrimenti, il prefisso tilde è sostituito con la home directory associata al nome di login specificato.

Se il prefisso tilde è un ’~+’ il valore della variabile di shell PWD sostituisce il prefisso tilde. Se il prefisso tilde è un ’~−’, il valore della variabile di shell OLDPWD, se impostato, viene sostituito. Se il carattere che segue la tilde nel prefisso tilde è un numero N, con un prefisso opzionale ’+’ o ’−’, il prefisso tilde è sostituito dal corrispondente elemento dallo stack di directory, come dovrebbe essere mostrato dal comando incorporato dirs invocato col prefisso tilde come argomento. Se il carattere che segue la tilde nel prefisso tilde è un numero non preceduto da un segno ’+’ o ’−’, viene assunto ’+’

Se il nome di login non è valido o l’espansione della tilde non ha successo, la parola rimane invariata.

Ogni assegnamento di variabile è controllato per prefissi tilde non quotati che seguono immediatamente un : o il primo =. In questi casi viene effettuata l’espansione della tilde. Di conseguenza, si possono usare nomi di file con delle tilde negli assegnamenti a PATH, MAILPATH, e CDPATH, e la shell assegna il valore espanso.

Espansione di parametro
Il carattere ’$’ introduce l’espansione di parametro, la sostituzione di comando, o l’espansione aritmetica. Il nome o simbolo del parametro che dev’essere espanso può essere racchiuso tra parentesi graffe, che sono opzionali ma servono a proteggere la variabile che deve essere espansa dai caratteri immediatamente seguenti, che potrebbero essere interpretati come parte del nome della variabile stessa.

Quando vengono usate le parentesi graffe, la parentesi graffa finale corrispondente è la prima ’}’ non protetta da una barra inversa o da stringhe quotate, e non parte di un’espansione aritmetica inclusa, di una sostituzione di comando o di un’espansione di parametro.
${parametro}

Il valore di parametro è sostituito. Le parentesi graffe sono richieste quando parametro è un parametro posizionale con più di una cifra, o quando parametro è seguito da un carattere che non deve essere interpretato come parte del suo nome.

Se il primo carattere di parametro è un punto esclamativo (!), è introdotto un livello di indirezione della variabile. Bash usa il valore della variabile formata dal resto del parametro come nome di variabile; questa variabile è poi espansa e quel valore è usato nel resto della sostituzione, piuttosto che il valore stesso di parametro. Questa è conosciuta come espansione indiretta. Le eccezioni a ciò sono le espansioni di ${!prefisso*} e ${!nome[@]} descritte più avanti. Il punto esclamativo deve seguire immediatamente la parentesi graffa iniziale per introdurre l’indirezione.

n ognuno dei casi sotto riportati, parola è soggetta a espansione della tilde, espansione di parametro, sostituzione di comando ed espansione aritmetica.

Quando non sta effettuando l’espansione della sottostringa, usando le forme documentate più avanti, Bash controlla se un parametro non è impostato o è nullo. L’omissione dei due punti provoca il solo controllo di un parametro non impostato.
${parametro:−parola}

Usa i valori predefiniti. Se parametro non è impostato o è nullo, è sostituita l’espansione di parola. Altrimenti, il valore di parametro è sostituito

${parametro:=parola}

Assegna i valori predefiniti. Se parametro non è impostato o è nullo, l’espansione di parola è assegnata a parametro. Il valore di parametro è quindi sostituito. I parametri posizionali e i parametri speciali non possono essere assegnati in questo modo.

${parametro:?parola}

Dà una segnalazione di errore se è nullo o è stato annullato. Se parametro è nullo o è stato annullato, l’espansione di parola (o un messaggio di segnalazione, se parola non è presente) viene scritta sullo standard error e la shell, se non è interattiva, termina. Altrimenti, è sostituito il valore di parametro.

${parametro:+parola}

Usa un valore alternativo. Se parametro è nullo o è stato annullato, non è sostituito niente, altrimenti è sostituita l’espansione di parola.

${parametro:scostamento}
${parametro:scostamento:lunghezza}

Espansione di sottostringa. Espande i caratteri di parametro fino a lunghezza partendo dal carattere specificato da scostamento. Se lunghezza viene omesso, espande alla sottostringa di parametro (sempre partendo dal carattere specificato da scostamento); lunghezza e scostamento sono espressioni aritmetiche (si veda VALUTAZIONE ARITMETICA più avanti). Se scostamento è un numero minore di zero, il valore viene usato come scostamento dalla fine del valore di parametro. Se lunghezza è un numero minore di zero, e parametro non è @ e neanche un array indicizzato o associativo, viene interpretato come uno scostamento dalla fine del valore di parametro piuttosto che come un numero di caratteri, e l’espansione è rappresentata dai caratteri fra due scostamenti. Se parametro è @, il risultato è un numero di parametri posizionali pari a lunghezza a partire da scostamento. Se parametro è un nome di array indicizzato con deponente @ o *, il risultato è un numero di elementi dell’array pari a lunghezza a partire da ${parametro[scostamento]}. Uno scostamento negativo è inteso come relativo al massimo indice dell’array specificato aumentato di uno. L’espansione di sottostringa applicata a un array associativo produce risultati indefiniti. Notare che uno scostamento negativo dev’essere separato dai due punti da almeno uno spazio per evitare di essere confuso con l’espansione di :− . L’indicizzazione della sottostringa è a base zero a meno che non vengano usati i parametri posizionali, nel qual caso l’indicizzazione parte da 1 come impostazione predefinita. Se scostamento è 0, e vengono usati i parametri posizionali, alla lista è aggiunto il prefisso $0.

${!prefisso*}
${!prefisso@}

Nomi corrispondenti al prefisso. Espande ai nomi delle variabili i cui nomi iniziano con prefisso, separati dal primo carattere della variabile speciale IFS Quando viene usato @ e l’espansione appare tra virgolette, ogni nome di variabile si espande in una parola separata.

${!nome[@]}
${!nome[*]}

Lista delle chiavi di array. Se nome è una variabile array, espande alla lista degli indici di array (chiavi) assegnati in nome. Se nome non è un array, espande a 0 se nome è impostato ed è nullo in caso contrario. Quando @ è usato e l’espansione appare fra virgolette, ogni chiave espande a una parola separata.

${#parametro}

${#lunghezza parametro} È sostituita la lunghezza in caratteri del valore di parametro. Se parametro è * o @, il valore sostituito è il numero di parametri posizionali. Se parametro è un nome di array contrassegnato da * o @, il valore sostituito è il numero di elementi nell’array.

${parametro#parola}
${parametro##parola}

Rimozone del prefisso corrispondente al modello. La parola è espansa per produrre un modello proprio come nell’espansione di percorso. Se il modello trova una corrispondenza con l’inizio del valore di parametro, allora il risultato dell’espansione è il valore espanso di parametro con il più corto dei modelli che corrispondono cancellato (nel caso di ’’#’’ ) o il più lungo dei modelli che corrispondono cancellato (nel caso di ’’##’’ ). Se parametro è @ o *, l’operazione di rimozione del modello è applicata di volta in volta a ogni parametro posizionale, e l’espansione è la lista che ne risulta. Se parametro è una variabile array con indice @ o *, l’operazione di rimozione del modello è applicata a ognuno degli elementi dell’array, e l’espansione è la lista risultante.

${parametro%parola}
${parametro%%parola}

Rimozione del suffisso corrispondente al modello. La parola è espansa per produrre un modello proprio come nell’espansione di percorso. Se il modello corrisponde a una parte finale del valore espanso di parametro, il risultato dell’espansione è il valore espanso di parametro con il più corto dei modelli corrispondenti cancellato (nel caso di ’’%’’ ) o il più lungo dei modelli corrispondenti cancellato (nel caso di ’’%%’’). Se parametro è @ o *, l’operazione di rimozione del modello è applicata a ognuno dei parametri posizionali, e l’espansione è la lista risultante. Se parametro è una variabile array con indice @ o *, l’operazione di rimozione del modello è applicata a ognuno degli elementi dell’array, e l’espansione è la lista risultante.

${parametro/modello/stringa}

Sostituzione di modello. Il modello è espanso per produrre un modello proprio come nell’espansione di percorso. Parametro è espanso e il suo valore più lungo che corrisponde a modello è sostituito con stringa. Se modello comincia con /, tutte le corrispondenze di modello sono sostituite con stringa. Normalmente viene sostituita solo la prima corrispondenza. Se modello comincia con #, deve corrispondere all’inizio del valore espanso di parametro. Se modello inizia con %, deve corrispondere alla fine del valore espanso di parametro. Se stringa è nulla, le corrispondenze di modello sono cancellate e la / che segue modello può essere omessa. Se parametro è @ o *, l’operazione di sostituzione è applicata a ognuno dei parametri posizionali, e l’espansione è la lista risultante. Se parametro è una variabile array con indice @ o *, l’operazione di sostituzione è applicata a ognuno degli elementi dell’array, e l’espansione è la lista risultante.

${parametro^modello}
${parametro^^modello}
${parametro,modello}
${parametro,,modello}

Modifica minuscolo/maiuscolo. Questa espansione modifica in parametro i caratteri alfabetici da minuscolo a maiuscolo e viceversa. Il modello viene espanso per produrre un modello, proprio come nell’espansione del nome di percorso. L’operatore ^ converte le lettere minuscole che corrispondono a modello in lettere maiuscole; l’operatore , converte le lettere maiuscole trovate in lettere minuscole. Le espansioni ^^ e ,, convertono ogni carattere trovato nel valore espanso; le espansioni ^ e , trovano e convertono solo il primo carattere nel valore espanso. Se modello è omesso, è trattato come un ?, che individua tutti i caratteri. Se parametro è @ o *, l’operazione di conversione minuscole/maiuscole è applicata a tutti i parametri posizionali successivi, e l’espansione è la lista risultante. Se parametro è una variabile array indicizzata con @ o *, l’operazione di conversione minuscole/maiuscole è applicata a tutti i successivi elementi dell’array, e l’espansione è la lista risultante.

Sostituzione di comando
La sostituzione di comando permette che l’output di un comando rimpiazzi il nome del comando. Vi sono due forme:

$(comando)

o

`comando`

Bash effettua l’espansione eseguendo il comando e rimpiazzando la sostituzione di comando con lo standard output del comando, con ogni newline finale cancellato. I newline intermedi non vengono cancellati, ma possono essere rimossi durante la suddivisione in parole. La sostituzione di comando $(cat file) può essere sostituita dall’equivalente ma più veloce $(< file).

Quando è usata la forma di sostituzione in vecchio stile con gli apici rovesciati, la barra inversa conserva il suo significato letterale tranne quando è seguita da $, `, o \. Il primo apice rovesciato non preceduto da una barra inversa fa terminare la sostituzione di comando. Quando si usa la forma $(comando), tutti i caratteri tra le parentesi formano il comando; nessuno è considerato speciale.

La sostituzione di comando può essere nidificata. Per nidificare quando si usa la forma con gli apici rovesciati, bisogna far precedere gli apici rovesciati più interni con una barra inversa di protezione.

Se la sostituzione appare tra virgolette, la suddivisione in parole e l’espansione di percorso non sono effettuate sui risultati.

Espansione aritmetica
L’espansione aritmetica permette la valutazione di una espressione aritmetica e la sostituzione del risultato. Il formato per l’espansione aritmetica è:

$((espressione))

L’ espressione è trattata come se fosse tra virgolette, ma le virgolette dentro le parentesi non sono trattate in modo speciale. Tutti i token dell’espressione sono assoggettati a espansione di parametro, espansione di stringa, sostituzione di comando e rimozione dei caratteri di quotatura. Le espansioni aritmetiche possono essere nidificate.

Il calcolo è effettuato in accordo con le regole elencate più avanti sotto VALUTAZIONE ARITMETICA. Se espressione non è valida, bash stampa un messaggio che indica l’errore e non viene effettuata alcuna sostituzione.

Sostituzione di processo
La sostituzione di processo è supportata su sistemi che supportano le named pipe (FIFO) o il metodo /dev/fd per denominare i file aperti. Essa prende la forma di <(lista) o >(lista). La lista di processi è eseguita con il suo input o output connesso a un FIFO o ad alcuni file in /dev/fd. Il nome di questo file è passato come argomento al comando corrente come risultato dell’espansione. Se è usata la forma >(lista), la scrittura sul file fornisce input per la lista. Se è usata la forma <(lista), il file passato come argomento dovrebbe essere letto per ottenere l’output di lista.

Su sistemi che la supportano, la sostituzione di processo è effettuata allo stesso momento dell’espansione di parametro e di variabile, della sostituzione di comando e dell’espansione aritmetica.

Suddivisione in parole
La shell scandisce il risultato dell’espansione di parametro, sostituzione di comando ed espansione aritmetica che non si trovano tra virgolette, per eseguire la suddivisione in parole.

La shell tratta ogni carattere di IFS come un delimitatore, e suddivide in parole, in corrispondenza con uno di questi caratteri, i risultati delle altre espansioni. Se il valore di IFS non è impostato o il suo valore è esattamente <space><tab><newline>, il valore predefinito, sequenze di <space>, <tab>, e <newline> all’inizio e alla fine dei risultati delle precedenti espansioni vengono ignorate, e qualsiasi sequenza di caratteri IFS, che non siano all’inizio o alla fine, servono per delimitare le parole. Se IFS ha un valore diverso da quello predefinito, allora sequenze di caratteri di spaziatura space e tab sono ignorate all’inizio e alla fine della parola, se il carattere di spaziatura è presente nel valore di IFS (un carattere di spaziatura IFS). Qualunque carattere in IFS che non è un carattere di spaziatura IFS, insieme con qualsiasi carattere di spaziatura IFS adiacente, delimita un campo. Una sequenza di caratteri di spaziatura IFS è anche trattata come un delimitatore. Se il valore di IFS è nullo, non avviene alcuna suddivisione in parole.

Argomenti esplicitamente nulli("" or '') sono conservati. Argomenti non quotati implicitamente nulli, risultanti dall’espansione di parametri con valore nullo, sono rimossi. Se un parametro con valore nullo è espanso fra virgolette, è considerato un argomento nullo e viene rimosso.

È da notare che se non avviene alcuna espansione non viene effettuata alcuna suddivisione.

Espansione di percorso
Dopo la suddivisione in parole, a meno che non sia stata impostata l’opzione −f, bash scandisce ogni parola alla ricerca di caratteri *, ? e [. Se uno di questi caratteri è presente, allora la parola è considerata come un modello, e sostituita con una lista, in ordine alfabetico, di nomi di file che corrispondono al modello. Se nessun nome di file corrispondente viene trovato, e l’opzione di shell nullglob non è abilitata, la parola è lasciata inalterata. Se l’opzione nullglob è impostata, e nessuna corrispondenza è trovata, la parola è rimossa. Se l’opzione di shell failglob è impostata, e non viene trovata alcuna corrispondenza, viene stampato un messaggio di errore e il comando non viene eseguito. Se l’opzione di shell nocaseglob è abilitata, il confronto è effettuato senza distinzione fra maiuscole e minuscole nei caratteri alfabetici. Quando un modello è usato per l’espansione di percorso, il carattere ’’.’’ all’inizio di un nome o immediatamente dopo una barra [/] deve essere confrontato esplicitamente, a meno che l’opzione di shell globdot non sia impostata. Quando si confronta un percorso, il carattere barra [/] deve sempre essere confrontato esplicitamente. Negli altri casi, il carattere ’’.’’ non è trattato in modo speciale. Vedere la descrizione di shopt più avanti sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL per una descrizione delle opzioni di shell nocaseglob, nullglob, failglob e dotglob.

La variabile di shell GLOBIGNORE può essere usata per restringere la serie di nomi di file che corrispondono a un modello. Se GLOBIGNORE è impostato, ogni nome di file da confrontare che corrisponde anche a uno dei modelli in GLOBIGNORE è rimosso dalla lista dei nomi che corrispondono al modello. I nomi di file ’’.’’ e ’’..’’ sono sempre ignorati quando GLOBIGNORE è impostato e non nullo. Comunque, impostare GLOBIGNORE a un valore non nullo ha l’effetto di abilitare l’opzione di shell dotglob, così da cercare una corrispondenza con tutti gli altri nomi di file che iniziano con un ’’.’’ Per ottenere il comportamento (usato in precedenti versioni) di ignorare i nomi di file che iniziano con ’’.’’, si deve fare un modello ’’.*’’ in GLOBIGNORE. L’opzione dotglob è disabilitata quando GLOBIGNORE viene annullato.

Modelli di ricerca / espressioni regolari

Ogni carattere che appare in un modello (espressione regolare), tranne quelli speciali descritti qui sotto, corrisponde a se stesso. Il carattere NULL non può far parte di un’espressione regolare. Una barra inversa segnala come speciale il carattere che segue; la barra inversa è ignorata durante il confronto. I caratteri speciali del modello devono essere racchiusi tra apici se si vuole che siano considerati così come sono scritti.

I caratteri speciali nelle espressioni regolari hanno i seguenti significati:

*

Corrisponde a qualsiasi stringa, inclusa la stringa nulla. Quando è abilitata l’opzione di shell globstar, e in un contesto di espansione del nome di percorso viene usato *, due * adiacenti usati come unico criterio di ricerca troveranno tutti i file e zero o più directory e sottodirectory. Se seguito da un /, due * adiacenti troveranno solo directory e sottodirectory.

?

Corrisponde a qualsiasi carattere singolo.

[...]

Corrisponde a uno qualsiasi dei caratteri racchiusi fra parentesi quadre. Una coppia di caratteri separati da un segno meno denota un’ espressione di intervallo, che individua ogni carattere che si trova tra quei due caratteri, essi stessi inclusi, usando la sequenza di ordinamento della localizzazione corrente. Se il primo carattere che segue il [ è un ! o un ^ allora qualsiasi carattere non specificato è ritenuto corrispondente. L’ordine di ordinamento dei caratteri nell’espressione di intervallo è determinato dalla localizzazione corrente e dal valore della variabile di shell LC_COLLATE, se impostata. Un può essere specificato includendolo come primo o ultimo carattere nella lista. Una ] può essere specificata includendola come primo carattere nella lista.

All’interno di [ e ], possono essere specificate classi di caratteri usando la sintassi [:classe:], dove classe è una delle seguenti classi definite nello standard POSIX:
alnum alpha ascii blank cntrl digit graph lower print punct space upper word xdigit

Una classe di caratteri trova una corrispondenza con qualsiasi carattere appartenente a quella classe. La classe di caratteri word individua lettere, cifre e il carattere _ .

All’interno di [ e ] può essere specificata una classe di equivalenza con la sintassi [=c=], che individua tutti i caratteri con lo stesso grado di ordinamento (come definito dalla localizzazione corrente) del carattere c.

All’interno di [ e ] la sintassi [.symbol.] individua il simbolo di ordinamento symbol.

Se l’opzione di shell extglob è abilitata col comando incorporato shopt, vengono riconosciuti diversi operatori estesi che descrivono modelli. Nella descrizione seguente, una pattern−list è una lista di uno o più modelli separati da una |. Possono essere formati modelli composti usando uno o più dei seguenti sotto-modelli:

?(pattern-list)

Individua zero o una occorrenza dei modelli specificati

*(pattern-list)

Individua zero o più occorrenze dei modelli specificati

+(pattern-list)

Individua una o più occorrenze dei modelli specificati

@(pattern-list)

Individua uno dei modelli specificati

!(pattern-list)

Individua qualsiasi cosa eccetto uno dei modelli specificati

Rimozione dei caratteri di quotatura
Dopo le precedenti espansioni, tutte le occorrenze non quotate dei caratteri \, ' e " non originate da una delle espansioni di cui sopra sono rimosse.

RIDIREZIONE

Prima che un comando sia eseguito, i suoi input e output possono essere ridiretti usando una speciale notazione interpretata dalla shell. La ridirezione può anche essere usata per aprire e chiudere file per l’ambiente di esecuzione della shell corrente. I seguenti operatori di ridirezione possono precedere o apparire in qualsiasi posizione all’interno di un comando semplice o possono venire dopo un comando. Le ridirezioni sono elaborate nell’ordine in cui compaiono, da sinistra a destra.

Ogni ridirezione che può essere preceduta da un numero di descrittore di file può invece essere preceduta da una parola della forma {varname}. In questo caso, per ogni operatore di ridirezione ad eccezione di >&- e <&-, la shell allocherà un descrittore di file maggiore di 10 e lo assegnerà a varname. Se >&- o <&- è preceduto da {varname}, il valore di varname definisce il descrittore di file da chiudere.

Nelle seguenti descrizioni, se il numero di descrittore di file è omesso, e il primo carattere dell’operatore di ridirezione è <, la ridirezione si riferisce allo standard input (descrittore di file 0). Se il primo carattere dell’operatore di ridirezione è >, la ridirezione si riferisce allo standard output (descrittore di file 1).

La parola che segue l’operatore di ridirezione nelle seguenti descrizioni, se non diversamente specificato, è sottoposta a espansione delle parentesi graffe, espansione della tilde, espansione di parametro, sostituzione di comando, espansione aritmetica, rimozione dei caratteri di quotatura, espansione dei percorsi e suddivisione in parole. Se si espande a più di una parola bash dà una segnalazione di errore.

È da notare che l’ordine delle ridirezioni è significativo. Per esempio, il comando

ls > dirlist 2>&1

dirige sia lo standard output che lo standard error sul file dirlist, mentre il comando

ls 2>&1 > dirlist

dirige solo lo standard output sul file dirlist, poiché lo standard error è stato duplicato dallo standard output prima che lo standard output fosse ridiretto su dirlist.

Bash manipola parecchi nomi di file specialmente quando sono usati in ridirezioni, come descritto nella tavola seguente:

/dev/fd/fd

Se fd è un intero valido, il descrittore di file fd è duplicato.

/dev/stdin

Il descrittore di file 0 è duplicato.

/dev/stdout

Il descrittore di file 1 è duplicato.

/dev/stderr

Il descrittore di file 2 è duplicato.

/dev/tcp/host/porta

Se host è un nome di host valido o un indirizzo Internet, e porta è un numero intero di porta o il nome di un servizio, bash tenta di aprire una connessione TCP al socket corrispondente.

/dev/udp/host/porta

Se host è un nome di host valido o un indirizzo Internet, e porta è un numero intero di porta o il nome di un servizio, bash tenta di aprire una connessione UDP al socket corrispondente.

L’insuccesso nell’aprire o creare un file determina l’insuccesso della ridirezione.

Ridirezioni con descrittori di file maggiori di 9 dovrebbero essere usate con attenzione, poiché possono entrare in conflitto coi descrittori di file usati internamente dalla shell.

Ridirezione dell’input
La ridirezione dell’input fa sì che il file il cui nome risulta dall’espansione di parola venga aperto in lettura sul descrittore di file n, o come standard input (descrittore di file 0) se n non è specificato.

Il formato generico per ridirigere l’input è:

[n]<parola

Ridirezione dell’output
La ridirezione dell’output fa sì che il file il cui nome risulta dall’espansione di parola venga aperto in scrittura sul descrittore di file n, o come standard output (descrittore di file 1) se n non è specificato. Se il file non esiste viene creato; se esiste viene sovrascritto, come se fosse di dimensione zero.

Il formato generico per ridirigere l’output è:

[n]>parola

Se l’operatore di ridirezione è >, e l’opzione noclobber del comando incorporato set è stata abilitata, la ridirezione non ha successo se il file il cui nome risulta dall’espansione di parola esiste ed è un file regolare. Se l’operatore di ridirezione è >|, o l’operatore di ridirezione è > e l’opzione noclobber del comando incorporato set non è abilitata, la ridirezione è tentata anche se il file denominato da parola esiste.

Accodare l’output ridiretto
La ridirezione dell’output in questo modalità fa sì che il file il cui nome risulta dall’espansione di parola venga aperto per accodare sul descrittore di file n, o sullo standard output (descrittore di file 1) se n non è specificato. Se il file non esiste viene creato.

Il formato generico per accodare l’output è:

[n]>>parola

Ridirezione di standard output e standard error
Con questo costrutto, sia l’uscita dello standard output (descrittore di file 1) che quella dello standard error (descrittore di file 2) sono ridirette sul file il cui nome risulta dall’espansione di parola.

Vi sono due formati per ridirigere lo standard output e lo standard error:

&>parola

e

>&parola

Delle due forme, la prima è quella preferita. Questo è semanticamente equivalente a

>parola 2>&1

Accodare Standard Output e Standard Error
Con questo costrutto, sia l’uscita dello standard output (descrittore di file 1) che quella dello standard error (descrittore di file 2) viene accodata al file il cui nome è l’espansione di parola.

Il formato per accodare lo standard output e lo standard error è:

&>>parola

Questo è semanticamente equivalente a

>>parola 2>&1

Here Document
Questo tipo di ridirezione istruisce la shell a leggere l’input dall’input corrente, finché non venga incontrata una riga contenente solo delimitatore (senza alcun carattere blank dopo la parola stessa). Tutte le righe lette fino a quel punto sono quindi usate come standard input per un comando.

Il formato degli here−document è il seguente:

<<[]parola
here−document
delimitatore

Nessuna espansione di parametro, sostituzione di comando, espansione aritmetica o espansione di percorso è effettuata su parola. Se un carattere qualsiasi in parola è quotato, il delimitatore è il risultato della rimozione dei caratteri di quotatura da parola, e le righe nel here−document non vengono espanse. Se parola non è quotata, tutte le righe del here−document sono soggette a espansione di parametro, sostituzione di comando ed espansione aritmetica. In quest’ultimo caso, la coppia \<newline> è ignorata, e \ deve essere usata per quotare i caratteri \, $, e `.

Se l’operatore di ridirezione è <<−, tutti i caratteri tab a inizio riga sono eliminati dalle righe in input e dalla riga che contiene delimitatore. Questo permette che un here−document dentro uno script di shell possa essere indentato in maniera naturale.

Here String
Una variante degli here document, il formato è:

<<<parola

La parola è espansa ed è passata al comando come suo standard input.

Duplicazione dei descrittori di file
L’operatore di ridirezione

[n]<&parola

è usato per duplicare descrittori di file di input. Se parola si espande in una o più cifre, il descrittore di file indicato da n è fatto diventare una copia di quel descrittore di file. Se le cifre in parola non specificano un descrittore di file aperto per l’input, si verifica un errore di ridirezione. Se parola risulta essere, dopo l’espansione, , il descrittore di file n viene chiuso. Se n non è specificato, è usato lo standard input (descrittore di file 0).

L’operatore

[n]>&parola

è usato in modo analogo per duplicare i descrittori di file di output. Se n non è specificato, è usato lo standard output (descrittore di file 1). Se le cifre in parola non specificano un descrittore di file aperto in output, si verifica un errore di ridirezione. Come caso speciale, se n è omesso, e parola non si espande a una o più cifre, lo standard output e lo standard error sono ridiretti come descritto in precedenza.

Muovere i descrittori di file
L’operatore di ridirezione

[n]<&cifra

muove il descrittore di file cifra al descrittore di file n, o allo standard input (descrittore di file 0) se n non è specificato. cifra è chiuso dopo essere stato duplicato in n.

Analogamente l’operatore di ridirezione

[n]>&cifra

muove il descrittore di file cifra al descrittore di file n, o allo standard output (descrittore di file 1) se n non è specificato.

Apertura di descrittori di file per lettura e scrittura
L’operatore di ridirezione

[n]<>parola

fa sì che il file il cui nome è l’espansione di parola venga aperto sia in lettura che in scrittura sul descrittore di file n, o sul descrittore di file 0 se n non è specificato. Se il file non esiste, viene creato.

ALIAS

Gli alias consentono di sostituire una stringa con una parola se usata come prima parola di un comando semplice. La shell mantiene una lista di alias che possono essere impostati e rimossi con i comandi incorporati alias e unalias (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). La prima parola di ogni comando, se non quotata, viene controllata per vedere se a essa è associato un alias. Se è questo il caso, la parola è sostituita dal valore dell’alias. I caratteri /, $, ` e =, e ognuno dei metacaratteri della shell o i caratteri di quotatura elencati sopra non possono apparire in un nome di alias. Il testo da sostituire può contenere qualunque input valido per la shell, inclusi i metacaratteri della shell. La prima parola del testo così sostituito è controllata per vedere se contiene alias, ma una parola che coincide con l’alias che si sta espandendo non viene espansa una seconda volta. Questo significa che si può far interpretare ls come ls −F, per esempio, e bash non tenta di espandere ulteriormente il testo così sostituito. Se l’ultimo carattere del valore di un alias è un blank, allora la successiva parola di comando che segue l’alias è pure controllata per l’espansione di alias.

Gli alias sono creati ed elencati con il comando alias e rimossi con il comando unalias.

Non vi è alcun meccanismo per usare argomenti nel testo da sostituire. Se servono degli argomenti, si dovrà usare una funzione di shell (si veda. FUNZIONI più avanti).

Gli alias non sono espansi quando la shell non è interattiva, a meno che l’opzione di shell expand_aliases non sia impostata mediante shopt (si veda la descrizione di shopt sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Le regole che riguardano la definizione e l’uso degli alias possono facilmente generare confusione. Bash legge sempre almeno una riga completa di input prima di eseguire qualsiasi comando di quella riga. Gli alias sono espansi quando un comando è letto, non quando è eseguito. Perciò, una definizione di alias che appaia sulla stessa riga che contiene già un altro comando non ha effetto fino a che non è stata letta la successiva riga di input. I comandi che seguono la definizione di un alias su una data riga non sono influenzati da un nuovo alias. Questo comportamento è un problema anche quando sono eseguite delle funzioni. Gli alias sono espansi quando viene letta una definizione di funzione, non quando la funzione è eseguita, poiché una definizione di funzione è essa stessa un comando composto. Come conseguenza, gli alias definiti in una funzione sono disponibili solo dopo che quella funzione è eseguita. Per maggior sicurezza, conviene porre sempre le definizioni di alias su una riga separata e non usare alias in comandi composti.

Quasi a tutti gli effetti, le finalità per cui sono usati gli alias possono essere raggiunte usando invece funzioni di shell.

FUNZIONI

Una funzione di shell, definita come descritto prima in GRAMMATICA DELLA SHELL, immagazzina una serie di comandi per una futura esecuzione. Quando il nome di una funzione di shell è usato come un nome di comando semplice, la lista di comandi associati con quel nome di funzione viene eseguita. Le funzioni sono eseguite nel contesto della shell corrente; nessun nuovo processo è creato per interpretarle (a differenza di quanto avviene eseguendo uno script di shell). Quando una funzione è eseguita, gli argomenti passati alla funzione costituiscono i parametri posizionali della funzione stessa. Il parametro speciale # viene aggiornato per riflettere il cambiamento. Il parametro speciale 0 rimane inalterato. Il primo elemento della variabile FUNCNAME è impostato al nome della funzione durante l’esecuzione della funzione.

Tutti gli altri aspetti dell’ambiente di esecuzione della shell sono identici tra una funzione e il suo chiamante con queste eccezioni: la gestione dei segnali DEBUG e RETURN (si veda la descrizione del comando incorporato trap sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti), i quali non sono ereditati a meno che alla funzione sia stato dato l’attributo trace (si veda la descrizione del comando incorporato declare più avanti) o l’opzione di shell −o functrace sia stata abilitata per mezzo del comando incorporato set (nel qual caso tutte le funzioni ereditano la gestione dei segnali DEBUG e RETURN) e la gestione del segnale ERR non viene ereditata a meno che l’opzione di shell −o errtrace sia stata abilitata.

Variabili locali alla funzione possono essere dichiarate con il comando incorporato local. Di solito, le variabili e i loro valori sono condivisi tra la funzione e il suo chiamante.

La variabie FUNCNEST, se impostata a un valore numerico maggiore di 0, definisce un livello massimo di nidificazione. Le invocazioni di funzione eccedenti tale limite provocano l’interruzione dell’intero comando.

Se il comando incorporato return è eseguito in una funzione, la funzione termina e l’esecuzione riprende con il comando che viene subito dopo la chiamata di funzione. Qualsiasi comando associato con la gestione del segnale RETURN viene eseguito prima di riprendere l’esecuzione. Quando una funzione termina i valori dei parametri posizionali e il parametro speciale # sono ripristinati ai valori che avevano prima dell’esecuzione della funzione.

I nomi delle funzioni e le definizioni possono essere elencati con l’opzione −f dei comandi incorporati declare o typeset. L’opzione −F di declare o typeset elenca solo i nomi di funzione (e opzionalmente il file d’origine e il numero di riga, se l’opzione di shell extdebug è abilitata). Le funzioni possono essere esportate, in modo che le subshell automaticamente le trovino già definite con l’opzione −f del comando incorporato export. Una definizione di funzione può essere cancellata usando l’opzione −f del comando incorporato unset. Da notare che funzioni e variabili di shell aventi lo stesso nome possono risultare in più elementi con lo stesso nome nell’ambiente passato alle shell figlie. Bisogna fare attenzione ai casi in cui questo può causare un problema.

Le funzioni possono essere ricorsive. La variabile FUNCNEST può essere usata per limitare la profondità dello stack della chiamata di funzione e restringere il numero di invocazioni della funzione. Come impostazione predefinita, nessun limite è posto sul numero di chiamate ricorsive.

VALUTAZIONE ARITMETICA

La shell permette di calcolare espressioni aritmetiche, sotto certe circostanze (si veda i comandi incorporati let e declare e Espansione aritmetica). Il calcolo viene fatta usando interi a larghezza fissa, senza controllo di supero della capacità, sebbene la divisione per 0 sia intercettata e segnalata come errore. Gli operatori e la loro precedenza, associatività e valori, sono gli stessi del linguaggio C. La seguente lista di operatori è raggruppata per operatori di uguale livello di precedenza. I livelli sono elencati in ordine di precedenza decrescente.
id
++ id−−

post−incremento e post−decremento di una variabile

++id −−id

pre−incremento e pre−decremento di una variabile

− +

meno e più unari

! ~

negazione logica e "bit a bit"

**

elevamento a potenza

* / %

moltiplicazione, divisione, modulo

+ −

addizione, sottrazione

<< >>

scorrimento "bit a bit" a sinistra e a destra

<= >= < >

confronto

== !=

uguaglianza e differenza

&

AND "bit a bit"

^

OR esclusivo "bit a bit"

|

OR "bit a bit"

&&

AND logico

||

OR logico

expr?expr:expr

operatore condizionale

= *= /= %= += −= <<= >>= &= ^= |=

assegnamento

expr1 , expr2

virgola

Le variabili di shell possono essere usate come operandi; l’espansione di parametro è effettuata prima della valutazione dell’espressione. All’interno di un’espressione, le variabili di shell possono essere referenziate anche per nome senza bisogno di usare la sintassi di espansione di parametro. Una variabile di shell nulla o rimossa ha valore 0 se referenziata per nome senza l’uso della sintassi di espansione di parametro. Il valore di una variabile è valutato come un’espressione aritmetica quando è referenziata, o quando a una variabile a cui è stato dato l’attributo integer con declare −i è stato assegnato un valore. Un valore nullo viene considerato come 0. Non c’è bisogno di dichiarare come intera una variabile di shell per poterla usare in un’espressione.

Le costanti che iniziano per 0 sono interpretate come numeri ottali. Uno 0x o 0X iniziale si usa per indicare numeri esadecimali. Altrimenti, i numeri prendono la forma [base#]n, dove l’opzionale base è un numero decimale tra 2 e 64 che definisce la base aritmetica, e n è un numero espresso in quella base. Se base# è omessa, allora è usata la base 10. Le cifre maggiori di 9 sono rappresentate dalle lettere minuscole, dalle lettere maiuscole, e da @ e _, in quest’ordine. Se la base è minore o uguale a 36, le lettere minuscole e maiuscole possono essere usate indifferentemente per rappresentare numeri compresi tra 10 e 35.

Gli operatori sono valutati in ordine di precedenza. Le subespressioni tra parentesi sono valutate prima e possono prevalere sulle regole di precedenza di cui sopra.

ESPRESSIONI CONDIZIONALI

Le espressioni condizionali sono usate dal comando composto [[ e dai comandi incorporati test e [ per verificare attributi di file ed effettuare comparazioni aritmetiche e fra stringhe. Le espressioni sono formate dalle seguenti primitive unarie o binarie. Se qualsiasi argomento di file di una delle primitive è della forma /dev/fd/n, il descrittore di file n viene controllato. Se l’argomento di file di una delle primitive è uno tra /dev/stdin, /dev/stdout o /dev/stderr, il descrittore di file 0, 1 o 2, rispettivamente, viene controllato.

Se non diversamente specificato, le primitive che operano su file utilizzano eventuali collegamenti simbolici e operano sul file puntato dal collegamento simbolico, invece che sul collegamento simbolico stesso.

Quando vengono usati con [[, gli operatori < e > ordinano lessicograficamente usando la localizzazione corrente. Il comando test usa l’ordinamento ASCII.
−a
file

Vero se file esiste.

−b file

Vero se file esiste ed è un file speciale a blocchi.

−c file

Vero se file esiste ed è un file speciale a caratteri.

−d file

Vero se file esiste ed è una directory.

−e file

Vero se file esiste.

−f file

Vero se file esiste ed è un file normale.

−g file

Vero se file esiste ed è impostato il suo bit set−group−id.

−h file

Vero se file esiste ed è un collegamento simbolico.

−k file

Vero se file ha il suo ’’sticky’’ bit impostato.

−p file

Vero se file esiste ed è una named pipe (FIFO).

−r file

Vero se file esiste ed è leggibile.

−s file

Vero se file esiste ed è di dimensione maggiore di zero byte.

−t fd

Vero se il descrittore di file fd è aperto e si tratta di un terminale.

−u file

Vero se file esiste ed è impostato il suo bit set−user−id.

−w file

Vero se file esiste ed è scrivibile.

−x file

Vero se file esiste ed è eseguibile.

−G file

Vero se file esiste ed è di proprietà del gruppo effettivo dell’utente.

−L file

Vero se file esiste ed è un collegamento simbolico.

−N file

Vero se file esiste ed è stato modificato dall’ultima volta che è stato letto.

−O file

Vero se file esiste ed è di proprietà dell’id utente effettivo.

−S file

Vero se file esiste ed è un socket.

file1 −ef file2

Vero se file1 e file2 fanno riferimento allo stesso dispositivo e agli stessi numeri di inode.

file1nt file2

Vero se file1 è più recente (come data di modifica) di file2 o se file1 esiste e file2 no.

file1ot file2

Vero se file1 è più vecchio di file2, o se file2 esiste e file1 no.

−o optname

Vero se l’opzione di shell optname è abilitata. Si veda l’elenco delle opzioni sotto la descrizione dell’opzione −o al comando incorporato set più avanti.

−v varname

Vero se la variabile di shell varname è impostata (le è stato assegnato un valore).

−z stringa

Vero se la lunghezza di stringa è zero.

stringa
−n
stringa

Vero se la lunghezza di stringa è diversa da zero.

stringa1 == stringa2
stringa1
= stringa2

Vero se le stringhe sono uguali. Col comando test dovrebbe essere usato = per conformità con lo standard POSIX.

stringa1 != stringa2

Vero se le stringhe non sono uguali.

stringa1 < stringa2

Vero se, lessicograficamente, stringa1 precede come ordine stringa2.

stringa1 > stringa2

Vero se, lessicograficamente, stringa1 segue come ordine stringa2.

arg1 OP arg2

OP è uno tra −eq, −ne, −lt, −le, −gt, o −ge. Questi operatori aritmetici binari risultano veri se arg1 è, rispettivamente, uguale, non uguale, minore, minore o uguale, maggiore, o maggiore o uguale ad arg2. Arg1 e arg2 possono essere numeri interi positivi o negativi.

ESPANSIONE DI COMANDO SEMPLICE

Quando viene eseguito un comando semplice la shell effettua le seguenti espansioni, assegnamenti e ridirezioni, da sinistra a destra.

1.

Le parole che l’analizzatore ha individuato essere assegnamenti di variabile (quelle che precedono il nome di comando) oppure ridirezioni vengono messe da parte per un’elaborazione successiva.

2.

Le parole che non sono assegnamenti di variabile o ridirezioni sono espanse. Se è presente qualche parola dopo l’espansione, la prima parola è considerata essere il nome del comando e le rimanenti parole come argomenti dello stesso.

3.

Le ridirezioni sono effettuate come descritte prima sotto RIDIREZIONE.

4.

Il testo dopo = in ogni assegnamento di variabile è sottoposto a espansione della tilde, sostituzione di comando, espansione aritmetica e rimozione dei caratteri di quotatura prima di venir assegnato alla variabile.

Se non risulta nessun nome di comando, gli assegnamenti di variabile influenzano l’ambiente di shell corrente. Altrimenti, le variabili sono aggiunte all’ambiente del comando eseguito senza influenzare l’ambiente di shell corrente. Se uno qualsiasi degli assegnamenti tenta di assegnare un valore a una variabile in sola lettura, si verifica un errore e il comando è terminato con uno stato diverso da zero.

Se non risulta nessun nome di comando le ridirezioni sono effettuate ma senza influenzare l’ambiente di shell corrente. Se si verifica un errore di ridirezione il comando è terminato con uno stato diverso da zero.

Se è rimasto un nome di comando dopo l’espansione, l’esecuzione procede come descritto sotto. Altrimenti, il comando esce. Se una delle espansioni conteneva una sostituzione di comando lo stato di uscita del comando è lo stato d’uscita dell’ultima sostituzione di comando eseguita. Se non ci sono state sostituzioni di comando il comando esce con uno stato d’uscita di zero.

ESECUZIONE DI UN COMANDO

Dopo che un comando è stato suddiviso in parole, se esso risulta essere un comando semplice e di una lista opzionale di argomenti, sono eseguite le seguenti azioni.

Se il nome del comando non contiene barra [/], la shell tenta di localizzarla. Se esiste una funzione di shell con quel nome, viene invocata quella funzione, come descritto prima in FUNZIONI. Se il nome non corrisponde a una funzione, la shell lo cerca nella lista dei comandi incorporati della shell. Se ne viene trovato uno corrispondente, viene invocato quel comando incorporato.

Se il nome non è né una funzione di shell né un comando incorporato, e non contiene alcuna barra [/], bash cerca tra gli elementi della variabile PATH una directory che contenga un file eseguibile con quel nome. Bash usa una tabella hash [indicizzata] per ricordare i percorsi completi dei file eseguibili (si veda hash sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Una ricerca completa nelle directory in PATH è effettuata solo se il comando non viene trovato nella tabella hash. Se la ricerca non ha successo, la shell cerca una funzione di shell, già definita, chiamata command_not_found_handle. Se questa funzione esiste, viene invocata col comando originale e gli argomenti di quest’ultimo come suoi argomenti, e lo stato d’uscita della funzione diventa lo stato d’uscita della shell. Se quella funzione non è definita, la shell stampa un messaggio di errore e ritorna uno stato d’uscita di 127.

Se la ricerca ha successo, o se il nome del comando contiene uno o più barre [/], la shell esegue il programma indicato in un ambiente di esecuzione separato. L’argomento 0 è impostato al nome specificato, e i rimanenti argomenti del comando sono impostati agli argomenti specificati, se presenti.

Se quest’esecuzione non ha successo perché il file non è in formato eseguibile e il file non è una directory, si suppone che sia uno script di shell, cioè un file che contiene comandi di shell, ed è generata una subshell per eseguirlo. Questa subshell reinizializza se stessa, così che l’effetto è come se fosse stata invocata una nuova shell per gestire lo script, con la differenza che la lista dei nomi completi di comando ricordati dalla shell genitrice (si veda hash più avanti sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL) sono disponibili anche alla shell figlia.

Se il programma è un file che inizia con #!, il resto della prima riga del file stesso specifica un interprete da invocare. La shell esegue l’interprete specificato su sistemi operativi che non gestiscono questo formato eseguibile essi stessi. Gli argomenti per l’interprete consistono di un singolo argomento opzionale che segue il nome dell’interprete sulla prima riga del programma, seguito dal nome del programma, seguito dagli argomenti forniti al comando, se ve ne sono.

AMBIENTE DI ESECUZIONE DEL COMANDO

La shell ha un ambiente di esecuzione, costituito da:

file aperti ereditati dalla shell all’invocazione, come modificati dalle ridirezioni fornite al comando incorporato exec

la corrente directory di lavoro come impostata da cd, pushd o popd, o ereditata dalla shell all’invocazione

la maschera del modo di creazione dei file come impostata da umask o ereditata dalla shell genitrice

i segnali da intercettare impostati da trap

parametri di shell che sono stati impostati da un assegnamento di variabile o con set, o ereditati dalla shell genitrice nell’ambiente

funzioni di shell definite durante l’esecuzione o ereditate dalla shell genitrice nell’ambiente

opzioni abilitate all’invocazione (sia in modo predefinito che con argomenti da riga di comando) o da set

opzioni abilitate da shopt

alias di shell definiti da alias

vari ID di processo, inclusi quelli dei job in background, il valore di $$ e il valore di PPID

Quando un comando semplice, diverso da una funzione incorporata o da una funzione di shell, dev’essere eseguito, viene invocato in un ambiente di esecuzione separato che comprende tutto quello che viene illustrato qui di seguito. Se non altrimenti notato, i valori sono ereditati dalla shell.

i file aperti della shell, più qualsiasi modificazione e aggiunta specificata dalle ridirezioni al comando

la directory di lavoro corrente

la maschera del modo di creazione dei file

variabili di shell e funzioni dichiarate esportabili, insieme alle variabili esportate per il comando, passate nell’ambiente

i segnali da intercettare come da comando trap dalla shell sono riportati ai valori ereditati dalla shell genitrice, e i segnali ignorati dalla shell vengono ignorati

Un comando invocato in quest’ambiente separato non può influenzare l’ambiente di esecuzione della shell [genitrice].

Sostituzione di comando, comandi raggruppati fra parentesi e comandi asincroni sono invocati in un ambiente di subshell che è un duplicato dell’ambiente di shell, con l’eccezione che i segnali intercettati dalla shell sono riportati ai valori che la shell eredita dalla shell genitrice all’invocazione. I comandi incorporati che sono invocati come parte di una pipeline sono anch’essi eseguiti in un ambiente di subshell. Modifiche fatte all’ambiente di subshell non possono influenzare l’ambiente di esecuzione della shell [genitrice].

Le subshell create per eseguire sostituzioni di comando ereditano il valore dell’opzione −e dalla shell genitrice. Quando non è in modalità posix, bash toglie l’opzione −e in tali subshell.

Se un comando è invocato da un & e il job−control non è attivo, lo standard input predefinito per il comando è il file vuoto /dev/null. Altrimenti il comando invocato eredita i descrittori di file della shell chiamante come modificati dalle ridirezioni.

AMBIENTE

Quando viene invocato un programma gli viene dato un array di stringhe chiamato insieme delle variabili di ambiente. Questa è una lista di coppie nomevalore, della forma nome=valore.

La shell consente di manipolare l’ambiente in molti modi. All’invocazione, la shell esamina il suo ambiente e crea un parametro per ogni nome trovato, marcandolo automaticamente per essere esportato ai processi figli. I comandi eseguiti ereditano l’ambiente. I comandi export e declare −x permettono di aggiungere o togliere dall’ambiente parametri e funzioni. Se il valore di un parametro d’ambiente viene modificato, il nuovo valore diventa parte dell’ambiente, sostituendo il valore precedente. L’ambiente ereditato da qualsiasi comando eseguito è costituito dall’ambiente iniziale della shell, i cui valori possono essere modificati nella shell, diminuiti di ogni coppia rimossa dal comando unset, e aumentati da ogni aggiunta attraverso i comandi export e declare−x.

L’ambiente per qualsiasi comando semplice o funzione può essere ampliato temporaneamente premettendo degli assegnamenti di parametro al comando stesso, come descritto prima in PARAMETRI. Queste istruzioni di assegnamento influenzano solo l’ambiente utilizzato da quel comando.

Se è impostata l’opzione −k (si veda il comando incorporato set più avanti), tutti gli assegnamenti di parametro sono resi disponibili nell’ambiente del comando, non solo quelli che precedono il nome del comando.

Quando bash invoca un comando esterno, la variabile _ viene impostata al nome completo del percorso del comando, e passato a quel comando nel suo ambiente.

STATO D’USCITA

Lo stato d’uscita di un comando eseguito è il valore ritornato dalla chiamata di sistema waitpid o da una funzione equivalente. Gli stati d’uscita ricadono nell’intervallo fra 0 e 255 anche se, come spiegato più avanti, la shell può usare valori superiori a 125 in casi particolari. Anche gli stati d’uscita dei comandi incorporati della shell e dei comandi composti sono circoscritti in questo intervallo. In casi particolari la shell usa valori speciali per indicare specifiche situazioni di insuccesso.

Ai fini della shell, un comando che termina con uno stato d’uscita zero ha avuto successo. Uno stato d’uscita pari a zero indica successo. Uno stato d’uscita diverso da zero indica errore. Quando un comando termina su un segnale fatale N, bash usa il valore di 128+N come stato d’uscita.

Se un comando non viene trovato, il processo figlio creato per eseguirlo ritorna uno stato pari a 127. Se un comando viene trovato ma non è eseguibile lo stato di ritorno è 126.

Se un comando non ha successo a causa di un errore durante l’espansione o la ridirezione, lo stato d’uscita è maggiore di zero.

I comandi incorporati della shell restituiscono uno stato di 0 (vero) in caso di successo, e diverso da zero (falso) in caso di errore durante l’esecuzione. Tutti i comandi incorporati restituiscono uno stato d’uscita di 2 per indicare l’uso scorretto.

Bash stessa ritorna lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito, a meno che non avvenga un errore di sintassi, nel qual caso essa esce con un valore diverso da zero. Si veda anche il comando incorporato exit più avanti.

SEGNALI

Quando bash è interattiva, in assenza di ogni segnale da intercettare col comando trap, ignora SIGTERM (così che kill 0 non uccide una shell interattiva), e SIGINT viene intercettato e gestito (così che il comando incorporato wait è interrompibile). In tutti i casi, bash ignora SIGQUIT. Se si usa il job−control, bash ignora SIGTTIN, SIGTTOU, e SIGTSTP.

I comandi non incorporati invocati da bash hanno i gestori di segnali impostati sui valori ereditati dalla shell dalla sua genitrice. Quando non si usa il job−control, i comandi asincroni ignorano SIGINT e SIGQUIT. in aggiunta a questi gestori ereditati. I comandi eseguiti come risultato di una sostituzione di comando ignorano i segnali di job−control generati da tastiera SIGTTIN, SIGTTOU, e SIGTSTP.

Come comportamento predefinito, la shell esce al ricevimento di un SIGHUP. Prima di uscire, una shell interattiva ri−invia un segnale SIGHUP a tutti i job (richiesti tramite job−control), in esecuzione o sospesi. Ai job sospesi viene inviato un segnale SIGCONT per essere sicuri che ricevano il segnale SIGHUP. Per prevenire l’invio del segnale da parte della shell a un particolare job, quest’ultimo dovrebbe essere rimosso dalla tabella dei job col comando incorporato disown (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti) o contrassegnato per non ricevere SIGHUP usando disown −h.

Se l’opzione di shell huponexit è stata impostata con shopt, bash invia un segnale SIGHUP a tutti i job quando una shell di login interattiva esce.

Se bash è in attesa che un comando finisca e riceve un segnale per il quale è stato impostata un’intercettazione di segnale, il comando relativo alla gestione del segnale viene eseguito solo al termine del comando. Quando bash è in attesa della fine di un comando asincrono attraverso il comando incorporato wait, la ricezione di un segnale per il quale un’intercettazione di segnale è stata impostata fa sì che il comando incorporato wait termini immediatamente con uno stato d’uscita maggiore di 128, e immediatamente dopo viene innescata la gestione del segnale intercettato.

JOB-CONTROL

Il termine job−control si riferisce alla capacità di fermare (sospendere) selettivamente l’esecuzione di processi e continuare (riprendere) la loro esecuzione in seguito. Tipicamente, un utente utilizza questa possibilità attraverso un’interfaccia interattiva costituita congiuntamente dal driver del terminale del kernel del sistema operativo e da bash.

La shell associa un job a ogni pipeline. Essa mantiene una tabella dei job correntemente in esecuzione, che può essere visualizzata con il comando jobs. Quando bash avvia un job in modo asincrono (in background), stampa una riga tipo:

[1] 25647

che indica che questo job è il job numero 1 e che l’ID di processo dell’ultimo processo nella pipeline associata a questo job è 25647. Tutti i processi in una singola pipeline fanno parte dello stesso job. Bash usa l’astrazione job come base per il job−control.

Per facilitare l’implementazione dell’interfaccia utente per il job−control, il sistema mantiene la nozione di ID del gruppo di processi del terminale corrente. I membri di questo gruppo di processo (processi il cui ID del gruppo di processo è uguale all’ID del gruppo di processo del terminale corrente) ricevono segnali generati da tastiera, come SIGINT. Si dice che questi processi sono in primopiano (foreground − oppure sincroni). I processi in background (sullo sfondo − oppure asincroni) sono quelli il cui ID del gruppo di processo differisce da quello del terminale; tali processi sono immuni dai segnali generati da tastiera. Solo ai processi in primo piano è permesso di leggere o, se l’utente l’ha specificato con stty tostop, scrivere sul terminale. Ai processi nascosti che tentano di leggere dal terminale (o scriverci sopra quando stty tostop è in azione) è inviato un segnale SIGTTIN (SIGTTOU) dal driver del terminale del kernel, che, se non intercettato, sospende il processo.

Se il sistema operativo sul quale bash è in esecuzione supporta il job−control, bash è in grado di utilizzarlo. Battere il carattere di sospensione (tipicamente ^Z, Control-Z) mentre un processo è in esecuzione, provoca la sospensione di quel processo e restituisce il controllo a bash. Battere il carattere di sospensione ritardata (tipicamente ^Y, Control−Y) provoca la sospensione del processo quando questo tenta di leggere input dal terminale, e la restituzione del controllo a bash. Si può poi cambiare lo stato di questo job, usando il comando bg per continuarlo in background, il comando fg per riportarlo in foreground, o il comando kill per farlo terminare. Un ^Z ha effetto immediatamente, e ha l’effetto collaterale di causare la perdita dell’output in sospeso e del "type ahead" (caratteri immessi a terminale ma non ancora passati al programma).

Vi sono diversi modi per riferirsi a un job nella shell. Il carattere % designa una specifica di job (jobspec). Un job con numero n può essere indicato come %n. Un job può anche essere indicato usando un prefisso del nome usato per avviarlo, o usando una sottostringa che appare nella sua riga di comando. Per esempio, %ce si riferisce a un job ce sospeso. Se un prefisso corrisponde a più di un job, bash restituisce un messaggio di errore. L’uso di %?ce, d’altra parte, indica qualsiasi job che contiene la stringa ce nella sua riga di comando. Se la sottostringa corrisponde a più di un job, bash restituisce un messaggio di errore. I simboli %% e %+ si riferiscono alla nozione della shell del job corrente, ossia l’ultimo job sospeso mentre era in foreground o avviato in background. Il job precedente può essere referenziato usando %−. Se c’è un solo job, %+ e %− possono essere usati entrambi per far riferimento a quel job. Nell’output che riguarda i job (per esempio, l’output del comando jobs), il job corrente è sempre segnalato con un +, ed il job precedente con un . Un singolo % (senza alcuna specificazione associata) è pure un modo per designare il job corrente.

La semplice menzione di un job può essere usata per riportarlo in foreground: %1 è un sinonimo per ’’fg %1’’, che porta il job 1 dal background al foreground. Nello stesso modo, ’’%1 &’’ riprende l’esecuzione del job 1 in background, ossia equivale a ’’bg %1’’.

La shell viene notificata immediatamente ogni volta che un job cambia stato. Normalmente, bash aspetta finché non deve stampare un prompt prima di informare dei cambiamenti nello stato di un job, in modo da non interrompere alcun altro output. Se l’opzione −b del comando incorporato set è impostata, bash riporta tali cambiamenti immediatamente. Delle eventuali istruzioni di intercettazione del segnale SIGCHLD viene eseguita per ogni processo figlio che esce.

Se si tenta di uscire da bash mentre vi sono dei job sospesi(o, se è stata abilitata l’opzione di shell checkjobs usando il comando incorporato shopt, in esecuzione), la shell stampa un messaggio di avvertimento e, se viene abilitata l’opzione checkjobs, elenca i job e i loro stati. Si può quindi usare il comando jobs per controllare il loro stato. Se si fa un secondo tentativo per uscire senza immettere alcun altro comando, non si riceve più il messaggio di avvertimento e ogni job sospeso viene terminato.

STRINGHE DI PROMPT

Quando eseguita interattivamente, bash mostra il prompt primario PS1 quando è pronta per leggere un comando, e il prompt secondario PS2 quando è in attesa di altro input per completare un comando. Bash permette di personalizzare queste stringhe di prompt inserendo un certo numero di caratteri speciali preceduti dalla barra inversa che sono decodificati come segue:

\a

un carattere ASCII di campanello (07)

\d

la data nel formato "Giorno−della−settimana Mese Giorno" (ad es., "Tue May 26")

\D{formato}

il formato viene passato a strftime(3) e il risultato è inserito nella stringa di prompt; un formato vuoto genera una rappresentazione di data/ora specifica della localizzazione. Le parentesi graffe sono obbligatorie

\e

un carattere ASCII di escape (033)

\h

il nome dell’host fino al primo ’.’

\H

il nome dell’host

\j

il numero di job attualmente gestiti dalla shell

\l

il basename del terminale in cui è eseguita la shell

\n

newline [su una nuova riga]

\r

carriage return [a inizio riga]

\s

il nome della shell, il basename di $0 (la parte che segue l’ultima barra [/])

\t

l’ora corrente nel formato HH:MM:SS 24 ore

\T

l’ora corrente nel formato HH:MM:SS 12 ore

\@

l’ora corrente nel formato am/pm 12 ore

\A

l’ora corrente nel formato HH:MM 24 ore

\u

il nome−utente dell’utente corrente

\v

la versione di bash (ad es., 2.00)

\V

la release di bash, versione + livello di patch (ad es., 2.00.0)

\w

la directory di lavoro corrente, con $HOME abbreviato da una tilde (usa il valore della variabile PROMPT_DIRTRIM)

\W

il basename della directory di lavoro corrente, con $HOME abbreviato con una tilde

\!

il numero nella cronologia del comando attuale

\#

il numero di comando del comando attuale

\$

se l’UID effettivo è 0, un #, altrimenti un $

\nnn

il carattere [ASCII] che corrisponde al numero ottale nnn

\\

una barra inversa

\[

marca l’inizio di una sequenza di caratteri non stampabili, che può essere usata per includere nel prompt una sequenza di controllo del terminale

\]

marca la fine di una sequenza di caratteri non stampabili

Il numero del comando e il numero nella cronologia sono generalmente differenti: il numero della cronologia di un comando è la sua posizione nella lista della cronologia, la quale può includere comandi preesistenti nel file di cronologia (si veda CRONOLOGIA più avanti), mentre il numero del comando è la posizione nella sequenza dei comandi eseguiti durante la corrente sessione di shell. Dopo che la stringa è decodificata, essa è espansa attraverso l’espansione di parametro, la sostituzione di comando, l’espansione aritmetica e la rimozione dei caratteri di quotatura, secondo quanto specificato dal valore dell’opzione di shell promptvars (si veda più avanti la descrizione del comando shopt in COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL).

READLINE

Questa è la libreria che gestisce la lettura dell’input quando si usa una shell interattiva, a meno che non si specifichi l’opzione −−noediting all’invocazione della shell. La modifica di riga è usata anche quando viene passata l’opzione −e al comando incorporato read. Come comportamento predefinito, i comandi per l’editor della riga comandi sono simili a quelli di Emacs. È anche disponibile un’interfaccia per editor di riga in stile vi. La modifica di riga può essere abilitata in ogni momento con le opzioni −o emacs o −o vi del comando incorporato set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Per chiudere l’editor di riga dopo l’esecuzione della shell utilizzare l’opzione +o emacs o +o vi del comando incorporato set.

Notazione readline
In questa sezione, si usa la notazione in stile Emacs per indicare i tasti da battere. I tasti di controllo sono indicati da C−tasto, per esempio, C−n significa Control−N. In modo simile, i meta tasti sono indicati da M−tasto, cioè M−x significa Meta−X. (Sulle tastiere senza un tasto meta, M−x significa ESC x, cioè, si preme il tasto Escape e poi il tasto x. Questo rende ESC il meta prefisso. La combinazione M−C−x significa ESC−Control−x, ossia si preme il tasto Escape poi si tiene il tasto Control mentre si preme il tasto x).

Ai comandi readline possono essere specificati argomenti numerici, che normalmente sono dei contatori di ripetizione. A volte, tuttavia, è il segno dell’argomento a essere significativo. Passando un argomento negativo a un comando che agisce in avanti (ad es., kill−line), il comando agisce nella direzione opposta. I comandi il cui comportamento con gli argomenti è diverso da questo sono indicati più avanti.

Quando un comando è descritto come eliminazione di testo, il testo cancellato viene salvato per un possibile riutilizzo futuro (yanking). Il testo eliminato viene salvato in un kill−ring. Eliminazioni consecutive provocano l’accumulazione del testo in una unità, che può essere recuperata tutta in una volta. Comandi che non eliminano testo separano parti di testo nel kill-ring.

Inizializzazione di Readline
Readline è personalizzata inserendo comandi in un file di inizializzazione (il file inputrc ). Il nome di questo file è preso dal valore della variabile INPUTRC. Se questa variabile non è definita il valore predefinito è ~/.inputrc. Quando un programma che usa la libreria readline viene avviato, viene letto il file di inizializzazione, e vengono impostate le associazioni di tasti e assegnate le variabili. Ci sono solo alcuni costrutti base consentiti nel file d’inizializzazione di readline. Le righe vuote sono ignorate. Le righe che iniziano con un # sono commenti. Le righe che iniziano con un $ indicano costrutti condizionali. Le altre righe indicano associazioni di tasti e impostazioni di variabili.

Le associazioni di tasti predefiniti possono essere cambiate con un file inputrc. Altri programmi che usano questa libreria possono aggiungere i loro propri comandi e associazioni.

Per esempio, porre

M−Control−u: universal−argument

o

C−Meta−u: universal−argument

nel file inputrc farebbe eseguire a M−C−u il comando della readline universal−argument.

Sono riconosciuti i seguenti nomi simbolici di carattere: RUBOUT, DEL, ESC, LFD, NEWLINE, RET, RETURN, SPC, SPACE e TAB.

In aggiunta al nome del comando, readline consente che a un tasto corrisponda una stringa che è inserita quando quel tasto è premuto (una macro).

Associazioni di tasti readline
La sintassi per il controllo delle associazioni dei tasti nel file inputrc è semplice. Tutto quel che è richiesto è il nome del comando o il testo di una macro e una sequenza di tasti alla quale dovrà essere associato. Il nome può essere specificato in uno di due modi: come nome simbolico di un tasto, eventualmente con i prefissi Meta− o Control−, o come una sequenza di tasti.

Quando si usa la forma nome−tasto:nome−funzione o macro, nome-tasto è il nome di un tasto in inglese. Per esempio:

Control-u: universal−argument
Meta-Rubout: backward-kill-word
Control-o: "> output"

Negli esempi precedenti, C−u viene collegato alla funzione universal−argument, M−DEL viene collegato alla funzione backward−kill−word, e C−o viene collegato all’esecuzione della macro indicata sul lato destro (cioè, inserire il testo ’’> output’’ nella riga).

Nella seconda forma, "sequenza−tasti":nome−funzione o macro, sequenza-tasti differisce da nome-tasto visto sopra, per il fatto che la stringa che denota un’intera sequenza di tasti può essere specificata ponendo la sequenza fra virgolette. Alcuni tasti di protezione (escape) nello stile GNU Emacs possono essere usati, come nei seguenti esempi, ma i nomi simbolici dei caratteri non si possono utilizzare.

"\C−u": universal−argument
"\C−x\C−r": re−read−init−file
"\e[11~": "Function Key 1"

In questo esempio, C−u viene ancora collegato alla funzione universal−argument. C−x C−r viene collegato alla funzione re−read−init−file, e ESC [ 1 1 ~ viene collegato all’inserimento del testo ’’Function Key 1’’.

L’insieme completo delle sequenze di protezione (escape) in stile GNU Emacs è

\C−

prefisso control

\M−

prefisso meta

\e

un carattere di escape

\\

barra inversa

\"

il carattere "

\'

il carattere '

In aggiunta alle sequenze di protezione che iniziano col tasto escape in stile GNU Emacs, è disponibile un secondo insieme di sequenze di protezione che iniziano con la barra inversa:

\a

avviso (segnale acustico)

\b

backspace

\d

cancella [delete − tasto Del o Canc]

\f

form feed [salto pagina]

\n

newline [nuova linea]

\r

carriage return [a inizio linea]

\t

tabulazione orizzontale

\v

tabulazione verticale

\nnn

il carattere a otto bit il cui valore è rappresentato dal valore ottale nnn (da una a tre cifre ottali)

\xHH

il carattere a otto bit il cui valore è rappresentato dal valore esadecimale HH (una o due cifre esadecimali)

Quando si inserisce il testo di una macro, apostrofi o virgolette devono essere usati per indicare una definizione di macro. Un testo non quotato si suppone che sia un nome di funzione. Nel corpo della macro, i segni di protezione \ idescritti prima vengono espansi. La barra inversa quota qualsiasi altro carattere nel testo della macro, inclusi " e '.

Bash permette di mostrare o modificare le associazioni correnti dei tasti di readline con il comando incorporato bind. La modalità di modifica può essere cambiata durante l’uso interattivo usando l’opzione −o del comando incorporato set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Variabili readline
Readline ha delle variabili che possono essere usate per personalizzare ulteriormente il suo comportamento. Una variabile può essere impostata nel file inputrc con un’istruzione della forma

set nome−di−variabile valore

Tranne dove diversamente indicato, le variabili di readline possono avere i valori On o Off (senza distinzione fra maiuscole e minuscole). I nomi di variabile non riconosciuti vengono ignorati. Quando viene letto un valore di variabile, i valori vuoti o nulli, "on" (senza distinzione fra maiuscole e minuscole) o "1" sono equivalenti a On. Tutti gli altri valori sono equivalenti a Off. Le variabili e i loro valori predefiniti sono:
bell−style (audible)

Controlla cosa succede se readline vuole usare il segnalatore acustico del terminale. Se impostato a none, readline non emette alcun segnale. Se impostato a visible, readline usa un segnalatore visivo se disponibile. Se impostato a audible, readline tenta di attivare il segnalatore acustico del terminale.

bind−tty−special−chars (On)

Se impostato a On, readline tenta di associare i caratteri di controllo trattati in modo speciale dal driver del terminale nel kernel agli equivalenti degli stessi come descritti da readline.

comment−begin (’’#’’)

La stringa che è inserita quando è eseguito il comando insert−comment. Questo comando è associato a M−# in modalità comandi Emacs e a # in modalità comandi di vi.

completion−ignore−case (Off)

Se impostato a On, readline effettua l’individuazione dei nomi di file e il completamento senza distinguere le lettere maiuscole dalle lettere minuscole.

completion−prefix−display−length (0)

La lunghezza in caratteri del prefisso comune di una lista di possibili completamenti che è visualizzata senza modifiche. Quando è impostata a un valore maggiore di zero, i prefissi comuni più lunghi di questo valore sono rimpiazzati da un’ellissi quando vengono visualizzati possibili completamenti.

completion−query−items (100)

Questo determina a che punto interpellare l’utente per visualizzare i possibili completamenti generati dal comando possible−completions. Può essere impostato a un numero intero maggiore o uguale a zero. Se il numero di possibili completamenti è maggiore o uguale al valore di questa variabile, all’utente viene chiesto se desidera o meno vederli; altrimenti essi sono semplicemente elencati sul terminale.

convert−meta (On)

Se impostato a On, readline converte i caratteri con l’ottavo bit uguale a 1 a una sequenza di caratteri ASCII eliminando l’ottavo bit e aggiungendo come prefisso un carattere di protezione (in pratica, usando l’escape come prefisso meta).

disable−completion (Off)

Se impostato a On, readline inibisce il completamento della parola. I caratteri di completamento saranno inseriti nella riga come se fossero stati mappati come self−insert.

editing−mode (emacs)

Controlla se readline parte con un insieme di associazioni di tasti simile a Emacs o vi. editing−mode (modalità di modifica) può essere impostato a emacs o a vi.

echo−control−characters (On)

Quando è impostato a On, sui sistemi operativi che lo suppportano, readline visualizza un carattere corrispondente a un segnale generato dalla tastiera.

enable−keypad (Off)

Quando impostato a On, readline tenta di abilitare il tastierino numerico se viene utilizzato. Alcuni sistemi richiedono questo per abilitare i tasti−freccia.

enable−meta−key (On)

Quando è impostato a On, readline tenta di abilitare qualsiasi meta tasto modificatore che il terminale dichiara di supportare quando viene chiamato. Su molti terminali il meta tasto è usato per inviare caratteri a otto bit.

expand−tilde (Off)

Se impostato a On, l’espansione della tilde è effettuata quando readline tenta il completamento della parola.

history−preserve−point (Off)

Se impostato a On, il codice che implementa la cronologia tenta di piazzare il cursore nel punto in cui si trovava su ogni riga della cronologia visualizzata con previous−history o next−history.

history−size (0)

Definisce il numero massimo di voci salvate nella cronologia. Se impostato a zero, il numero di registrazioni è illimitato.

horizontal−scroll−mode (Off)

Quando impostato a On, richiede a readline di usare una sola riga per la visualizzazione, facendo scorrere l’input in orizzontale su una sola riga dello schermo quando essa risulti più lunga della larghezza dello schermo, invece che andando a capo su una nuova riga.

input−meta (Off)

Se impostato a On, readline abilita l’input a otto bit (cioè, non toglie il bit più alto dai caratteri che legge), indipendentemente da quello che il terminale dichiara di supportare. Il nome meta−flag è un sinonimo per questa variabile.

isearch−terminators (’’C−[C−J’’)

Una stringa di caratteri che fa terminare una ricerca incrementale senza eseguire successivamente il carattere come se fosse un comando. Se a questa variabile non è stato dato un valore, i caratteri ESC and C−J fanno terminare una ricerca incrementale.

keymap (emacs)

Imposta la mappa corrente dei tasti di readline. Il set dei nomi validi per le mappe dei tasti è emacs, emacs−standard, emacs−meta, emacs−ctlx, vi, vi−command e vi−insert. vi è equivalente a vi−command; emacs è equivalente a emacs−standard. Il valore predefinito è emacs; il valore di editing−mode determina anche la mappa dei tasti predefiniti.

mark−directories (On)

Se impostata a On, ai nomi delle directory completate è aggiunta una barra [/] alla fine.

mark−modified−lines (Off)

Se impostato a On, le righe della cronologia che sono state modificate sono mostrate precedute da un asterisco (*).

mark−symlinked−directories (Off)

Se impostato a On, i nomi completati che sono collegamenti simbolici a directory hanno una barra [/] alla fine (se richiesto tramite mark−directories).

match−hidden−files (On)

Questa variabile, se impostata a On, fa sì che readline mostri anche i file i cui nomi iniziano con un ’.’ (file nascosti) quando effettua il completamento del nome di file. Se impostata a Off, il ’.’ iniziale dev’essere fornito dall’utente come parte del nome di file da completare.

menu−complete−display−prefix (Off)

Se impostato a On, il completamento del menù visualizza il prefisso comune della lista di possibili completamenti (che può essere vuota) prima di scorrere ciclicamente la lista.

output−meta (Off)

Se impostato a On, readline mostra i caratteri con l’ottavo bit impostato direttamente, piuttosto che con una sequenza di protezione avente come prefisso meta.

page−completions (On)

Se impostato a On, readline usa un paginatore interno simile a more per mostrare i possibili completamenti una schermata alla volta.

print−completions−horizontally (Off)

Se impostato a On, readline mostra i completamenti ordinati in ordine alfabetico orizzontalmente, piuttosto che dall’alto in basso.

revert−all−at−newline (Off)

Se impostato a On, readline annulla tutte le modifiche alle righe della cronologia prima di ritornare, quando viene eseguito accept−line. In modo predefinito, le righe della cronologia possono essere modificate e mantengono liste dei singoli anullamenti mediante chiamate a readline.

show−all−if−ambiguous (Off)

Questo cambia il comportamento predefinito delle funzioni di completamento. Se impostato a On, le parole che hanno più di un possibile completamento provocano la visualizzazione immediata delle coincidenze invece che l’attivazione del segnalatore acustico.

show−all−if−unmodified (Off)

Questo cambia il comportamento predefinito delle funzioni di completamento in maniera simile a show−all−if−ambiguous. Se impostato a On, le parole che hanno più di un possibile completamento senza alcun possibile completamento parziale (ovvero i possibili completamenti non hanno alcun prefisso in comune) sono elencate immediatamente invece che provocare l’attivazione del segnalatore acustico.

skip−completed−text (Off)

Se impostato a On, altera il comportamento predefinito del completamento quando viene inserita una corrispondenza nella riga. È attivo solo quando si effettua il completamento a metà di una parola. Se abilitato, readline non inserisce, dopo il completamento della parola, caratteri provenienti dal completamento che corrispondono ai caratteri della parola da completare che si trovano dopo il cursore; in tal modo porzioni di parola che seguono il cursore non vengono duplicati.

visible−stats (Off)

Se impostato a On, un carattere che denota un tipo di file come riportato da stat(2) è accodato al nome di file durante l’elencazione dei possibili completamenti.

Costrutto condizionale di readline
Readline implementa un servizio simile, nello spirito, a quello della compilazione condizionale nel preprocessore C, e che permette di effettuare associazioni di tasti e impostazioni di variabili in base al risultato di test. Vi sono tre direttive di controllo usate.

$if

Il costrutto $if permette che le associazioni siano fatte in base alla modalità di modifica, al terminale in uso o all’applicazione che fa uso di readline. Il testo da verificare arriva fino alla fine della riga; nessun carattere che lo delimiti è richiesto.

mode

La forma mode= della direttiva $if è usata per verificare se readline è in modo emacs o vi. Questo può essere usato in congiunzione con il comando set keymap, per esempio, per impostare le associazioni delle mappe dei tasti di emacs−standard e emacs−ctlx solo se readline è avviata in modo emacs.

term

La forma term= può essere usata per includere associazioni di tasti specifiche per un terminale, magari per associare le sequenze di tasti emesse dai tasti funzione dei terminali. La parola a destra dell’ = viene confrontata con il nome completo del terminale e la parte del nome del terminale che precede il primo . Questo permette, ad esempio, a sun di trovare una corrispondenza sia con sun che con sun−cmd.

application

Il costrutto application è usato per includere impostazioni specifiche per un’applicazione. Ogni programma che usa la libreria readline imposta il nome applicazione, e un file di inizializzazione può poi fare un test per un particolare valore. Questo può essere usato per associare sequenze di tasti a funzioni utili per uno specifico programma. Per esempio, il comando seguente aggiunge una sequenza di tasti che quota la parola corrente o la parola precedente in bash:

$if Bash
# Quota la parola corrente o precedente
"\C−xq": "\eb\"\ef\""
$endif

$endif

Questo comando, come si è visto nell’esempio precedente, fa terminare un comando $if.

$else

I comandi in questa parte della direttiva $if sono eseguiti se il test non risulta verificato.

$include

Questa direttiva prende un unico nome di file come argomento e legge comandi e associazioni da quel file. Per esempio, la seguente direttiva legge /etc/inputrc:

$include /etc/inputrc

Ricerca
Readline è dotato di comandi per cercare nella cronologia dei comandi (si veda CRONOLOGIA più avanti) righe contenenti una stringa specifica. Ci sono due modalità di ricerca: incrementale e non-incrementale.

La ricerca incrementale inizia prima che l’utente abbia finito di immettere la stringa di ricerca. Mentre ogni carattere della stringa di ricerca viene battuto, readline mostra la prima linea dalla cronologia che corrisponde alla stringa battuta finora. Una ricerca incrementale richiede solamente il numero minimo di caratteri necessari per trovare l’elemento della cronologia desiderato. I caratteri presenti nel valore della variabile isearch−terminators sono usati per delimitare una ricerca incrementale. Se a quella variabile non è stato assegnato un valore, i caratteri di Escape e Control-J fanno arrestare una ricerca incrementale. Control-G interrompe una ricerca incrementale e ripristina la riga originale. Quando è terminata la ricerca, l’elemento della cronologia contenente la stringa di ricerca diventa la riga corrente.

Per trovare altri elementi nell’elenco della cronologia, battere Control−S o Control−R secondo il caso. Viene eseguita così una ricerca all’indietro o in avanti nella cronologia del successivo elemento che corrisponde alla stringa di ricerca che è stata immessa. Ogni altra sequenza di tasti associata a un comando readline pone termine alla ricerca ed esegue il comando presente nella linea. Per esempio, un newline provoca l’interruzione della ricerca e accetta la riga, eseguendo così il comando proveniente dall’elenco della cronologia.

Readline ricorda l’ultima stringa di ricerca incrementale. Se due Control−R vengono battuti senza che siano intervenuti caratteri che definiscono una nuova stringa di ricerca, viene utilizzata la stringa di ricerca memorizzata al momento.

Le ricerche non incrementali leggono l’intera stringa di ricerca prima di avviare la ricerca per individuare righe nella cronologia. La stringa di ricerca può essere battuta dall’utente o essere parte del contenuto della riga corrente.

Nomi di comando readline
La seguente è una lista di nomi dei comandi e delle sequenze di tasti predefiniti a cui essi sono collegati. Nomi di comando senza una sequenza di tasti collegata a essi sono scollegati in modo predefinito. Nelle descrizioni seguenti, punto si riferisce alla posizione corrente del cursore e marca alla posizione del cursore salvata col comando set−mark. Il testo fra il punto e la marca è indicato come regione.

Comandi di movimento
beginning−of−line (C−a)

Si sposta all’inizio della riga corrente.

end−of−line (C−e)

Si sposta alla fine della riga.

forward−char (C−f)

Si sposta avanti di un carattere.

backward−char (C−b)

Si sposta indietro di un carattere.

forward−word (M−f)

Si sposta in avanti fino alla fine della parola successiva. Le parole sono composte di caratteri alfanumerici (lettere e cifre).

backward−word (M−b)

Si sposta indietro all’inizio della parola corrente o precedente. Le parole sono composte di caratteri alfanumerici (lettere e cifre).

shell−forward−word

Si sposta in avanti fino alla fine della parola successiva. Le parole sono delimitate da metacaratteri di shell non quotati.

shell−backward−word

Si sposta indietro all’inizio della parola corrente o precedente. Le parole sono delimitate da metacaratteri di shell non quotati.

clear−screen (C−l)

Pulisce lo schermo lasciando la riga corrente in cima allo schermo. Con un argomento, rinfresca la riga corrente senza ripulire lo schermo.

redraw−current−line

Rinfresca la riga corrente.

Comandi per manipolare la cronologia
accept−line (Newline, Return)

Accetta la riga senza curarsi di dove sia il cursore. Se questa riga non è vuota, è aggiunta alla lista della cronologia in accordo con lo stato della variabile HISTCONTROL. Se la riga è una riga di cronologia modificata, allora ripristina la riga di cronologia al suo stato originale.

previous−history (C−p)

Prende il precedente comando dalla lista della cronologia, spostandosi indietro nella lista.

next−history (C−n)

Prende il successivo comando dalla lista della cronologia, spostandosi avanti nella lista.

beginning−of−history (M−<)

Si sposta alla prima riga nella cronologia.

end−of−history (M−>)

Si sposta alla fine della cronologia dell’input, cioè, alla riga che si sta inserendo.

reverse−search−history (C−r)

Cerca all’indietro partendo dalla riga corrente spostandosi in ’su’ attraverso la cronologia come necessario. Questa è una ricerca incrementale.

forward−search−history (C−s)

Cerca in avanti partendo dalla riga corrente e spostandosi in ’giù’ attraverso la cronologia come necessario. Questa è una ricerca incrementale.

non−incremental−reverse−search−history (M−p)

Cerca all’indietro attraverso la cronologia, partendo dalla riga corrente, una stringa fornita dall’utente, usando una ricerca non incrementale.

non−incremental−forward−search−history (M−n)

Cerca in avanti attraverso la cronologia una stringa fornita dall’utente, usando una ricerca non incrementale.

history−search−forward

Cerca in avanti attraverso la cronologia una stringa di caratteri tra l’inizio della riga corrente e il punto del cursore. Questa è una ricerca non incrementale.

history−search−backward

Cerca all’indietro attraverso la cronologia una stringa di caratteri tra l’inizio della riga corrente e il punto del cursore. Questa è una ricerca non incrementale.

yank−nth−arg (M−C−y)

Inserisce il primo argomento del comando precedente (generalmente la seconda parola sulla riga precedente) alla posizione del cursore. Con un argomento n, inserisce la n−sima parola del comando precedente (le parole nel comando precedente iniziano con la parola 0). Un argomento negativo inserisce la n−sima parola dalla fine del comando precedente. Una volta che l’argomento n è calcolato, l’argomento è estratto come se l’espansione della cronologia "!n" sia stata specificata.

yank−last−arg (M−., M−_)

Inserisce l’ultimo argomento del comando precedente (l’ultima parola della precedente riga di cronologia). Con un argomento numerico, si comporta esattamente come yank−nth−arg. Chiamate consecutive a yank−last−arg percorrono l’elenco della cronologia all’indietro, inserendo ogni volta l’ultima parola (o la parola specificata dall’argomento della prima chiamata) di ogni riga. Qualsiasi argomento numerico fornito a queste chiamate successive determina la direzione di scorrimento nella cronologia. Un argomento negativo commuta la direzione di scorrimento (all’indietro o in avanti). I servizi dell’espansione della cronologia sono usati per estrarre l’ultimo argomento, come se fosse stata specificata l’espansione della cronologia "!$".

shell−expand−line (M−C−e)

Espande la riga nello stesso modo in cui lo fa la shell. Questo espande gli alias e la cronologia così come tutte le parole della shell. Si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti per una descrizione dell’espansione della cronologia.

history−expand−line (M−^)

Effettua l’espansione della cronologia sulla riga corrente. Si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti per una descrizione dell’espansione della cronologia.

magic−space

Effettua l’espansione della cronologia sulla riga corrente e inserisce uno spazio. Si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti per una descrizione dell’espansione della cronologia.

alias−expand−line

Effettua l’espansione degli alias sulla riga corrente. Si veda ALIAS sopra per una descrizione dell’espansione degli alias.

history−and−alias−expand−line

Espande la cronologia e gli alias sulla riga corrente.

insert−last−argument (M−., M−_)

Un sinonimo di yank−last−arg.

operate−and−get−next (C−o)

Accetta la riga corrente per l’esecuzione e prende dalla cronologia la riga successiva a quella corrente, per la modifica. Qualsiasi argomento viene ignorato.

edit−and−execute−command (C−xC−e)

Invoca un editor sulla riga di comando corrente ed esegue il risultato come comandi di shell. Bash tenta di invocare $VISUAL, $EDITOR e emacs come editor, in quest’ordine.

Comandi per cambiare il testo
delete−char (C−d)

Cancella il carattere nel punto del cursore. Se il punto è all’inizio della riga, non vi è alcun carattere nella riga, e l’ultimo carattere battuto non era associato a delete−char, allora ritorna EOF.

backward−delete−char (Rubout)

Cancella il carattere dopo il cursore. Quando è dato un argomento numerico, salva il testo cancellato sul kill−ring.

forward−backward−delete−char

Cancella il carattere sotto il cursore, a meno che il cursore non sia alla fine della riga, nel qual caso il carattere dietro al cursore viene cancellato.

quoted−insert (C−q, C−v)

Aggiunge il successivo carattere battuto sulla riga in modo letterale. Questo è il modo per inserire caratteri come C−q, per esempio.

tab−insert (C−v TAB)

Inserisce un carattere tab.

self−insert (a, b, A, 1, !, ...)

Inserisce il carattere battuto.

transpose−chars (C−t)

Trascina il carattere prima del punto del cursore in avanti sopra il carattere nel punto, spostando anche il punto in avanti. Se il punto è alla fine della riga, traspone i due caratteri prima del punto. Argomenti negativi non hanno effetto.

transpose−words (M−t)

Trascina la parola prima del punto del cursore dopo la parola oltre il punto, spostando inoltre il punto sopra quella parola. Se il punto è alla fine della riga, allora traspone le ultime due parole sulla riga.

upcase−word (M−u)

Rende maiuscola la parola corrente (o seguente). Con un argomento negativo, opera sulla parola precedente, ma non sposta il punto del cursore.

downcase−word (M−l)

Rende minuscola la parola corrente (o seguente). Con un argomento negativo, opera sulla parola precedente, ma non sposta il punto del cursore.

capitalize−word (M−c)

Rende maiuscola la prima lettera della parola corrente (o seguente). Con un argomento negativo, opera sulla parola precedente, ma non sposta il punto del cursore.

overwrite−mode

Alterna fra modalità inserimento e modalità di sovrascrittura. Con un argomento numerico esplicito positivo passa alla modalità sovrascrittura. Con un argomento numerico esplicito non positivo passa alla modalità inserimento. Questo comando riguarda solo la modalità emacs; la modalità vi sovrascrive in modo diverso. Ogni chiamata a readline() viene avviata in modalità inserimento. In modalità sovrascrittura i caratteri associati a self−insert sostituiscono il testo nel punto del cursore piuttosto che sospingere il testo verso destra. I caratteri associati a backward−delete−char sostituiscono il carattere prima del punto con uno spazio. Questo comando è non associato in modo predefinito.

Eliminazione e recupero
kill−line (C−k)

Elimina il testo dal punto del cursore fino alla fine della riga.

backward−kill−line (C−x C−Rubout)

Elimina all’indietro fino all’inizio della riga.

unix−line−discard (C−u)

Elimina all’indietro dal punto del cursore fino all’inizio della riga. Il testo eliminato viene salvato nel kill−ring

kill−whole−line

Elimina tutti i caratteri sulla riga corrente, non importa dove sia il punto del cursore.

kill−word (M−d)

Elimina dal punto del cursore fino alla fine della parola corrente o, se tra parole, fino alla fine della successiva parola. I delimitatori di parola sono gli stessi usati da forward−word.

backward−kill−word (M−Rubout)

Elimina la parola dietro il punto del cursore. I delimitatori di parole sono gli stessi usati da forward−word.

shell−kill−word (M−d)

Elimina dal punto del cursore fino alla fine della parola corrente o, se tra parole, fino alla fine della parola successiva. I delimitatori di parola sono gli stessi usati da shell−forward−word.

shell−backward−kill−word (M−Rubout)

Elimina la parola dietro il punto del cursore. I delimitatori di parola sono gli stessi usati da shell−backward−word.

unix−word−rubout (C−w)

Elimina la parola dietro il punto del cursore, usando gli spazi bianchi come delimitatori di parola. Il testo eliminato è salvato nel kill−ring.

unix−filename−rubout

Elimina la parola prima del punto del cursore, usando uno spazio bianco e il carattere barra [/] come delimitatori di parola. Il testo eliminato è salvato nel kill−ring.

delete−horizontal−space

Cancella tutti gli spazi e i tab attorno al punto del cursore.

kill−region

Elimina il testo nella regione corrente.

copy−region−as−kill

Copia il testo nella regione sul kill buffer.

copy−backward−word

Copia la parola prima del punto del cursore sul kill buffer. I delimitatori di parola sono gli stessi di backward−word.

copy−forward−word

Copia la parola dopo il punto del cursore sul kill buffer. I delimitatori di parola sono gli stessi di forward−word.

yank (C−y)

Copia il contenuto in cima al kill-ring e lo pone nel buffer nel punto del cursore.

yank−pop (M−y)

Ruota il kill−ring, e copia la nuova cima. Funziona solo dopo yank o yank−pop.

Argomenti numerici
digit−argument (M−0, M−1, ..., M−−)

Aggiunge questa cifra all’argomento che sta già accumulando, o inizia un nuovo argomento. M−− avvia un argomento negativo.

universal−argument

Questo è un altro modo per specificare un argomento. Se il comando è seguito da una o più cifre, opzionalmente con un segno meno iniziale, queste cifre definiscono l’argomento. Se il comando è seguito da cifre, eseguendo universal−argument di nuovo termina l’argomento numerico, ma a parte questo viene ignorato. Come caso speciale, se questo comando è seguito immediatamente da un carattere che non è né una cifra né un segno meno, il contatore degli argomenti per il comando successivo è moltiplicato per quattro. Il contatore è inizialmente uno, così eseguendo questa funzione la prima volta il contatore diventa quattro, la seconda volta il contatore diventa sedici, e così via.

Completamento
complete (TAB)

Tenta di effettuare il completamento del testo che precede il punto del cursore. Bash tenta il completamento trattando il testo, rispettivamente, come una variabile (se il testo inizia con $), nome di utente (se il testo comincia con ~), nome di host (se il testo comincia con @) o comando (inclusi alias e funzioni). Se nessuno di questi produce un risultato, viene tentato il completamento del nome di file.

possible−completions (M−?)

Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore.

insert−completions (M−*)

Inserisce tutti i completamenti del testo che precede il punto del cursore che sarebbero stati generati da possible−completions.

menu−complete

Simile a complete, ma sostituisce la parola da completare con una corrispondenza singola dalla lista dei possibili completamenti. Un’esecuzione ripetuta di menu−complete scorre la lista dei possibili completamenti, inserendo una corrispondenza alla volta. Alla fine della lista dei completamenti viene emesso un segnale acustico (dipendente dall’impostazione di bell−style) e il testo originale è ripristinato. Con un argomento n si sposta di n posizioni in avanti nella lista dei completamenti individuati; può essere usato un argomento negativo per spostarsi all’indietro nella lista. Questo comando è da associare normalmente al tasto TAB, però non è associato in modo predefinito.

menu−complete−backward

Identico a menu−complete, ma si muove in senso inverso nella lista dei possibili completamenti, come se menu−complete avesse ricevuto un argomento negativo. Come comportamento predefinito, questo comando non ha restrizioni.

delete−char−or−list

Cancella il carattere sotto il cursore se non si trova all’inizio o alla fine della riga (simile a delete−char). Se è alla fine della riga, si comporta in modo identico a possible−completions. Come comportamento predefinito, questo comando non è associato.

complete−filename (M−/)

Tenta il completamento del nome del file sul testo che precede il punto del cursore.

possible−filename−completions (C−x /)

Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di file.

complete−username (M−~)

Tenta il completamento del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di utente.

possible−username−completions (C−x ~)

Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di utente.

complete−variable (M−$)

Tenta il completamento del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come una variabile di shell.

possible−variable−completions (C−x $)

Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come una variabile di shell.

complete−hostname (M−@)

Tenta il completamento del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di host.

possible−hostname−completions (C−x @)

Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di host.

complete−command (M−!)

Tenta il completamento del testo che precede punto del cursore, trattandolo come nome di comando. Il completamento di comando tenta di far combaciare il testo confrontandolo con alias, parole riservate, funzioni di shell, comandi incorporati di shell e, da ultimo, nomi di file eseguibili, in quest’ordine.

possible−command−completions (C−x !)

Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di comando.

dynamic−complete−history (M−TAB)

Tenta il completamento del testo che precede il cursore, confrontando il testo con le righe della cronologia cercando le possibili corrispondenze di completamento.

dabbrev−expand

Tenta il completamento del menù sul testo che precede il punto del cursore, confrontando il testo con le righe della lista della cronologia cercando le possibili corrispondenze di completamento.

complete−into−braces (M−{)

Effettua il completamento del nome di file e insericse la lista dei possibili completamenti racchiusi tra parentesi graffe, rendendo la lista disponibile per la shell (si veda Espansione delle parentesi graffe sopra).

Macro di tastiera
start−kbd−macro (C−x ()

Inizia a salvare i caratteri battuti nella corrente macro di tastiera.

end−kbd−macro (C−x ))

Smette di salvare i caratteri battuti nella corrente macro di tastiera e memorizza la definizione.

call−last−kbd−macro (C−x e)

Riesegue l’ultima macro di tastiera definita, facendo sì che i caratteri nella macro appaiano come se fossero stati battuti sulla tastiera.

Varie
re−read−init−file (C−x C−r)

Legge il contenuto del file inputrc, e incorpora ogni associazione o assegnamento di variabile che trova.

abort (C−g)

Annulla il corrente comando di mmodifica ed emette il segnale acustico del terminale (dipendente dall’impostazione di bell−style).

do−uppercase−version (M−a, M−b, M−x, ...)

Se il carattere x battuto assieme al tasto Meta è minuscolo, esegue il comando collegato al corrispondente carattere maiuscolo.

prefix−meta (ESC)

Definisce come tasto Meta il successivo carattere battuto. ESC f è equivalente a Meta−f.

undo (C−_, C−x C−u)

Undo incrementale, memorizzato separatamente per ogni riga.

revert−line (M−r)

Annulla tutti i cambiamenti fatti su questa riga. Questo è come eseguire il comando undo un numero di volte sufficiente a riportare la riga al suo stato iniziale.

tilde−expand (M−&)

Effettua l’espansione della tilde sulla parola corrente.

set−mark (C−@, M−<space>)

Imposta la marca in corrispondenza del punto del cursore. Se viene fornito un argomento numerico la marca viene impostato a quella posizione.

exchange−point−and−mark (C−x C−x)

Scambia il punto del cursore con la marca. La posizione corrente del cursore è impostata alla posizione salvata, e la vecchia posizione del cursore è salvata come marca.

character−search (C−])

Viene letto un carattere e il punto del cursore è spostato all’occorrenza successiva di quel carattere. Un contatore negativo cerca occorrenze precedenti.

character−search−backward (M−C−])

Viene letto un carattere e il punto del cursore è spostato all’occorrenza precedente di quel carattere. Un contatore negativo cerca occorrenze successive.

skip−csi−sequence

Legge abbastanza caratteri da esaurire una sequenza di combinazione di tasti come quelle definite per tasti quali Home e End. Queste sequenze iniziano con un Control Sequence Indicator (CSI), generalmente ESC−[. Se questa sequenza è collegata a "\[", i tasti che producono tali sequenze non hanno alcun effetto, a meno che non siano collegati esplicitamente a un comando readline, invece di inserire caratteri sparsi nel buffer di modifica. Come impostazione predefinita, questo comando non ha restrizioni, ma in genere è collegato a ESC−[.

insert−comment (M−#) Senza un argomento numerico il valore della
variabile

readline comment−begin è inserito all’inizio della riga corrente. Se è fornito un argomento numerico questo comando agisce come un interruttore: se i caratteri all’inizio della riga non corrispondono al valore di comment−begin, il valore viene inserito, altrimenti i caratteri in comment−begin vengono cancellati dall’inizio della riga. In entrambi i casi la riga viene accettata come se fosse stato battuto un codice di fine riga (newline). Il valore predefinito di comment−begin fa sì che questo comando trasformi la riga corrente in un commento di shell. Se un argomento numerico provoca la rimozione del carattere di commento, la riga verrà eseguita dalla shell.

glob−complete−word (M−g)

La parola prima del punto del cursore è trattata come un modello per l’espansione del percorso, con un asterisco aggiunto alla fine implicitamente. Questo modello viene usato per generare una lista di nomi di file corrispondenti a possibili completamenti.

glob−expand−word (C−x *)

La parola prima del punto del cursore è trattata come un modello per l’espansione del percorso, e la lista dei nomi di file individuati viene inserita, sostituendo la parola. Se viene fornito un argomento numerico viene aggiunto alla fine un asterisco prima dell’espansione del percorso.

glob−list−expansions (C−x g)

Viene mostrata la lista delle espansioni che sarebbero state generate da glob−expand−word e la riga è ridisegnata. Se viene fornito un argomento numerico, un asterisco è aggiunto prima dell’espansione del percorso.

dump−functions

Stampa tutte le funzioni e le loro associazioni di tasti sul file di output di readline. Se è fornito un argomento numerico, l’output è formattato in modo tale da poter essere inserito in un file inputrc.

dump−variables

Stampa tutte le variabili readline impostabili e i loro valori sul file di output di readline. Se viene fornito un argomento numerico l’output è formattato in modo tale da poter essere inserito in un file inputrc.

dump−macros

Stampa tutte le sequenze di tasti readline associate a macro e le stringhe da loro prodotte. Se viene fornito un argomento numerico l’uscita è formattata in modo tale da poter essere inserito in un file inputrc.

display−shell−version (C−x C−v)

Mostra l’informazione sulla versione della corrente istanza di bash.

Completamento programmabile
Quando viene tentato il completamento della parola per un argomento di un comando per il quale una specifica di completamento (una compspec) è stata definita col comando incorporato complete (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti), vengono invocati i servizi di completamento programmabile.

Per prima cosa viene identificato il nome del comando. Se la parola del comando è la stringa vuota (completamento tentato all’inizio di una riga vuota), viene usato ogni compspec definito con l’opzione −E di complete. Se un comspec è stato definito per quel comando, il comspec è usato per generare la lista dei possibili completamenti per la parola. Se il nome del comando è un percorso completo di file, viene ricercato per primo un comspec per il percorso completo. Se non viene trovato nessun comspec per il percorso completo viene fatto un tentativo per trovare un comspec per la porzione che segue la barra [/] finale. Se queste ricerche non risultano in un compspec, viene usato come predefinito ogni compspec definito con l’opzione −D di complete.

Un volta trovato un comspec, questo è usato per generare la lista delle parole corrispondenti. Se non viene trovato un comspec, viene effettuato il completamento di bash predefinito come descritto in precedenza, sotto Completamento.

Per prima cosa, sono usate le azioni specificate dal comspec. Sono restituite solo le corrispondenze che iniziano con la parola che dev’essere completata. Quando viene usata l’opzione −f o −d per il completamento del nome di file o della directory, la variabile di shell FIGNORE è usata per filtrare le corrispondenze.

In seguito, viene generato qualsiasi completamento specificato da un modello di espansione del nome di percorso all’opzione −G. Le parole generate dal modello non devono necessariamente corrispondere alla parola che dev’essere completata. La variabile di shell GLOBIGNORE non è usata per filtrare le corrispondenze, ma viene usata la variabile FIGNORE.

In seguito, viene considerata la stringa specificata come argomento all’opzione −W. La stringa è prima suddivisa usando i caratteri nella variabile speciale IFS come delimitatori. È rispettata la quotatura della shell. Ogni parola viene poi espansa usando espansione delle parentesi graffe, espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, sostituzione di comando ed espansione aritmetica, come descritto in precedenza, sotto ESPANSIONE. I risultati sono suddivisi usando le regole sopra descritte sotto Suddivisione in parole. I risultati dell’espansione sono confrontati con la parte iniziale della parola che dev’essere completata, e quelli che corrispondono diventano i possibili completamenti.

Dopo che queste corrispondenze sono state generate, viene invocata qualsiasi funzione di shell o comando specificato con le opzioni −F e −C. Quando il comando o funzione viene invocata, alle variabili COMP_LINE, COMP_POINT, COMP_KEY, e COMP_TYPE sono assegnati valori come descritto in precedenza, sotto Variabili di shell. Quando una funzione di shell sta per essere invocata, le variabili COMP_WORDS e COMP_CWORD sono pure impostate. Quando viene invocata una funzione o comando, il primo argomento è il nome del comando i cui argomenti sono stati completati, il secondo argomento è la parola da completare e il terzo argomento è la parola che precede la parola da completare sulla riga di comando corrente. Non viene eseguita nessuna azione di filtro sui completamenti generati confrontandoli con la parola da completare; la funzione o comando ha libertà completa nel generare le corrispondenze.

Qualsiasi funzione specificata con −F viene invocata per prima. La funzione può usare uno qualsiasi dei servizi di shell, incluso il comando incorporato compgen descritto più avanti, per generare le corrispondenze. la funzione deve mettere i possibili completamenti della variabile array COMPREPLY.

In seguito, qualsiasi comando specificato con l’opzione −C viene invocato in un ambiente equivalente alla sostituzione di comando. Questo dovrebbe stampare una lista di completamenti, uno per riga, sullo standard output. Una barra inversa può essere usata per proteggere un newline, se necessario.

Una volta generati tutti i possibili completamenti, ogni filtro specificato con l’opzione −X viene applicato alla lista. Il filtro è un modello come quello usato per l’espansione di percorso; una & nel modello è sostituita col testo della parola da completare. Una & letterale si può indicare con una barra inversa di protezione; la barra inversa viene rimossa prima della ricerca di una corrispondenza. Ogni completamento che corrisponde al modello viene rimosso dalla lista. Un ! iniziale nega il modello; in questo caso ogni completamento non corrispondente al modello viene rimosso.

Infine, qualsiasi prefisso e suffisso specificato dalle opzioni −P e −S è aggiunto a ogni membro della lista di completamento e il risultato è restituito al codice di completamento readline come lista di completamenti possibili.

Se le azioni precedentemente applicate non generano corrispondenze, e a complete era stata fornita l’opzione −o dirnames quando era stato definito comspec, viene tentato il completamento come nome di directory.

Se a complete era stata fornita l’opzione −o plusdirs quando era stato definito comspec, viene tentato il completamento come nomi di directory e qualunque corrispondenza è aggiunta ai risultati delle altre azioni.

Come comportamento predefinito, se viene trovato un comspec, qualsiasi cosa generi viene restituito al codice di completamento come insieme completo di completamenti possibili. I completamenti di bash predefiniti non vengono tentati, e la readline predefinita del completamento del nome di file è disabilitata. Se l’opzione −o bashdefault era stata fornita a complete al momento della definizione di comspec, i completamenti predefiniti di bash vengono tentati se il comspec non genera corrispondenze. Se l’opzione −o default era stata fornita a complete al momento della definizione di comspec, i completamenti predefiniti di readline vengono effettuati se il comspec (e, se tentato, il completamento predefinito di bash) non genera corrispondenze.

Quando un comspec indica che è desiderato il completamento come nome di directory, le funzioni di completamento programmabile forzano readline ad aggiungere una barra [/] ai nomi completati che sono collegamenti simbolici a directory, dipendente dal valore della variabile di readline mark−directories, indipendentemente dall’impostazione della variabile di readline mark−symlinked−directories.

Ci sono alcuni metodi per modificare dinamicamente i completamenti. Ciò è molto utile quando usato in combinazione con un completamento predefinito specificato con complete -D. Per le funzioni di shell eseguite come manipolatori di completamento è possibile richiedere di ritentare il completamento indicando il ritorno di uno stato d’uscita di 124. Se una funzione di shell ritorna 124, e cambia il compspec associato al comando sul quale si sta tentando il completamento (fornito come primo argomento quando viene eseguita la funzione), il completamento programmabile riparte dall’inizio, col tentativo di trovare un nuovo compspec per quel comando. Questo permette a una serie di completamenti di venir costruiti dinamicamente al tentativo di completamento, piuttosto che essere caricati tutti in una volta.

Per esempio, ponendo che ci sia una libreria di compspec, ognuno tenuto in un file corrispondente al nome del comando, la seguente funzione di completamento predefinita caricherebbe i completamenti dinamicamente:

_completion_loader()
{

. "/etc/bash_completion.d/$1.sh" >/dev/null 2>&1 && return 124

}
complete -D -F _completion_loader

CRONOLOGIA

Quando l’opzione −o history del comando incorporato set è abilitata, la shell fornisce l’accesso alla cronologia dei comandi, la lista dei comandi precedentemente battuti. Il valore della variabile HISTSIZE è usata come numero di comandi da salvare nell’elenco della cronologia. Il testo degli ultimi HISTSIZE comandi (predefinito 500) viene salvato. La shell immagazzina ogni comando nella lista della cronologia prima dell’espansione di parametro e di variabile (si veda ESPANSIONE sopra) ma dopo che è stata effettuata l’espansione della cronologia, dipendente dai valori delle variabili di shell HISTIGNORE e HISTCONTROL.

All’avvio, la cronologia è inizializzata dal file indicato dalla variabile HISTFILE (predefinita ~/.bash_history). Il file indicato dal valore di HISTFILE viene troncato, se necessario, per contenere non più del numero di righe specificate dal valore di HISTFILESIZE. Quando viene letto il file della cronologia, le righe che iniziano con un carattere di commento, seguito immediatamente da una cifra, sono interpretate come marcatura oraria per la riga precedente Queste informazioni di data e ora vengono visualizzate opzionalmente a seconda del valore della variabile HISTTIMEFORMAT. Quando una shell interattiva esce, le ultime $HISTSIZE righe vengono copiate dalla lista della cronologia su $HISTFILE. Se l’opzione di shell histappend è abilitata (si veda la descrizione di shopt sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti), le righe vengono accodate al file della cronologia, in caso contrario il file della cronologia viene sovrascritto. Se HISTFILE non è impostato o il file della cronologia è non scrivibile, la cronologia non viene salvata. Se la variabile HISTTIMEFORMAT è impostata, le informazioni di data e ora vengono scritte nel file della cronologia, contrassegnate col carattere di commento della cronologia, in modo da venir preservate durante le sessioni di shell. Il carattere di commento viene usato per distinguere le informazioni di data e ora dalle altre righe. Dopo il salvataggio della cronologia il file della cronologia è troncato per contenere non più di HISTFILESIZE righe. Se HISTFILESIZE non è impostato, nessun troncamento viene effettuato.

Il comando incorporato fc (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti) può essere usato per elencare o editare e rieseguire una parte della lista della cronologia. Il comando incorporato history può essere usato per mostrare o modificare la lista della cronologia e manipolare il file di cronologia. Quando si usa la modifica della riga di comando, sono disponibili comandi di ricerca in ciascuna modalità di modifica che fornisce accesso alla lista della cronologia.

La shell permette il controllo su quali comandi salvare nella lista della cronologia. Le variabili HISTCONTROL e HISTIGNORE possono essere definite in modo tale che la shell salvi solo un sottoinsieme dei comandi immessi. L’opzione di shell cmdhist, se abilitata, fa sì che la shell tenti di salvare ogni riga di un comando multiriga nello stesso elemento della cronologia, aggiungendo dei punti e virgola dove necessario per preservare le correttezza sintattica. L’opzione di shell lithist chiede alla shell di salvare i comandi con i codici di fine riga (newline) inclusi invece che separare i comandi con dei punti e virgola. Si veda la descrizione del comando incorporato shopt più avanti, sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL per informazioni su come definire e annullare le opzioni di shell.

ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA

La shell ha la capacità di espandere la cronologia in maniera simile all’espansione della cronologia in csh. Questa sezione descrive le possibilità di sintassi disponibili. Questa possibilità è abilitata in modo predefinito per le shell interattive, e può essere disabilitata usando l’opzione +H del comando incorporato set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Le shell non interattive non effettuano l’espansione della cronologia come comportamento predefinito.

Le espansioni della cronologia inseriscono parole dall’elenco della cronologia nel flusso di input, agevolando la ripetizione di comandi, l’inserimento di argomenti di comandi precedenti nella riga di input corrente, o la correzione rapida di errori in comandi già immessi.

L’espansione della cronologia è effettuata immediatamente dopo che una riga completa è stata letta, prima che la shell la divida in parole. Essa ha luogo in due parti. La prima è per determinare quale riga dall’elenco della cronologia usare durante la sostituzione. La seconda è per selezionare parti di quella riga da includere nella riga corrente. La riga selezionata dalla cronologia è l’evento, e la parte di quella riga su cui si agisce sono le parole. Diversi modificatori sono disponibili per manipolare le parole selezionate. La riga è spezzata in parole allo stesso modo di quando è letta in input, così che più parole separate da metacaratteri  circondate da caratteri di quotatura sono considerate come una sola parola. Le espansioni della cronologia iniziano con la comparsa di un carattere di espansione della cronologia, che è ! in modo predefnito. Solo la barra inversa (\) e gli apostrofi possono quotare il carattere di espansione della cronologia.

Diversi caratteri inibiscono l’espansione della cronologia quando trovati immediatamente dopo il carattere di espansione della cronologia, anche se non quotato: spazio, carattere di tabulazione, newline, carriage return e =. Se l’opzione di shell estglob è abilitata, anche ( inibisce l’espansione.

Diverse opzioni di shell impostabili col comando incorporato shopt possono essere usate per influenzare il comportamento dell’espansione della cronologia. Se l’opzione di shell histverify è abilitata (si veda la descrizione del comando incorporato shopt più avanti), e si sta usando readline, le sostituzioni della cronologia non vengono passate immediatamente all’analizzatore della shell. Invece, la riga espansa è ricaricata nel buffer di modifica di readline per ulteriori modifiche. Se si sta usando readline ed è abilitata l’opzione di shell histreedit, una sostituzione di cronologia non completata con successo viene ricaricata nel buffer di modifica di readline per essere corretta. L’opzione −p al comando incorporato history può essere usata per vedere cosa farebbe un’espansione della cronologia prima di usarla davvero. L’opzione −s del comando incorporato history può essere usata per aggiungere comandi alla fine della lista della cronologia senza eseguirli veramente, in modo che siano disponibili per essere richiamati in un secondo tempo.

La shell permette il controllo dei vari caratteri usati dal meccanismo di espansione della cronologia (si veda la precedente descrizione di histchars sotto Variabili di shell). La shell usa il carattere di commento per contrassegnare le informazioni di data e ora quando scrive il file della cronologia.

Designatore di evento
Un designatore di evento è un riferimento a un elemento di riga di comando nella lista della cronologia. A meno che il riferimento non sia assoluto, gli eventi sono relativi alla posizione corrente nell’elenco della cronologia.

!

Inizia una sostituzione di cronologia, tranne quando seguita da un blank, newline, carriage return, = o ( (quando l’opzione di shell extglob è abilitata usando il comando incorporato shopt).

!n

Designa la riga di comando n.

!−n

Designa il comando corrente meno n.

!!

Designa il comando precedente. Questo è un sinonimo per ’!−1’.

!stringa

Designa il comando più recente che precede la posizione corrente nell’elenco della cronologia che inizia con stringa.

!?stringa[?]

Designa il comando più recente che precede la posizione corrente nell’elenco della cronologia che contiene stringa. Il ? finale può essere omesso se stringa è seguita immediatamente da un codice di fine riga (newline).

^ stringa1 ^ stringa2 ^

Sostituzione rapida. Ripete il comando precedente, rimpiazzando stringa1 con stringa2. Equivalente a ’’!!:s/stringa1/stringa2/’’ (si veda Modificatori più avanti).

!#

L’intera riga di comando battuta fino a questo punto.

Designatori di parola
I designatori di parola sono usati per selezionare parole dall’evento. Un : separa la specificazione di evento dal designatore di parola. Esso può essere omesso se il designatore di parola inizia con un ^, $, *, o %. Le parole sono numerate dall’inizio della riga, la prima parola essendo denotata da uno 0 (zero). Le parole sono inserite nella riga corrente separate da spazi singoli.
0 (zero)

La parola numero zero. Per la shell, questa è la parola che costituisce il nome del comando.

n

La n−esima parola.

^

Il primo argomento. Cioè, la parola 1.

$

L’ultimo argomento.

%

La parola che combacia con ’?stringa?’ nella più recente ricerca.

xy

Un intervallo di parole; ’−y’ abbrevia ’0−y’.

*

Tutte le parole tranne la numero zero. Questo è un sinonimo per ’1−$’. Non è un errore usare * se vi è solo una parola nell’evento; in quel caso il risultato è una stringa vuota.

x*

Abbrevia x−$.

x−

Abbrevia x−$ come x*, ma omette l’ultima parola.

Se un designatore di parola è fornito senza una specificazione di evento, il comando precedente viene usato come evento.

Modificatori
Dopo l’opzionale designatore di parola, può comparire una sequenza di uno o più fra i seguenti modificatori, ognuno preceduto da un ’:’.

h

Rimuove un componente finale in un nome di file, lasciando solo la testa.

t

Rimuove tutti i componenti iniziali in un nome di file, lasciando la coda.

r

Rimuove un suffisso finale della forma .xxx, lasciando il nome base (basename).

e

Rimuove tutto tranne il suffisso finale.

p

Stampa il nuovo comando ma non lo esegue.

q

Quota le parole sostituite, prevenendo ulteriori sostituzioni.

x

Quota le parole sostituite, come con q, ma spezza in parole sui blank e newline.

s/vecchio/nuovo/

Sostituisce nuovo alla prima occorrenza di vecchio nella riga di evento. Qualsiasi delimitatore può essere usato al posto di /. Il delimitatore finale è opzionale se esso è l’ultimo carattere della riga di evento. Il delimitatore può essere quotato in vecchio e nuovo con una singola barra inversa. Se compare & in nuovo, esso è sostituito da vecchio. Una barra inversa singola quota il carattere &. Se vecchio è nullo, viene impostato all’ultimo vecchio sostituito o, se nessuna sostituzione di cronologia è avvenuta, l’ultima stringa in una ricerca di !?stringa[?]

&

Ripete la precedente sostituzione.

g

Fa sì che i cambiamenti siano applicati sull’intera riga di evento. Questo si usa in congiunzione con ’:s’ (p.es., ’:gs/vecchio/nuovo/’) o ’:&’. Se usato con ’:s’, qualsiasi delimitatore può essere usato al posto di /, e il delimitatore finale è opzionale se è l’ultimo carattere della riga di evento. Un a può essere usato come sinonimo di g.

G

Applica il modificatore che segue ’s’ una volta a ogni parola nella riga di evento.

COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL

Se non diversamente indicato, ogni comando incorporato documentato in questa sezione, il quale accetti opzioni precedute da − , accetta −− per indicare la fine delle opzioni. i comandi incorporati :, true, false, e test non accettano opzioni e non trattano −− in modo speciale. I comandi incorporati exit, logout, break, continue, let e shift accettano ed elaborano argomenti che iniziano con senza richiedere −−. Altri comandi incorporati che accettano argomenti, ma per i quali non viene specificato che accettano opzioni, interpretano gli argomenti che iniziano con come opzioni non valide e richiedono −− per impedire questa interpretazione.
:
[argomenti]

Nessun effetto; il comando non fa niente, tranne l’espansione degli argomenti e l’effettuazione di ogni ridirezione specificata. È ritornato un codice di uscita zero.

. nomefile [argomenti]
source
nomefile [argomenti]

Legge ed esegue comandi dal nomefile nell’ambiente di shell corrente e ritorna lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito contenuto in nomefile. Se nomefile non contiene una barra [/], i percorsi in PATH sono usati per trovare la directory contenente nomefile. Il file cercato in PATH non ha bisogno di essere marcato come eseguibile. Quando bash non è in modalità posix, viene ricercata la directory corrente se nessun file viene trovato in PATH. Se l’opzione sourcepath del comando incorporato shopt è disattivata, il PATH non viene usato per ricercare. Se sono forniti degli argomenti, essi diventano i parametri posizionali quando nomefile è eseguito. Altrimenti i parametri posizionali sono inalterati. Lo stato di ritorno è lo stato dell’ultimo comando terminato dentro lo script (0 se nessun comando è eseguito), e falso se nomefile non viene trovato o non può essere letto.

alias [−p] [nome[=valore] ...]

Alias senza argomenti o con l’opzione −p stampa la lista degli alias nella forma alias nome=valore sullo standard output. Quando sono forniti argomenti, viene definito un alias per ogni nome per cui è dato il valore. Uno spazio finale a valore fa sì che la parola seguente sia controllata per la sostituzione di alias quando l’alias è espanso. Per ogni nome nella lista di argomenti per cui nessun valore è fornito, è stampato il nome e il valore dell’alias. Alias ritorna 0 (vero) a meno che non venga dato un nome per il quale nessun alias è stato definito.

bg [jobspec ...]

Riprende ogni job sospeso jobspec in background, come se fosse stato avviato con &. Se jobspec non è presente, è usato quello che la shell considera essere il job corrente. bg jobspec ritorna 0 tranne quando viene eseguito con il job−control disabilitato o, se eseguito con il job−control abilitato, se jobspec non è stato trovato o è stato avviato senza usare job−control.

bind [−m keymap] [−lpsvPSV]
bind
[−m keymap] [−q funzione] [−u funzione] [−r keyseq]
bind
[−m keymap] −f nomefile
bind
[−m keymap] −x keyseq:comando di shell
bind
[−m keymap] keyseq:nome−funzione
bind
comando readline

Mostra le correnti associazioni di tasti e funzioni di readline, associa una sequenza di tasti a una funzione o macro di readline o imposta una variabile readline. Ogni argomento che non sia un’opzione è un comando come apparirebbe in .inputrc, ma ciascuna associazione deve essere passata come argomento separato; per esempio, ’"\C−x\C−r": re−read−init−file´. Le opzioni, se fornite, hanno i seguenti significati:
−m
keymap

Usa keymap come mappatura della tastiera da modificare nelle successive associazioni. I nomi accettabili per keymap sono emacs, emacs−standard, emacs−meta, emacs−ctlx, vi, vi−move, vi−command e vi−insert. vi è equivalente a vi−command; emacs è equivalente a emacs−standard.

−l

Elenca i nomi di tutte le funzioni di readline.

−p

Mostra i nomi delle funzioni di readline e delle loro associazioni in modo tale che possano essere riletti.

−P

Elenca i nomi delle funzioni di readline correnti e le loro associazioni.

−s

Mostra sequenze di tasti di readline associati a macro e le stringhe risultanti in modo tale che possano essere rilette.

−S

Mostra sequenze di tasti di readline associate a macro e le stringhe risultanti.

−v

Mostra i nomi delle variabili di readline e i loro valori in modo tale che possano essere riletti.

−V

Elenca i nomi delle variabili di readline correnti e i loro valori.

−f nomefile

Legge le associazioni dei tasti dal file nomefile.

−q funzione

Chiede quali tasti invocano la funzione indicata.

−u funzione

Dissocia tutti i tasti associati alla funzione indicata.

−r keyseq

Rimuove qualsiasi associazione corrente per keyseq.

−x keyseq:comando di shell

Provoca l’esecuzione di comando di shell ogni volta che viene immesso keyseq. Quando comando di shell viene eseguito, la shell imposta la variabile READLINE_LINE al contenuto del buffer di riga readline e la variabile READLINE_POINT alla posizione corrente del punto di inserzione. Se il comando eseguito cambia il valore di READLINE_LINE o READLINE_POINT, i nuovi valori saranno portati nello stato di modifica.

Il valore di ritorno è 0 tranne quando si specifica un’opzione non riconosciuta o è avvenuto un errore.

break [n]

Esce dall’interno di un ciclo for, while, until o select. Se n è specificato, interrompe n livelli. n deve essere ≥ 1. Se n è più grande del numero di cicli racchiusi, tutti i cicli racchiusi vengono terminati. Il valore di ritorno è 0 tranne quando n non è maggiore o uguale a 1.

builtin comando−incorporato [argomenti]

Esegue il comando incorporato specificato, passandogli gli argomenti, e ritorna il suo stato d’uscita. Questo è utile quando si desidera definire una funzione il cui nome è lo stesso di un comando incorporato della shell, ottenendo la funzionalità del comando incorporato attraverso la funzione. Il comando incorporato cd è comunemente ridefinito in questo modo. Lo stato di ritorno è falso se comando−incorporato non è un comando incorporato della shell.

caller [expr]

Restituisce il contesto di qualsiasi chiamata di subroutine attiva (una funzione di shell o uno script eseguito coi comandi incorporati . o source. Senza expr, il caller mostra il numero di riga e il nome di file di origine della chiamata di subroutine corrente. Se un intero non negativo è fornito come expr, caller mostra il numero di riga, il nome di subroutine e il file di origine corrispondente a quella posizione nello stack delle chiamate di esecuzione. Questa informazione aggiuntiva può essere usata, per esempio, per stampare una traccia dello stack. Il frame corrente è il frame 0. Il valore di ritorno è 0 tranne quando la shell non sta eseguendo una chiamata di subroutine o quando expr non corrisponde a una posizione valida nello stack delle chiamate.

cd [−L|[−P [−e]]] [dir]

Cambia la directory corrente con dir. La variabile HOME è il dir predefinito. La variabile CDPATH definisce i percorsi di ricerca per le directory che contengano dir. Nomi di directory alternative in CDPATH sono separate da due punti (:). Un nome di directory nullo in CDPATH indica la directory corrente, cioè, ’’.’’. Se dir inizia con una barra [/], allora CDPATH non è usato. L’opzione −P dice di usare la struttura di directory fisica invece di seguire i collegamenti simbolici (si veda anche l’opzione −P del comando incorporato set; l’opzione −L forza a seguire i collegamenti simbolici. Se l’opzione −e viene fornita con −P, e la directory di lavoro corrente non può essere determinata con successo dopo un cambiamento di directory andato a buon fine, cd ritornerà uno stato di insuccesso. Un argomento è equivalente a $OLDPWD. Se viene usato il nome di una directory non vuota da CDPATH o se è il primo argomento, e il cambiamento di directory ha successo, il percorso completo della nuova directory di lavoro viene scritto sullo standard output. Il valore di ritorno è 0 (vero) se la directory è stata cambiata con successo; falso altrimenti.

command [−pVv] comando [arg ...]

Esegue comando con gli argomenti sopprimendo la normale ricerca tra le funzione di shell. Sono eseguiti solo i comandi incorporati o comandi trovati in PATH. Se è specificata l’opzione −p, la ricerca di comando viene effettuata usando un valore predefinito per PATH usando il quale è garantito che siano trovate tutte le utilità standard. Se è fornita l’opzione −V o −v, viene stampata una descrizione di comando. L’opzione −v provoca la visualizzazione di una singola parola che indica il comando o il nome di file usato per invocare comando; l’opzione −V produce una descrizione più completa. Se è fornita l’opzione −V o −v, lo stato d’uscita è 0 se comando è stato trovato, e 1 altrimenti. Se nessuna delle due opzioni è fornita e avviene un errore o comando non può essere trovato, lo stato d’uscita è 127. Altrimenti, lo stato d’uscita del comando incorporato command è lo stato d’uscita di comando.

compgen [opzione] [parola]

Genera possibili corrispondenze di completamento per parola in accordo con le opzioni, che possono essere qualsiasi opzione accettata dal comando incorporato complete ad eccezione di −p e −r, e scrive le corrispondenze sullo standard output. Quando si usano le opzioni −F o −C, le diverse variabili di shell impostate dai servizi di completamento programmabile, anche se disponibili, non conterranno valori utili.

Le corrispondenze saranno generate come se il codice di completamento programmabile le avesse generate direttamente da una specifica di completamento con gli stessi flag. Se viene specificata parola, vengono mostrati solo i completamenti disponibili per parola.

Il valore di ritorno è 0 (vero), tranne quando viene fornita un’opzione non valida, o non viene generata alcuna corrispondenza.

complete [−abcdefgjksuv] [−o comp-option] [−DE] [−A azione] [−G
globpat
] [−W lista_di_parole] [−F funzione] [−C comando]

[−X filterpat] [−P prefisso] [−S suffisso] nome [nome ...]

complete −pr [−DE] [nome ...]

Specifica come devono essere completati gli argomenti per ogni nome. Se viene fornita l’opzione −p o se non viene fornita alcuna opzione, le specifiche di completamento esistenti sono stampate in modo tale da essere riutilizzabili come input. L’opzione −r rimuove una specifica di completamento per ogni nome o, se non è fornito alcun nome, tutte le specifiche di completamento. L’opzione −D indica che le rimanenti opzioni e azioni si dovrebbero applicare al completamento di comando ’’predefinito’’; cioé, il completamento tentato su un comando per il quale non è stato definito precedentemente nessun completamento. L’opzione −E indica che le rimanenti opzioni e azioni si dovrebbero applicare al completamento di comando ’’vuoto’’; cioé il completamento tentato su una riga vuota.

Il processo per applicare queste specifiche di completamento quando si tenta il completamento della parola è descritto in precedenza, sotto Completamento programmabile.

Altre opzioni, se specificate, hanno i seguenti significati. Gli argomenti alle opzioni −G, −W, e −X (e, se necessario alle opzioni −P e −S) dovrebbero essere quotati per proteggerli dall’espansione prima che venga invocato il comando incorporato complete.
−o
comp-option

L’opzione comp−option controlla diversi aspetti del comportamento di comspec oltre la semplice generazione di completamenti. comp−option può essere uno di questi:
bashdefault

Effettua il resto dei completamenti predefiniti di bash se comspec non genera corrispondenze.

default

Usa il completamento del nome di file predefinito di readline se comspec non genera corrispondenze.

dirnames

Effettua il completamento del nome di directory se comspec non genera corrispondenze.

filenames

Dice a readline che il comspec genera nomi di file, consentendo così di effettuare qualsiasi elaborazione di uno specifico nome di file (come aggiungere una barra [/] ai nomi di directory, quotare caratteri speciali o sopprimere gli spazi finali). Fatto per essere usato con le funzioni di shell.

nospace

Dice a readline di non aggiungere uno spazio (che viene aggiunto in modo predefinito) alle parole completate alla fine della riga.

plusdirs

Dopo che le corrispondenze definite da comspec sono state generate, viene tentato il completamento dei nomi di directory e il risultato viene aggiunto ai risultati delle altre azioni.

−A azione

L’azione può essere una delle seguenti per generare una lista di possibili completamenti:

alias

Nome di alias. Può anche essere specificata come −a.

arrayvar

Nomi di variabili di array.

binding

Nomi di associazioni di tasti Readline.

builtin

Nomi di comandi incorporati della shell. Può anche essere specificata come −b.

command

Nomi di comandi. Può anche essere specificata come −c.

directory

Nomi di directory. Può anche essere specificata come −d.

disabled

Nomi di comandi incorporati della shell disabilitati.

enabled

Nomi di comandi incorporati della shell abilitati.

export

Nomi di variabili di shell esportate. Può anche essere specificata come −e.

file

Nomi di file. Può anche essere specificata come −f.

function

Nomi di funzioni di shell.

group

Nomi di gruppo. Può anche essere specificata come −g.

helptopic

Argomenti di aiuto come accettati dal comando incorporato help.

hostname

Nomi di host, come presi dal file specificato dalla variabile di shell HOSTFILE.

job

Nomi di job, se il job−control è attivo. Può anche essere specificata come −j.

keyword

Parole riservate della shell. Può anche essere specificata come −k.

running

Nomi di job in esecuzione, se il job−control è attivo.

service

Nome di servizi. Può anche essere specificata come −s.

setopt

Argomenti validi per l’opzione −o del comando incorporato set.

shopt

Nomi di opzioni di shell come accettati dal comando incorporato shopt.

signal

Nomi di segnali

stopped

Nomi di job sospesi, se il job−control è attivo.

user

Nomi di utente. Può anche essere specificata come −u.

variable

Nomi di variabili di shell. Può anche essere specificata come −v.

−C comando

comando viene eseguito in un ambiente di subshell, e il suo output viene usato come lista di possibili completamenti.

−F funzione

La funzione di shell funzione viene eseguita nell’ambiente di shell corrente. Quando finisce, i possibili completamenti sono a disposizione nei valori della variabile array COMPREPLY.

−G globpat

Il modello di espansione dei nomi di percorso globpat viene espanso per generare i possibili completamenti.

−P prefisso

prefisso è aggiunto all’inizio di ogni possibile completamento dopo che sono state applicate tutte le altre opzioni.

−S suffisso

suffisso è aggiunto alla fine di ogni possibile completamento dopo che sono state applicate tutte le altre opzioni.

−W wordlist

La wordlist è suddivisa usando i caratteri nella variabile speciale IFS come delimitatori, e viene espansa ogni parola risultante. I possibili completamenti sono gli elementi della lista risultante che sono appropriati per la parola da completare.

−X filterpat

filterpat è un modello come quelli usati per l’espansione del nome di percorso. È applicato all’elenco dei possibili completamenti generati dalle opzioni e dagli argomenti precedenti, e ogni completamento che corrisponde a filterpat viene rimosso dall’elenco. Un ! iniziale in filterpat nega il modello; in questo caso ogni completamento che non concorda con filterpat viene rimosso.

Il valore di ritorno è 0 (vero) tranne quando viene fornita un’opzione non valida, viene fornita un’opzione all’infuori di −p o − r senza un argomento nome, viene fatto un tentativo di rimuovere una specifica di completamento per un nome per il quale non vi sono specifiche, o se si verifica un errore aggiungendo una specifica di completamento.

compopt [−o opzione] [−DE] [+o opzione] [nome]

Modifica le opzioni di completamento per ogni nome secondo i valori di opzione o, se non viene fornito un nome, per il completamento in esecuzione. Se non viene data nessuna opzione, visualizza le opzioni di completamento per ogni nome o il completamento corrente. I possibili valori di opzione sono quelli validi per il comando incorporato complete descritto precedentemente. L’opzione −D indica che le opzioni rimanenti dovrebbero applicarsi al completamento di comando ’’predefinito’’; cioé il completamento tentato su un comando per il quale non è stato precedentemente definito un completamento. L’opzione −E indica che le opzioni rimanenti dovrebbero applicarsi al completamento di comando ’’vuoto’’; cioé un completamento tentato su una riga vuota.

Il valore di ritorno è vero, a meno che non venga fornita un’opzione non valida, venga fatto un tentativo per modificare le opzioni per un nome per il quale non esiste alcuna specifica di completamento, o accada un errore di output.

continue [n]

Riprende la successiva iterazione del ciclo for, while, until o select dentro cui si trova. Se n è specificato, riprende all’n−esima nidificazione del ciclo. n deve essere ≥ 1. Se n è più grande del numero di cicli nidificati, riprende dall’ultimo ciclo esistente (il ciclo a più alto livello). Il valore di ritorno è 0 tranne quando n non è maggiore o uguale a 1.

declare [−aAfFgilrtux] [−p] [nome[=valore] ...]
typeset
[−aAfFgilrtux] [−p] [nome[=valore] ...]

Dichiara variabili e/o dà loro degli attributi. Se il nome è omesso, mostra i valori delle variabili. L’opzione −p mostra gli attributi e i valori di ogni nome. Quando −p viene usato con argomenti nome, vengono ignorate opzioni addizionali. Quando −p viene fornito senza argomenti nome, visualizza gli attributi e i valori di tutte le variabili che hanno gli attributi specificati dalle opzioni aggiuntive. Se non viene fornita nessun’altra opzione con −p, declare visualizza gli attributi e i valori delle varibili di shell. L’opzione −f restringe la visualizzazione alle funzioni di shell. L’opzione −F inibisce la visualizzazione delle definizioni di funzione; vengono stampati solo il nome della funzione e i suoi attributi. Se l’opzione di shell extdebug è abilitata con shopt, il nome di file d’origine e il numero di riga dov’è definita la funzione vengono anch’esse visualizzati. L’opzione −F sottintende −f. L’opzione −g forza la creazione o la modifica delle variabili globalmente, anche quando declare è eseguito in una funzione di shell. È ignorato in tutti gli altri casi. Le seguenti opzioni possono essere usate per restringere l’output alle sole variabili con gli attributi specificati o per assegnare attributi di variabili.

−a

Ogni nome è una variabile array indicizzata (si veda Array sopra).

−A

Ogni nome è una variabile array associativa (si veda Array sopra).

−f

Usa solo nomi di funzioni.

−i

La variabile è trattata come un intero; la valutazione aritmetica (si veda VALUTAZIONE ARITMETICA sopra) è effettuata quando alla variabile è assegnato un valore.

−l

Quando alla variabile è assegnato un valore, tutti i caratteri maiuscoli sono convertiti in minuscolo. L’attributo upper-case è disabilitato.

−r

Rende nomi accessibili in sola lettura. A questi nomi non possono quindi essere assegnati valori da successive istruzioni di assegnamento, e i valori assegnati non possono essere rimossi.

−t

Dà a ogni nome l’attributo trace. Le funzioni tracciate ereditano i segnali intercettati DEBUG e RETURN dalla shell chiamante. L’attributo trace non ha un significato speciale per le variabili.

−u

Quando alla variabile è assegnato un valore, tutti i caratteri minuscoli sono convertiti in maiuscolo. L’attributo lower-case è disabilitato

−x

Marca nomi per l’esportazione ai successivi comandi attraverso l’ambiente.

Usare ’+’ invece di ’−’ disattiva l’attributo, con l’eccezione che +a non può essere usato per eliminare una variabile array e +r non rimuove l’attributo di sola lettura. Quando usato in una funzione, rende ogni nome locale, come con il comando local, a meno che non venga fornita l’opzione −g. Se un nome di variabile è seguito da =valore, il valore della variabile è impostato a valore. Il valore di ritorno è 0 tranne quando viene incontrata un’opzione non valida, viene fatto un tentativo di definire una funzione usando ’’−f foo=bar’’, un tentativo per assegnare un valore a una variabile in sola lettura, un tentativo per assegnare un valore a una variabile array senza usare la sintassi di assegnamento composto (si veda Array sopra) - uno dei nomi non è un nome valido di variabile di shell -, un tentativo per disattivare lo stato di sola lettura per una variabile in sola lettura, un tentativo per disattivate lo stato di array per una variabile array, o un tentativo per mostrare una funzione non esistente con −f.

dirs [+n] [−n] [−clpv]

Senza opzioni, mostra la lista delle directory correntemente memorizzate. La visualizzazione predefinita è su un singola riga coi nomi di directory separate da spazi. Le directory sono aggiunte alla lista con il comando pushd; il comando popd rimuove elementi dalla lista.

+n

Mostra l’n−esimo elemento contando dalla sinistra della lista mostrata da dirs quando è chiamato senza opzioni, partendo da zero.

n

Mostra l’n−esimo elemento contando dalla destra della lista mostrata da dirs quando è chiamato senza opzioni, partendo da zero.

−c

Svuota lo stack delle directory cancellando tutti gli elementi.

−l

produce un elenco più lungo; il formato predefinito per l’elencazione usa un carattere tilde per indicare la home directory.

−p

Stampa lo stack delle directory con un elemento per riga.

−v

Stampa lo stack delle directory con un elemento per riga, anteponendo a ogni elemento il suo indice nello stack.

Il valore di ritorno è 0 tranne quando viene fornita un’opzione non valida o n un indice oltre la fine dello stack delle directory.

disown [−ar] [−h] [jobspec ...]

Senza opzioni, ogni jobspec viene rimosso dalla tabella dei job attivi. Se jobspec non è presente, e non vengono forniti né −a−r, viene usata la nozione di shell del job corrente. Se viene data l’opzione −h, ogni jobspec non viene rimosso dalla tabella, ma è marcato in modo che SIGHUP non venga inviato al job se la shell riceve un SIGHUP. Se non è presente alcun jobspec e non viene fornita né l’opzione −a né l’opzione −r, viene usato il job corrente. Se non è specificata alcuna jobspec l’opzione −a richiede la rimozione o il marcamento di tutti i job; l’opzione −r senza un argomento jobspec restringe l’operazione ai job in esecuzione. Il valore di ritorno è 0 tranne quando jobspec non specifica un job valido.

echo [−neE] [arg ...]

Emette gli arg, separati da spazi, seguiti da un newline. Lo stato di ritorno è sempre 0. Se è specificato −n, il newline finale è soppresso. Se è data l’opzione −e, viene abilitata l’interpretazione dei successivi caratteri preceduti dal carattere di protezione della barra inversa. L’opzione −E disabilita l’interpretazione di questi caratteri di protezione, anche su sistemi dove essi sono interpretati in modo predefinito. L’opzione di shell xpg_echo può essere usata per determinare dinamicamente se echo espande questi caratteri di protezione in modo predefinito oppure no. echo non interpreta −− come fine delle opzioni. echo interpreta le seguenti sequenze di protezione:

\a

allarme (segnale acustico)

\b

spazio indietro (backspace)

\c

elimina ulteriore output

\e

\E

un caratteri di escape

\f

nuova pagina (form feed)

\n

nuova riga (newline)

\r

ritorno carrello (carriage return)

\t

segno di tabulazione orizzontale

\v

segno di tabulazione verticale

\\

barra inversa

\0nnn

il carattere a otto bit il cui valore è il valore ottale nnn (da zero a tre cifre ottali)

\xHH

il carattere a otto bit il cui valore è il valore esadecimale HH (una o due cifre esadecimali)

\uHHHH

il carattere Unicode (ISO/IEC 10646) il cui valore è il valore esadecimale HHHH (da una a quattro cifre)

\UHHHHHHHH

il carattere Unicode (ISO/IEC 10646) il cui valore è il valore esadecimale HHHHHHHH (da una a sei cifre)

enable [−a] [−dnps] [−f nomefile] [nome ...]

Abilita e disabilita i comandi incorporati della shell. Disabilitare un comando incorporato permette l’esecuzione di un comando residente su disco con lo stesso nome di un comando incorporato della shell senza dover specificare un percorso completo, anche se la shell normalmente cerca i comandi incorporati prima di quelli su disco. Se è usato −n, ogni nome è disabilitato; altrimenti, nomi sono abilitati. Per esempio, per usare il programma binario test trovato attraverso il PATH, invece della versione incorporata nella shell, si esegue ’’enable -n test’’. L’opzione −f richiede di caricare il nuovo comando incorporato nome dall’oggetto condiviso nomefile, sui sistemi che supportano il caricamento dinamico. L’opzione −d elimina un comando incorporato precedentemente caricato con −f. Se nessun argomento nome è specificato, o se viene fornita l’opzione −p viene stampata una lista di tutti i comandi incorporati della shell. Senza altri argomenti di opzione la lista è formata da tutti i comandi incorporati della shell abilitati. Se è fornito −n, vengono stampati solo i comandi incorporati disabilitati. Se è fornito −a, la lista stampata include tutti i comandi incorporati, con l’indicazione per ciascuno se è abilitato o no. Se viene fornito −s, l’output è ristretto ai comandi incorporati speciali POSIX. Il valore di ritorno è 0 tranne quando nome non è un comando incorporato della shell o si verifica un errore nel caricamento di un nuovo comando incorporato da un oggetto condiviso.

eval [arg ...]

Gli arg sono letti e concatenati insieme formando un singolo comando. Questo comando è quindi letto ed eseguito dalla shell, e il suo stato di uscita è ritornato come valore del comando eval. Se non vi è alcun arg, o vi sono solo argomenti nulli, eval ritorna 0.

exec [−cl] [−a nome] [comando [argomenti]]

Se comando è specificato, esso sostituisce la shell. Nessun nuovo processo viene creato. Gli argomenti diventano gli argomenti per comando. Se viene fornita l’opzione −l la shell pone un trattino all’inizio dell’argomento numero zero passato a comando. Questo è quello che fa login(1). L’opzione −c provoca l’esecuzione di comando con un ambiente vuoto. Se viene fornita −a la shell passa nome come argomento numero zero del comando eseguito. Se comando non può essere eseguito per qualche ragione, una shell non interattiva termina, a meno che non sia abilitata l’opzione di shell execfail, nel qual caso restituisce insuccesso. Una shell interattiva restituisce insuccesso se il file non può essere eseguito. Se comando non è specificato, qualsiasi ridirezione ha effetto nella shell corrente, e lo stato di ritorno è 0. Se si verifica un errore di ridirezione lo stato di ritorno è 1.

exit [n]

Causa l’uscita della shell con uno stato d’uscita n. Se n è omesso, lo stato d’uscita è quello dell’ultimo comando eseguito. Un’intercettazione di segnale su EXIT è eseguita prima che la shell termini.

export [−nf] [nome[=parola]] ...
export −p

I nomi forniti sono marcati per l’esportazione automatica nell’ambiente dei comandi eseguiti in seguito. Se è specificata l’ opzione −f, i nomi si riferiscono a funzioni. Se il nome è omesso o se se è fornita l’opzione −p, viene stampata una lista di tutti i nomi che sono esportati in questa shell. L’opzione −n provoca la rimozione della proprietà di esportazione da ogni nome. Se un nome di variabile è seguito da =parola, il valore della variabile è impostato a parola. export ritorna uno stato d’uscita di 0 tranne quando viene trovata un’opzione non valida, uno dei nomi non è un nome valido di variabile di shell, o viene fornita l’opzione −f con un nome che non è il nome di una funzione.

fc [−e nome−editor] [−nlr] [primo] [ultimo]
fc −s
[pat=rep] [cmd]

Corregge un comando. Nella prima forma, un intervallo di comandi fra primo e ultimo viene selezionato dalla lista della cronologia. Primo e ultimo possono essere specificati come una stringa (per individuare l’ultimo comando che inizia con quella stringa) o come numero (un indice nella lista della cronologia, dove un numero negativo è usato a partire dal numero del comando corrente). Se ultimo non è specificato è impostato al comando corrente per l’elencazione (così che ’’fc −l −10’’ stampa gli ultimi 10 comandi) e a primo altrimenti. Se primo non è specificato è impostato al precedente comando per la modifica e a −16 per l’elencazione.

L’opzione −n sopprime i numeri dei comandi quando li elenca. L’opzione −r inverte l’ordine dei comandi. Se è specificata l’opzione −l, i comandi sono elencati sullo standard output. Altrimenti, è invocato l’editor indicato da ename su un file che contiene questi comandi. Se ename è omesso, è usato il valore della variabile FCEDIT, e il valore di EDITOR se FCEDIT non è impostata. Se né l’una né l’altra variabile è impostata, è usato vi Quando la modifica è completata, i comandi modificati sono listati ed eseguiti.

Nella seconda forma, comando è rieseguito dopo che ogni istanza di pat è sostituita da rep. Un utile alias da usare con questo è ’’r="fc -s"’’, così che digitando ’’r cc’’ si esegue l’ultimo comando che inizia con ’’cc’’ e battendo ’’r’’ si riesegue l’ultimo comando.

Se è usata la prima forma, il valore di ritorno è 0 a meno che sia incontrata un’opzione non valida o primo o ultimo specifichino righe di cronologia fuori dall’intervallo esistente. Se è fornita l’opzione −e, il valore di ritorno è il valore dell’ultimo comando eseguito, o insuccesso se avviene un errore con il file temporaneo dei comandi. Se è usata la seconda forma, lo stato di ritorno è quello del comando rieseguito, tranne quando cmd non specifica una riga di cronologia valida, nel qual caso fc ritorna insuccesso.

fg [jobspec]

Riprende jobspec in primo piano, e lo rende il job corrente. Se jobspec non è presente, è usata la nozione della shell di job corrente. Il valore di ritorno è quello del comando posto in primo piano, o insuccesso se eseguito mentre il job−control è disabilitato o, quando eseguito col job−control abilitato, se jobspec non specifica un job valido o jobspec specifica un job che era stato avviato senza job−control.

getopts optstring nome [args]

getopts è usato dalle procedure di shell per analizzare i parametri posizionali. optstring contiene i caratteri delle opzioni che devono essere riconosciuti; se un carattere è seguito da due punti, l’opzione si aspetta di avere un argomento, che dovrà essere separato dalla stessa da spazi bianchi. I due punti e il punto interrogativo non possono essere usati come caratteri di opzione. Ogni volta che è invocato, getopts pone la successiva opzione nella variabile di shell nome, inizializzando nome se non esiste, e l’indice del prossimo argomento da elaborare nella variabile OPTIND. OPTIND è inizializzato a 1 ogni volta che la shell o uno script di shell viene invocato. Quando un’opzione richiede un argomento, getopts pone quell’argomento nella variabile OPTARG. La shell non reimposta OPTIND automaticamente; questa variabile deve essere manualmente reimpostata tra più chiamate a getopts dentro la stessa esecuzione della shell, se deve essere usato un nuovo insieme di parametri.

Quando viene raggiunta la fine delle opzioni getopts esce con un valore di ritorno maggiore di zero. OPTIND è impostato all’indice del primo argomento senza opzioni e nome viene impostato a ?.

getopts normalmente analizza i parametri posizionali, ma se più argomenti vengono dati in args, getopts analizza solo quelli.

getopts può informare degli errori in due modi. Se il primo carattere di optstring è un due punti, è usata un’informazione di errore silenziosa. Normalmente i messaggi diagnostici vengono stampati quando vengono trovate opzioni non valide o mancano argomenti alle opzioni. Se la variabile OPTERR è impostata a 0, nessun messaggio di errore viene mostrato, anche se il primo carattere di optstring non è due punti.

Se è incontrata un’opzione non valida, getopts pone ? nel nome e, se non silenziosa, stampa un messaggio di errore e annulla OPTARG. Se getopts è silenziosa, il carattere di opzione trovato è posto in OPTARG e nessun messaggio diagnostico è stampato.

Se un argomento richiesto non è trovato, e getopts non è silenziosa, un punto interrogativo (?) è posto in nome, OPTARG viene annullato, e viene stampato un messaggio diagnostico. Se getopts è silenziosa, allora un carattere di due punti (:) è posto in nome e OPTARG è impostato al carattere di opzione trovato.

getopts ritorna 0 (vero) se viene trovata un’opzione, specificata o non specificata. Ritorna falso se viene incontrata la fine delle opzioni o avviene un errore.

hash [−lr] [−p nomefile] [−dt] [nome]

Ogni volta che hash viene invocata, il percorso completo del comando nome è determinato ricercando le directory in $PATH e viene memorizzato. Ogni nome di percorso precedentemente memorizzato viene perso. Se viene fornita l’opzione −p, non viene effettuata nessuna ricerca di percorso e nomefile è usato come nome completo del comando. L’opzione −r fa sì che la shell dimentichi tutti i percorsi memorizzati. L’opzione −d fa sì che la shell dimentichi i percorsi memorizzati di ogni nome. Se viene fornita l’opzione −t è stampato il percorso completo al quale corrisponde ogni nome. Se vengono forniti argomenti multipli di nome con −t, il nome viene stampato prima del percorso completo indicizzato. L’opzione −l provoca la visualizzazione dell’output in un formato riutilizzabile come input. Se nessun argomento è dato, ed è fornito solo −l, è stampata l’informazione circa i comandi memorizzati. Lo stato di ritorno è 0 (vero) tranne quando nome è irreperibile o viene fornita un’opzione non valida.

help [−dms] [modello]

Mostra utili informazioni sui i comandi incorporati. Se modello è specificato, help fornisce un aiuto dettagliato su tutti i comandi che corrispondono al modello; altrimenti è stampato l’aiuto per tutti i comandi incorporati e le strutture di controllo della shell.

−d

Visualizza una breve descrizione di ogni modello

−m

Visualizza la descrizione di ogni modello in un formato simile a manpage

−s

Visualizza solo una breve sintassi d’uso per ogni modello

Lo stato di ritorno è 0 tranne quando nessun comando è individuato dal modello.

history [n]
history −c
history −d
scostamento
history −anrw
[nomefile]
history −p
arg [arg ...]
history −s
arg [arg ...]

Senza opzioni, mostra la lista della cronologia dei comandi con i numeri di riga. Le righe elencate con un * sono state modificate. Con l’argomento n elenca solo le ultime n righe. Se la variabile di shell HISTTIMEFORMAT è impostata e non nulla, è usata come stringa di formato di strftime(3) per mostrare la data/ora associata a ogni elemento della cronologia. Nessuno spazio è interposto fra la data/ora formattata e la riga della cronologia. Se è fornito nomefile, questo è usato come nome del file di cronologia; altrimenti, è usato il valore di HISTFILE. Le opzioni, se fornite, hanno i seguenti significati:

−c

Svuota l’elenco della cronologia eliminando tutti gli elementi.

−d scostamento

Cancella l’elemento della cronologia alla posizione scostamento.

−a

Accoda le ’’nuove’’ righe della cronologia (righe della cronologia inserite dall’inizio della corrente sessione di bash) al file di cronologia.

−n

Inserisce le righe della cronologia non ancora lette dal file di cronologia nella corrente lista della cronologia. Queste sono le righe accodate al file di cronologia dall’inizio della corrente sessione di bash.

−r

Legge il contenuto del file di cronologia e lo usa come cronologia corrente.

−w

scrive la cronologia corrente sul file di cronologia, sovrascrivendo il contenuto del file di cronologia.

−p

Effettua la sostituzione della cronologia sui seguenti arg e mostra il risultato sullo standard output. Non conserva il risultato nell’elenco della cronologia. Ogni arg dev’essere quotato per disabilitare la normale espansione della cronologia.

−s

Memorizza gli arg nell’elenco della cronologia come un singolo comando. L’ultimo comando nell’elenco della cronologia viene rimosso prima che gli arg vengano aggiunti.

Se la variabile HISTTIMEFORMAT è impostata, l’informazione data/ora associata a ogni elemento della cronologia viene scritta nel file della cronologia, marcato col carattere di commento. Quando viene letto il file della cronologia, le righe che iniziano con un carattere di commento seguito immediatamente da una cifra sono interpretate come data e ora della riga di cronologia precedente. Il valore di ritorno è 0 tranne quando viene incontrata un’opzione non valida, avviene un errore mentre si legge o si scrive il file della cronologia, viene fornito uno scostamento non valido come argomento a −d o l’espansione della cronologia fornita come argomento a −p non ha successo.

jobs [−lnprs] [ jobspec ... ]
jobs −x
comando [ args ... ]

La prima forma elenca i job attivi. Le opzioni hanno i seguenti significati:

−l

Elenca gli ID dei processi in aggiunta alle normali informazioni.

−n

Mostra le informazioni solo sui job che hanno cambiato stato dall’ultima notifica di stato mostrata all’utente.

−p

Elenca solo l’ID di processo del principale job del gruppo di processo.

−r

Restringe l’output ai job in esecuzione.

−s

Restringe l’output ai job sospesi.

Se jobspec è specificato, l’output è limitato alle informazioni su quel job. Lo stato di ritorno è 0 a meno che venga incontrata un’opzione non valida o sia fornito un jobspec non valido.

Se è fornita l’opzione −x, jobs sostituisce qualsiasi jobspec trovato in comando o args con il corrispondente ID del gruppo di processo, ed esegue comando passandogli args, e ritornando il suo stato d’uscita.

kill [−s sigspec | −n signum | sigspec] [pid | jobspec] ...
kill −l
[sigspec | stato d’uscita]

Manda il segnale indicato da sigspec o signum al processo indicato da pid o jobspec. sigspec è o un nome di segnale, senza distinzione tra maiuscole e minuscole, come SIGKILL, (con o senza il prefisso SIG) o un numero di segnale; signum è un numero di segnale. Se sigspec non è presente, si suppone essere SIGTERM. Un argomento −l elenca i nomi dei segnali. Se sono forniti degli argomenti quando è specificata l’opzione −l, sono elencati i nomi dei segnali corrispondenti agli argomenti, e lo stato di ritorno è 0. L’argomento stato d’uscita di −l è un numero che specifica o un numero di segnale o lo stato d’uscita di un processo terminato da un segnale. kill restituisce 0 (vero) se almeno un segnale è stato inviato con successo, o falso se avviene un errore o se è incontrata un’opzione non valida.

let arg [arg ...]

Ogni arg è un’espressione aritmetica che deve essere valutata (si veda VALUTAZIONE ARITMETICA sopra) Se l’ultimo arg viene valutato 0, let ritorna 1; altrimenti è ritornato 0.

local [opzione] [nome[=valore] ...]

Per ogni argomento viene creata una variabile locale chiamata nome e le viene assegnato valore. L’opzione può essere una qualunque delle opzioni accettate da declare. Quando local è usato dentro una funzione, fa sì che la variabile nome abbia una visibilità ristretta a quella funzione e ai suoi figli. Senza alcun operando, local scrive una lista di variabili locali sullo standard output. È un errore usare local quando non si è dentro una funzione. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando local è usata fuori da una funzione, viene fornito un nome non valido o nome è una variabile in sola lettura.

logout

Termina una shell di login.

mapfile [−n numero] [−O origine] [−s numero] [−t] [−u fd] [−C callback]
[−c quantum] [array]
readarray
[−n numero] [−O origine] [−s numero] [−t] [−u fd] [−C
callback
] [−c quantum] [array]

Legge righe dallo standard input all’interno della variabile array indicizzata array, o dal descrittore di file fd se viene fornita l’opzione −u. La variabile MAPFILE è l’array predefinito. Le opzioni, se fornite, hanno il seguente significato:

−n

Copia al massimo numero righe. Se numero è 0 vengono copiate tutte le righe.

−O

Inizia assegnando array all’indice origine. L’indice predefinito è 0.

−s

Ignora le prime numero righe lette.

−t

Rimuove il "newline" finale da ogni riga letta.

−u

Legge le righe dal descrittore di file fd invece che dallo standard input.

−C

Valuta callback ogni volta che vengono lette quantum righe. L’opzione −c specifica quantum.

−c

Specifica il numero di righe lette tra una chiamata e l’altra di callback.

Se −C è specificato senza −c, il quantum predefinito è 5000. Quando callback è valutato, viene fornito l’indice del successivo elemento di array da assegnare e la riga da attribuire a quell’elemento come argomenti aggiuntivi. callback viene valutato dopo che la riga è stata letta, ma prima che l’elemento di array sia stato assegnato.

Se non è fornito con un’origine esplicita, mapfile azzera array prima della relativa assegnazione.

mapfile ritorna successo, a meno che non vengano forniti un’opzione o un argomento di opzione non validi, array sia non valido o non assegnabile, oppure se array non è un array indicizzato.

popd [−n] [+n] [−n]

Rimuove degli elementi dallo stack delle directory. Senza argomenti, rimuove la directory in cima allo stack, ed effettua un cd verso la nuova directory in cima allo stack. Gli argomenti, se forniti, hanno il seguente significato:

−n

Sopprime il normale cambiamento di directory quando rimuove directory dallo stack, ossia viene manipolato solo lo stack.

+n

Rimuove l’n−esimo elemento contando dalla sinistra della lista mostrata da dirs, partendo da zero. Per esempio: ’’popd +0’’ rimuove la prima directory, ’’popd +1’’ la seconda.

n

Rimuove l’n−esimo elemento contando dalla destra della lista mostrata da dirs, partendo da zero. Per esempio: ’’popd -0’’ Rimuove l’ultima directory, ’’popd -1’’ la penultima.

Se il comando popd ha successo, viene anche effettuato un dirs, e lo stato di ritorno è 0. popd ritorna falso se viene incontrata un’opzione non valida, lo stack delle directory è vuoto, è specificato un elemento non esistente nello stack delle directory, o il cambio di directory non ha successo.

printf [−v var] formato [argomenti]

Scrive gli argomenti formattati sullo standard output sotto il controllo del formato. Con l’opzione −v l’output viene assegnato alla variabile var piuttosto che essere stampato sullo standard output.

Il formato è una stringa di caratteri che contiene tre tipi di oggetti: caratteri semplici, i quali sono semplicemente copiati sullo standard output, sequenze di protezione dei caratteri, che sono convertite e copiate sullo standard output, e specifiche di formato, ognuna delle quali provoca la stampa dell’argomento seguente. Oltre alle specifiche di formato printf(1) standard, printf interpreta le seguenti estensioni:

%b

fa sì che printf espanda le sequenze di protezione tramite la barra inversa nell’argomento corrispondente (con l’eccezione che \c fa terminare l’output, le barre inverse in \', \" e \? non sono rimosse e gli escape ottali che iniziano con \0 possono contenere fino a quattro cifre).

%q

fa sì che printf stampi sull’output l’argomento corrispondente in un formato riutilizzabile come input di shell.

%(datefmt)T

fa sì che printf stampi sull’output la stringa data-ora che risulta dall’uso di datefmt come stringa di formato per strftime(3). L’argomento corrispondente è un numero intero che rappresenta il numero di secondi trascorso dall’epoca. Possono essere usati due valori di argomento speciali: -1 rappresenta il tempo attuale e -2 rappresenta il tempo in cui la shell è stata invocata.

Argomenti alle specifiche di formato non stringa sono trattati come costanti C, con l’eccezione che un segno meno o più iniziale è permesso, e che se il carattere iniziale coincide con un apostrofo o con delle virgolette, il valore è quello ASCII del carattere che segue.

Il formato è riutilizzato più volte fino all’esaurimento degli argomenti. Se il formato richiede più argomenti di quelli forniti, le specifiche di formato extra si comportano come se fosse stato fornito, a seconda del caso, il valore zero o una stringa nulla. Il valore di ritorno è 0 in caso di successo, diverso da zero in caso di insuccesso.

pushd [−n] [+n] [−n]
pushd
[−n] [dir]

Aggiunge una directory in cima allo stack delle directory, o ruota lo stack, rendendo la nuova cima dello stack la corrente directory di lavoro. Senza argomenti, scambia le due directory in cima e ritorna 0, a meno che lo stack delle directory non sia vuoto. Gli argomenti, se forniti, hanno il seguente significato:

−n

Sopprime il normale cambio di directory quando se ne aggiungono allo stack, cosicché viene manipolato solo lo stack.

+n

Ruota lo stack così che la n−esima directory (contando dalla sinistra della lista mostrata da dirs, partendo da zero) vada in cima.

n

Ruota lo stack così che la n−esima directory (contando da destra della lista mostrata da dirs, partendo da zero) vada in cima.

dir

Aggiunge dir in cima allo stack delle directory, rendendola la nuova directory di lavoro corrente.

Se il comando pushd ha successo, viene anche effettuato un dirs. Se è usata la prima forma, pushd ritorna 0 a meno che il cd verso dir non abbia successo. Con la seconda forma, pushd ritorna 0 tranne quando lo stack delle directory è vuoto, è specificato un elemento non esistente nello stack delle directory, o il cambiamento di directory verso la nuova directory corrente specificata non ha successo.

pwd [−LP]

Stampa il percorso assoluto della corrente directory di lavoro. Il percorso stampato non contiene alcun collegamento simbolico se è fornita l’opzione −P o l’opzione −o physical al comando incorporato set è abilitata. Se viene usata l’opzione −L il percorso stampato può contenere collegamenti simbolici. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando avviene un errore mentre si legge il percorso della directory corrente o viene fornita un’opzione non valida.

read [−ers] [−a aname] [−d delim] [−i testo] [−n nchars] [−N nchars]
[−p prompt] [−t tempo_limite] [−u fd] [nome ...]

Viene letta una riga dallo standard input, o dal descrittore di file fd fornito come argomento dell’opzione −u, e la prima parola è assegnata al primo nome, la seconda parola al secondo nome, e così via, e le parole rimaste, compresi i separatori, sono assegnate all’ultimo nome. Se ci sono meno parole lette dalla riga di input che nomi, ai nomi rimanenti vengono assegnati valori nulli. I caratteri in IFS sono usati per suddividere la riga in parole. Il carattere di barra inversa \ può essere usato per rimuovere qualsiasi significato speciale dal successivo carattere letto e per la continuazione di riga. Le opzioni, se fornite, hanno il seguente significato:
−a
aname

Le parole sono assegnate a indici sequenziali della variabile array aname, partendo da 0. aname viene annullata prima dell’assegnamento dei nuovi valori. Altri argomenti nome vengono ignorati.

−d delim

Il primo carattere di delim è usato per far terminare la riga di input, invece di newline.

−e

Se lo standard input viene da un terminale, readline (si veda READLINE sopra) è usato per ottenere la riga. Readline usa le impostazioni correnti per la modifica (o predefinite, se la modifica di riga non era precedentemente attiva).

−i testo

Se readline è in uso per leggere la riga, testo viene messo nel buffer di modifica prima che inizi la correzione.

−n nchars

read è considerata completata dopo aver letto nchars caratteri invece di aspettare una riga di input completa, ma rispetta un delimitatore se prima del delimitatore sono letti meno di nchars caratteri.

−N nchars

read è considerata completata dopo aver letto esattamente nchars caratteri invece di aspettare una riga di input completa, a meno che non sia stato trovato un EOF o read sia fuori tempo massimo. I caratteri di delimitazione nell’input non vengono trattati in modo speciale e non provocano il completamento di read finché non vengono letti nchars caratteri.

−p prompt

Visualizza prompt sullo standard error, senza un newline finale, prima di tentare di leggere qualsiasi input. Il prompt è mostrato solo se l’input proviene da un terminale.

−r

La barra inversa non fa da carattere di protezione. La barra inversa è considerato come parte della riga. In particolare, una coppia barra_inversa−newline non può essere usata come una continuazione di riga.

−s

Modalità silenziosa. Se l’input viene da un terminale i caratteri immessi non vengono visualizzati sul terminale.

−t tempo_limite

Fa sì che read vada fuori tempo massimo e ritorni insuccesso se un riga completa di input non viene letta entro tempo_limite secondi. tempo_limite può essere un numero decimale con una parte frazionaria dopo il separatore decimale. Quest’opzione produce effetti solo se read sta leggendo l’input da un terminale, da una pipe o da un altro file speciale; non produce effetti quando legge da file regolari. Se tempo_limite è 0, read ritorna successo se l’input è disponibile nel descrittore di file specificato, insuccesso altrimenti. Lo stato d’uscita è maggiore di 128 se viene superato il limite di tempo.

−u fd

Legge l’input dal descrittore di file fd.

Se non sono forniti nomi la riga viene assegnata alla variabile REPLY. Lo stato d’uscita è 0, tranne quando viene raggiunta la fine del file, read esaurisce il tempo limite consentito (nel qual caso lo stato d’uscita è maggiore di 128) o viene fornito un descrittore di file non valido come argomento a −u.

readonly [−aAf] [−p] [nome[=parola] ...]

I nomi dati sono da considerare in sola lettura; i valori di questi nomi non possono essere cambiati dagli assegnamenti successivi. Se è fornita l’opzione −f, sono così marcate le funzioni corrispondenti ai nomi. L’opzione −a restringe le variabili agli array indicizzati; l’opzione −A restringe le variabili agli array associativi. Se vengono fornite entrambe le opzioni, −A ha la precedenza. Se nessun argomento nome è dato, o se è fornita l’opzione −p, viene stampata una lista di tutti i nomi in sola lettura. Le altre opzioni possono essere usate per restringere l’output a una sotto-serie della serie di nomi in sola lettura. L’opzione −p provoca la visualizzazione dell’output in un formato riutilizzabile come input. Se un nome di variabile è seguito da =parola il valore della variabile è impostato a parola. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando è incontrata un’opzione non valida, uno dei nomi non è un nome di variabile di shell valido, o viene fornita l’opzione −f con un nome che non è una funzione.

return [n]

Fa sì che una funzione esca con il valore di ritorno specificato da n. Se n è omesso, lo stato di ritorno è quello dell’ultimo comando eseguito nel corpo della funzione. Se usato fuori da una funzione, ma durante l’esecuzione di uno script tramite il comando . (source), fa sì che la shell smetta di eseguire quello script e ritorni o n o lo stato d’uscita dell’ultimo comando eseguito dentro lo script come stato d’uscita dello script. Se usato fuori da una funzione e non durante l’esecuzione di uno script per mezzo di ., lo stato di ritorno è falso. Qualsiasi comando associato alla gestione del segnale RETURN viene eseguito prima che l’esecuzione riprenda dopo la funzione o script.

set [−−abefhkmnptuvxBCEHPT] [−o opzione−nome] [arg ...]
set
[+abefhkmnptuvxBCEHPT] [+o opzione−nome] [arg ...]

Senza opzioni, il nome e il valore di ogni variabile di shell vengono visualizzati in un formato riutilizzabile come input per impostare o reimpostare le variabili attualmente impostate. Le variabili in sola lettura non possono essere reimpostate. In modalità posix sono elencate solo le variabili di shell. L’output è ordinato in base alla localizzazione corrente. Quando sono specificate opzioni, queste impostano o annullano attributi di shell. Gli argomenti che rimangono dopo che le opzioni sono state elaborate sono trattati come valori per i parametri posizionali e vengono assegnati, nell’ordine, a $1, $2, ... $n. Le opzioni, se specificate, hanno i seguenti significati:

−a

Automaticamente marca le variabili e le funzioni che sono modificate o create, come da esportare verso l’ambiente dei comandi successivi.

−b

Riporta immediatamente lo stato dei job in background terminati, invece che prima di stampare il prossimo prompt primario. Questo è applicabile solo quando è abilitato il job−control.

−e

Esce immediatamente se una pipeline (che può consistere di un singolo comando semplice), un comando di subshell tra parentesi, o uno dei comandi eseguiti come parte di un elenco di comandi racchiuso fra parentesi graffe (si veda GRAMMATICA DELLA SHELL sopra) termina con uno stato diverso da zero. La shell non esce se il comando che non ha successo fa parte di un elenco di comandi che segue subito dopo una parola chiave while o until, se fa parte di un controllo che segue le parole riservate if o elif, se fa parte di qualsiasi comando eseguito in una lista && o || tranne il comando che segue && o || finali, o di qualsiasi comando in una pipeline esclluso l’ultimo, o se il valore di ritorno del comando è stato negato con !. Un comando sul segnale intercettato ERR, se impostato, è eseguito prima dell’uscita della shell. Questa opzione si applica all’ambiente di shell e a ogni ambiente di subshell separatamente (si veda AMBIENTE DI ESECUZIONE DEL COMANDO sopra), e può provocare l’uscita delle subshell prima di aver eseguito tutti i comandi nella subshell.

−f

Disabilita l’espansione di percorso.

−h

Ricorda la posizione dei comandi man mano che sono ritrovati per l’esecuzione. Questa è abilitata in modo predefinito.

−k

Tutti gli argomenti nella forma di istruzioni di assegnamento sono posti nell’ambiente per un comando, non solo quelli che precedono il nome del comando stesso.

−m

Modo monitor. Il job−control è abilitato. Quest’opzione è attiva in modo predefinito per le shell interattive, su sistemi che lo supportano (si veda JOB-CONTROL sopra). I processi in background girano in un gruppo di processo separato e una riga che contiene il loro stato d’uscita viene stampata al termine della loro esecuzione.

−n

Legge i comandi ma non li esegue. Questo può essere usato per controllare uno script di shell per errori di sintassi. Questo viene ignorato se la shell è interattiva.

−o nome−opzione

Il nome−opzione può essere uno dei seguenti:
allexport

Lo stesso di −a.

braceexpand

Lo stesso di −B

emacs

Usa una interfaccia di modifica della riga di comando in stile emacs. Questo è abilitato in modo predefinito quando la shell è interattiva, a meno che la shell non sia avviata con l’opzione −−noediting. Questo inoltre influisce sull’interfaccia di modifica usata per read −e.

errexit

Lo stesso di −e.

errtrace

Lo stesso di −E.

functrace

Lo stesso di −T.

hashall

Lo stesso di −h.

histexpand

Lo stesso di −H.

history

Abilita la cronologia dei comandi, come descritto in precedenza, sotto CRONOLOGIA. Questa opzione è attiva in modo predefinito nelle shell interattive.

ignoreeof

L’effetto è lo stesso come se fosse stato eseguito il comando di shell ’’IGNOREEOF=10’’ (si veda Variabili di shell sopra).

keyword

Lo stesso di −k.

monitor

Lo stesso di −m.

noclobber

Lo stesso di −C.

noexec

Lo stesso di −n.

noglob

Lo stesso di −f.

nolog

Attualmente ignorato.

notify

Lo stesso di −b.

nounset

Lo stesso di −u.

onecmd

Lo stesso di −t.

physical

Lo stesso di −P.

pipefail

Se impostato, il valore di ritorno di una pipeline è il valore dell’ultimo comando (quello più a destra) che esce con uno stato d’uscita diverso da zero, o zero se tutti i comandi nella pipeline escono con successo. Come comportamento predefinito, questa opzione è disabilitata.

posix

Cambia il comportamento di bash quando il comportamento predefinito differisce dallo standard POSIX per adeguarlo allo (modalità posix).

privileged

Lo stesso di −p.

verbose

Lo stesso di −v.

vi

Usa un’interfaccia di modifica della riga di comando in stile vi. Questo inoltre influisce sull’interfaccia di modifica usata per read −e.

xtrace

Lo stesso di −x.

Se −o è fornito con nessun nome−opzione, sono stampati i valori delle opzioni correnti. Se +o è fornito con nessun nome−opzione, una serie di comandi set per ricreare le impostazioni dell’opzione corrente viene visualizzata sullo standard output.

−p

Attiva il modo privilegiato. In questo modo, i file $ENV e $BASH_ENV non vengono elaborati, le funzioni di shell non sono ereditate dall’ambiente e le variabili SHELLOPTS, BASHOPTS, CDPATH e GLOBIGNORE se appaiono in un ambiente, vengono ignorate. Se la shell è avviata con l’id (gruppo) effettivo dell’utente non uguale all’id (gruppo) reale dell’utente, e non viene fornita l’opzione −p, queste azioni vengono eseguite e l’id effettivo dell’utente è impostato all’id reale dell’utente. Se viene fornita l’opzione −p all’avvio, l’id effettivo dell’utente non è reimpostato. Disattivare questa opzione fa sì che gli id effettivi dell’utente e del gruppo siano impostati agli id reali dell’utente e del gruppo.

−t

Esce dopo aver letto ed eseguito un comando.

−u

Tratta le variabili e i parametri non impostati, diversi dai parametri speciali "@" e "*", come un errore quando effettua l’espansione di parametro. Se l’espansione è tentata su una variabile o parametro non impostato, la shell stampa un messaggio di errore e, se non interattiva, esce con uno stato diverso da zero.

−v

Stampa le righe in input alla shell appena sono lette.

−x

Dopo l’espansione di ogni comando semplice, comando for, comando case, comando select o comando for aritmetico, mostra il valore espanso di PS4, seguito dal comando e dai suoi argomenti espansi o dall’elenco di parole associate.

−B

La shell effettua l’espansione delle parentesi graffe (si veda Espansione delle parentesi graffe sopra). Questo è attivo in modo predefinito.

−C

Se impostato, bash non sovrascrive un file esistente con gli operatori di ridirezione >, >& e <>. Una sovrascrittura può ancora essere ottenuta creando i file di output usando l’operatore di ridirezione >| al posto di >.

−E

Se impostato, ogni segnale intercettato ERR è ereditato dalle funzioni di shell, sostituzioni di comando e comandi eseguiti in un ambiente di subshell. Il segnale intercettato ERR non viene normalmente ereditato in questi casi.

−H

Abilita la sostituzione della cronologia in stile !. Quest’opzione è attiva in modo predefinito quando la shell è interattiva.

−P

Se impostato, non segue i collegamenti simbolici quando esegue comandi come cd che cambiano la directory di lavoro corrente. È invece usata la struttura di directory fisica. Come comportamento predefinito, bash segue la successione logica delle directory quando si eseguono comandi che cambiano la directory corrente.

−T

Se impostata, i comandi sui segnali intercettati DEBUG e RETURN sono ereditati dalle funzioni di shell, dalle sostituzioni di comando e dai comandi eseguiti in un ambiente di subshell. I segnali intercettati DEBUG e RETURN normalmente non vengono ereditati in questi casi.

−−

Se nessun argomento segue questa opzione, allora i parametri posizionali sono assenti. Altrimenti, i parametri posizionali sono impostati agli arg, anche se alcuni di loro iniziano con un .

Segnala la fine delle opzioni, e fa sì che tutti i rimanenti arg siano assegnati ai parametri posizionali. Le opzioni −x e −v sono disattivate. Se non vi è alcun arg, i parametri posizionali rimangono inalterati.

Le opzioni sono disattivate in modo predefinito se non specificato diversamente. Usare + piuttosto che − causa la disattivazione di queste opzioni. Le opzioni possono anche essere specificate come argomenti a un’invocazione della shell. Il corrente insieme di opzioni può essere trovato in $−. Lo stato di ritorno è sempre 0 (vero) a meno che non si incontri un’opzione non valida.

shift [n]

I parametri posizionali da n+1 ... sono rinominati $1 .... I parametri rappresentati dai numeri $# fino a $#n+1 non sono impostati. n dev’essere un numero non negativo minore o uguale a $#. Se n è 0, nessun parametro viene cambiato. Se n è omesso, è considerato valere 1. Se n è più grande di $#, i parametri posizionali non sono cambiati. Lo stato di ritorno è più grande di 0 se n è più grande di $# o minore di 0; altrimenti 0.

shopt [−pqsu] [−o] [optname ...]

Attiva/disattiva i valori di variabili che controllano il comportamento opzionale della shell. Senza opzioni, o con l’opzione −p, viene mostrata una lista di tutte le opzioni impostabili, con una indicazione se ognuna è impostata o no. L’opzione −p fa sì che l’output sia mostrato in una forma che può essere riutilizzata come input. Altre opzioni hanno il seguente significato:

−s

Abilita (attiva) ogni optname.

−u

Disabilita (disattiva) ogni optname.

−q

Sopprime il normale output (modalità silenziosa); lo stato di ritorno indica se il optname è attivato o non attivato. Se sono dati argomenti optname multipli con −q, lo stato di ritorno è 0 se tutti gli optname sono attivati; diverso da zero altrimenti.

−o

Restringe i valori di optname a quelli definiti per l’opzione −o del comando incorporato set.

Se una delle opzioni −s o −u viene usata senza argomenti optname, la visualizzazione è limitata a quelle opzioni che sono, rispettivamente, attivate o non attivate. Se non diversamente indicato le opzioni shopt sono disabilitate (non attivate) in modo predefinito.

Lo stato di ritorno quando vengono elencate delle opzioni è 0 se tutti gli optname sono abilitati, altrimenti è diverso da zero. Quando si impostano o si rimuovono opzioni, lo stato di ritorno è 0 tranne quando optname non è una valida opzione di shell.

L’elenco delle opzioni di shopt è:

autocd

Se impostato, viene eseguito un nome di comando che è il nome di una directory come se fosse un argomento del comando cd. Questa opzione viene usata solo dalle shell interattive.

cdable_vars

Se impostata, un argomento al comando incorporato cd che non sia una directory è considerato come il nome di una variabile il cui valore è la directory verso cui cambiare.

cdspell

Se impostata, vengono corretti errori minori nell’ortografia di un componente di directory in un comando cd. Gli errori ricercati sono caratteri invertiti, mancanza di un carattere e un carattere in più. Se viene trovata una correzione il nome di file corretto viene stampato e il comando prosegue. Quest’opzione è usata solo dalle shell interattive.

checkhash

Se impostata, bash controlla che un comando trovato in una tabella hash esista prima di tentarne l’esecuzione. Se un comando la cui posizione è disponibile in un elemento della tabella hash non esiste più, viene effettuata una normale ricerca di percorso.

checkjobs

Se impostato, bash elenca lo stato dei job in esecuzione e di quelli terminati prima di uscire da una shell interattiva. Se vi sono job in esecuzione, l’uscita verrà rimandata fino a quando non viene tentata una seconda uscita senza che intervenga un comando (si veda JOB CONTROL sopra). La shell ritarda sempre l’uscita se un qualsiasi job viene fermato.

checkwinsize

Se impostata, bash controlla la dimensione della finestra dopo ogni comando e, se necessario, aggiorna i valori di LINES e COLUMNS.

cmdhist

Se impostata, bash tenta di salvare tutte le righe di un comando a riga multipla nello stesso elemento di cronologia. Questo facilita la ripetizione di comandi multiriga.

compat31

Se impostata, bash cambia il suo comportamento a quello della versione 3.1 per quanto riguarda gli argomenti "quotati" dell’operatore =~ del comando condizionale
[[
.

compat32

Se impostata, bash cambia il suo comportamento a quello della versione 3.2 per quanto riguarda il confronto di stringhe specifiche della localizzazione quando si usano gli operatori < e > del comando condizionale [[. Le versioni di Bash precedenti a bash-4.1 usano la collazione ASCII e strcmp(3); bash-4.1 e versioni successive usano la sequenza di collazione della localizzazione corrente e strcoll(3).

compat40

Se impostata, bash cambia il suo comportamento a quello della versione 4.0 per quanto riguarda il confronto di stringhe specifiche della localizzazione quando si usano gli operatori < e > del comando condizionale [[ (si veda la voce precedente) e l’effetto dell’interruzione di una lista di comandi.

compat41

Se impostata, bash, quando è in modalità posix, tratta un apostrofo in una espansione di parametro tra virgolette come un carattere speciale. Gli apostrofi devono corrispoondere (un numero pari) e i caratteri tra apostrofi sono considerati quotati. Questo è il comportamento della modalità posix per la versione 4.1. Il comportamento predefinito di bash rimane come nelle precedenti versioni.

direxpand

Se impostata, bash sostituisce i nomi di directory con i risultati dell’espansione di parola mentre effettua il completamento del nome di file. Questo cambia i contenuti del buffer di modifica di readline. Se non è impostata, bash tenta di conservare ciò che ha scritto l’utente.

dirspell

Se impostata, bash tenta la correzione dell’ortografia sui nomi di directory durante il completamento di parola se il nome di directory fornito inizialmente non esiste.

dotglob

Se impostata, bash include i nomi di file che iniziano con un ’.’ nel risultato dell’espansione del percorso.

execfail

Se impostata, una shell non interattiva non esce se non può eseguire il file specificato come argomento al comando incorporato exec. Una shell interattiva non esce se exec non ha successo.

expand_aliases

Se impostata, gli alias vengono espansi come descritto in precedenza, sotto ALIASES. Questa opzione è abilitata in modo predefinito per le shell interattive.

extdebug

Se impostata, il comportamento previsto per poter usare dei debugger è abilitato:

1.

L’opzione −F al comando incorporato declare mostra il nome di file di origine e il numero di riga corrispondente a ogni nome di funzione fornita come argomento.

2.

Se il comando eseguito nella gestione del segnale DEBUG ritorna un valore diverso da zero, il comando successivo viene saltato e non è eseguito.

3.

Se il comando eseguito nella gestione del segnale DEBUG ritorna il valore 2, e la shell è in esecuzione in una subroutine (una funzione di shell o uno script di shell eseguito dai comandi incorporati . o source), viene simulata una chiamata a return.

4.

BASH_ARGC e BASH_ARGV sono aggiornati come descritto nelle loro descrizioni viste sopra.

5.

Il tracciamento delle funzioni è abilitato: sostituzione di comando, funzioni di shell, e subshell invocate con ( comando ) ereditano le intercettazione di segnale DEBUG e RETURN.

6.

Il tracciamento degli errori è abilitato: sostituzione di comando, funzioni di shell, e subshell invocate con ( comando ) ereditano le intercettazione di segnale ERR.

extglob

Se impostata, le caratteristiche di corrispondenza estesa di modelli descritte in precedenza, sotto Espansione di percorso, sono abilitate.

extquote

Se impostato, la quotatura $'stringa' e $"stringa" è effettuata all’interno delle espansioni di ${parametro} racchiuse tra virgolette. Quest’opzione è abilitata in modo predefinito.

failglob

Se impostata, i modelli che non generano nomi validi di file durante l’espansione del percorso danno come risultato un errore di espansione.

force_fignore

Se impostata, i suffissi specificati dalla variabile di shell FIGNORE fanno si che delle parole vengano ignorate quando viene effettuato il completamento delle parole anche se le parole ignorate sono i soli possibili completamenti. Si veda VARIABILI DELLA SHELL sopra per una descrizione di FIGNORE. Quest’opzione è abilitata in modo predefinito.

globstar

Se impostata, il modello ** usato in un contesto di espansione del nome di percorso trova tutti i file e zero o più directory e sottodirectory che soddisfano i criteri di ricerca. Se il modello è seguito da una /, trova solo le directory e sottodirectory che soddisfano i criteri di ricerca.

gnu_errfmt

Se impostata, i messaggi di errore della shell vengono scritti nel formato GNU standard dei messaggi di errore.

histappend

Se impostata, l’elenco della cronologia è accodato al file indicato dalla variabile HISTFILE all’uscita della shell, invece che sostituire il file preesistente.

histreedit

Se impostata, e readline è in uso, viene data l’opportunità a un utente di ripetere una sostituzione della cronologia che non ha avuto successo.

histverify

Se impostata, e readline è in uso, i risultati della sostituzione della cronologia non sono immediatamente passati all’analizzatore della shell. Invece, la riga risultante viene caricata nel buffer di modifica readline, permettendo ulteriori modifiche.

hostcomplete

Se impostata, e readline è in uso, bash tenta di effettuare il completamento del nome di host quando una parola contenente un @ è in corso di completamento (si veda Completamento in precedenza, sotto READLINE. Questa è abilitata in modo predefinito.

huponexit

Se impostata, bash invia SIGHUP a tutti i job all’uscita di una shell di login interattiva.

interactive_comments

Se impostata, fa sì che, se una parola inizia con #, quella parola e tutti i caratteri rimanenti su quella riga siano ignorati in una shell interattiva (si veda COMMENTI sopra). Quest’opzione è abilitata in modo predefinito.

lastpipe

Se impostata, e job control non è attivo, la shell esegue l’ultimo comando di una pipeline non eseguita in background nell’ambiente di shell corrente.

lithist

Se impostata, e l’opzione cmdhist è abilitata, i comandi multiriga sono salvati nella cronologia includendo i newline, piuttosto che usando come separatori il punto e virgola, dove possibile.

login_shell

La shell imposta quest’opzione se viene avviata come shell di login (si veda INVOCAZIONE sopra). Il valore non può essere cambiato.

mailwarn

Se impostata, e un file sul quale bash sta ricercando della posta ha avuto un accesso dall’ultima volta che è stato controllato, viene visualizzato il messagio ’’The mail in mailfile has been read’’.

no_empty_cmd_completion

Se impostata, e readline è in uso, bash non tenta di cercare il PATH per possibili completamenti quando viene tentato il completamento di una riga vuota.

nocaseglob

Se impostata, bash individua i nomi di file senza distinguere le maiuscole dalle minuscole quando effettua l’espansione del percorso (si veda Espansione del percorso sopra).

nocasematch

Se impostata, bash confronta modelli senza distinguere le maiuscole dalle minuscole quando ricerca corrispondenze durante l’esecuzione dei comandi condizionali case o [[.

nullglob

Se impostata, bash permette ai modelli che non individuano nessun file (si veda Espansione del percorso sopra) di espandere come una stringa nulla, piuttosto che essere presi letteralmente.

progcomp

Se impostata, i servizi di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile sopra) vengono abilitati. Quest’opzione è abilitata in modo predefinito.

promptvars

Se impostata, le stringhe di prompt subiscono espansione di parametro, sostituzione di comando, espansione aritmetica e rimozione dei segni di quotatura dopo che sono stati espansi come descritto in STRINGHE DI PROMPT sopra. Quest’opzione è abilitata in modo predefinito.

restricted_shell

La shell imposta quest’opzione se è stata avviata in modalità ristretta (si veda SHELL RISTRETTA più avanti). Il valore non può essere cambiato. Questo non viene reimpostato quando i file di avvio vengono eseguiti, permettendo ai file di avvio di accertare se una shell è ristretta o meno.

shift_verbose

Se impostata, il comando incorporato shift stampa un messaggio di errore quando il numero di comandi shift effettuati eccede il numero dei parametri posizionali.

sourcepath

Se impostata, il comando incorporato source (.) usa il valore di PATH per trovare la directory contenente il file fornito come argomento. Quest’opzione è abilitata in modo predefinito.

xpg_echo

Se impostata, il comando incorporato echo espande sequenze di protezione tramite la barra inversa in modo predefinito.

suspend [−f]

Sospende l’esecuzione di questa shell fino a che non riceve un segnale SIGCONT. Una shell di login non può essere sospesa; l’opzione −f può essere usata per non tener conto di questo e forzare la sospensione. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando la shell è una shell di login e non è fornito −f, o se il job−control non è abilitato.

test expr
[
expr ]

Ritorna uno stato di 0 o 1 a seconda del risultato della valutazione dell’espressione condizionale expr. Ogni operatore e operando deve essere un argomento separato. Le espressioni sono composte dagli elementi descritti in precedenza, sotto ESPRESSIONI CONDIZIONALI. test non accetta opzioni, né accetta, ignorandolo, un argomento −− come indicatore di fine delle opzioni.

Le espressioni possono essere combinate usando i seguenti operatori, elencati in ordine decrescente di precedenza. La valutazione dipende dal numero di argomenti; si veda più avanti. La precedenza degli operatori è usata quando ci sono cinque o più argomenti.

! expr

Vero se expr è falso.

( expr )

Ritorna il valore di expr. Questo può essere usato per modificare la normale precedenza degli operatori.

expr1a expr2

Vero se sia expr1 che expr2 sono vere.

expr1o expr2

Vero se o expr1 o expr2 è vera.

test e [ valutano espressioni condizionali usando una serie di regole basate sul numero di argomenti.
0 argomenti

L’espressione è falsa.

1 argomento

L’espressione è vera se e solo se l’argomento non è nullo.

2 argomenti

Se il primo argomento è !, l’espressione è vera se e solo se il secondo argomento è nullo. Se il primo argomento è uno degli operatori condizionali elencati in precedenza, sotto ESPRESSIONI CONDIZIONALI, l’espressione è vera se il test unario è vero. Se il primo argomento non è un operatore condizionale unario valido, l’espressione è falsa.

3 argomenti

Le seguenti condizioni sono applicate nell’ordine elencato. Se il secondo argomento è uno degli operatori binari condizionali elencati in precedenza, sotto ESPRESSIONI CONDIZIONALI, il risultato dell’espressione è il risultato del test binario che usa gli argomenti primo e terzo come operandi. Quando ci sono tre argomenti, −a e −o sono considerati operatori binari. Se il primo argomento è !, il valore è la negazione del test con due argomenti costituito dagli argomenti secondo e terzo. Se il primo argomento è esattamente ( e il terzo argomento è esattamente ), il risultato è il test, con 1 argomento, del secondo argomento. Altrimenti, l’espressione è falsa.

4 argomenti

Se il primo argomento è !, il risultato è la negazione dell’espressione composta dai rimanenti argomenti. Altrimenti, l’espressione è analizzata e valutata secondo le precedenze usando le regole elencate sopra.

5 o più argomenti

L’espressione è analizzata e valutata secondo le precedenze usando le regole elencate sopra.

Quando sono usati con test o [, gli operatori < e > vengono ordinati lessicograficamente secondo l’ordinamento ASCII.

times

Stampa i tempi spesi come utente e come sistema per la shell e per i processi eseguiti dalla shell. Lo stato di ritorno è 0.

trap [−lp] [[arg] sigspec ...]

Il comando arg dev’essere letto e eseguito quando la shell riceve il segnale(i) sigspec. Se arg è assente (e c’è un singolo sigspec) o , ogni segnale specificato è riportato alla sua configurazione originale (il valore che aveva al momento dell’ingresso nella shell). Se arg è la stringa nulla il segnale specificato da ogni sigspec è ignorato dalla shell e dai comandi che essa invoca. Se arg non è presente e −p è stato fornito, allora i comandi di intercettazione di segnale associati a ogni sigspec vengono visualizzati. Se non viene fornito alcun argomento o se è dato solo −p, trap stampa la lista dei comandi associati a ogni segnale. L’opzione −l fa sì che la shell stampi una lista di nomi di segnale e i numeri a loro corrispondenti. Ogni sigspec è o un nome di segnale definito in <signal.h>, o un numero di segnale. I nomi di segnale possono essere scritti sia in minuscolo che in maiuscolo e il prefisso SIG è opzionale.

Se un sigspec è EXIT (0) il comando arg è eseguito all’uscita della shell. Se un sigspec è DEBUG, il comando arg viene eseguito prima di ogni comando semplice, comando for, comando case, comando select, ogni comando for aritmetico, e prima di eseguire il primo comando in una funzione di shell (si veda GRAMMATICA DELLA SHELL sopra). Fare riferimento alla descrizione dell’opzione extdebug del comando incorporato shopt per dettagli sul suo effetto nella gestione del segnale DEBUG. Se un sigspec è RETURN, il comando arg viene eseguito ogni volta che una funzione di shell o uno script eseguito coi comandi incorporati . o source completa l’esecuzione.

Se un sigspec è ERR, il comando arg viene eseguito ogni volta che un comando semplice ha uno stato di uscita diverso da 0, tenuto conto delle seguenti condizioni. La gestione del segnale ERR non viene invocata se il comando in errore fa parte della lista di comandi immediatamente seguente la parola chiave while o until, se fa parte del test in un’istruzione if, se fa parte di un comando eseguito in una lista && o || o se il valore di ritorno del comando in esecuzione viene negato da un !. Queste sono le stesse condizioni imposte all’opzione errexit.

I segnali ignorati al momento dell’ingresso della shell non possono essere intercettati o resettati. I segnali intercettati non ignorati sono riportati al loro valore originale in una subshell o in un ambiente di subshell quando ne è stato creato uno. Lo stato di ritorno è falso se un sigspec non è valido; altrimenti trap ritorna 0 (vero).

type [−aftpP] nome [nome ...]

Senza opzioni, indica come dovrà essere interpretato ciascun nome se usato come un nome di comando. Se è usata l’opzione −t, type stampa una stringa che è una fra alias, keyword, function, builtin, o file se nome è, rispettivamente, un alias, una parola riservata della shell, una funzione, un comando incorporato, o un file su disco. Se il nome non è trovato, non viene stampato nulla, ed è ritornato uno stato d’uscita di falso. Se viene usata l’opzione −p, type ritorna o il nome del file su disco che dovrebbe essere eseguito se nome fosse specificato come nome di comando, o nulla se ’’type −t nome’’ non avesse ritornato file. L’opzione −P forza PATH a ricercare ogni nome, anche se ’’type −t nome’’ non dovesse ritornare file. Se un comando è nella tabella hash, −p e −P stampano il valore nella tabella hash, non necessariamente il file che appare per primo in PATH. Se viene usata l’opzione −a, type stampa tutti le posizioni che corrispondono a un eseguibile chiamato nome. Questo include alias e funzioni, se e solo se non viene usata anche l’opzione −p. La tabella hash dei comandi non è consultata quando si usa −a. L’opzione −f sopprime la ricerca della funzione di shell, come col comando incorporato command. type ritorna 0 [vero] se tutti argomenti vengono trovati, falso se non ne viene trovato alcuno.

ulimit [−HSTabcdefilmnpqrstuvx [limite]]

Fornisce controllo sulle risorse disponibili per la shell e per i processi avviati da essa, sui sistemi che consentono un tale controllo. Le opzioni −H e −S specificano che viene impostato il limite hard o limite soft per la data risorsa. Un limite hard non può essere aumentato da un utente comune una volta impostato; un limite soft può essere aumentato fino al valore del limite hard. Se né −H−S sono specificati, vengono impostati entrambi i limiti, hard e soft. Il valore di limite può essere un numero nell’unità specificata per la risorsa, o uno dei valori speciali hard, soft o unlimited. che stanno rispettivamente per limite hard corrente, limite soft corrente e nessun limite. Se limite è omesso, viene stampato il valore corrente del limite soft della risorsa, a meno che non venga data l’opzione −H. Quando è specificata più di una risorsa, il nome del limite e l’unità vengono stampati prima del valore. Le altre opzioni sono interpretate come segue:

−a

sono riportati tutti i limiti correnti

−b

La dimensione massima del buffer del socket

−c

la dimensione massima dei file core creati

−d

la dimensione massima del segmento dati di un processo

−e

La priorità massima di schedulazione dei processi ("nice")

−f

la dimensione massima dei file scritti dalla shell e dai suoi figli

−i

Il numero massimo di segnali pendenti

−l

la dimensione massima di memoria che può essere bloccata

−m

la dimensione massima della memoria occupata (molti sistemi non rispettano questo limite)

−n

il numero massimo di descrittori di file aperti (la maggior parte dei sistemi non permette che questo valore sia cambiato)

−p

la dimensione delle pipe in blocchi da 512 byte (questo non può essere cambiato)

−q

Il numero massimo di byte nelle code dei messaggi POSIX

−r

La priorità massima di schedulazione dei processi in tempo reale

−s

la dimensione massima dello stack

−t

il massimo quantitativo di tempo macchina utilizzabile, in secondi

−u

il numero massimo di processi disponibili per un singolo utente

−v

Il massimo ammontare di memoria virtuale disponibile per la shell e, su alcuni sistemi, ai suoi figli

−x

Il numero massimo di file lock

−T

Il numero massimo di thread

Se limite è dato, esso è il nuovo valore della risorsa specificata (l’opzione −a è solo per visualizzazione). Se nessuna opzione è data, allora è assunta −f. I valori sono in multipli di 1024 byte, tranne che per −t, che è in secondi, −p, che è in unità di blocchi da 512 byte, e −T, −b, −n, e −u, che sono numeri puri. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando viene incontrata un’opzione o un argomento non valido, o avvenga un errore mentre si imposta un nuovo limite.

umask [−p] [−S] [modo]

La maschera di creazione dei file dell’utente è impostata a modo. Se modo inizia con una cifra, è interpretato come numero ottale; altrimenti è interpretato come una maschera in modalità simbolica simile a quelle accettate da chmod(1). Se modo è omesso, viene stampato il valore corrente della maschera. L’opzione −S fa sì che la maschera venga stampata in formato simbolico; l’output predefinito è un numero ottale. Se viene fornita l’opzione −p e modo è omesso, l’output è in una forma riutilizzabile come input. Lo stato di ritorno è 0 se il modo è stato cambiato con successo o se nessun argomento modo era stato fornito, e falso altrimenti.

unalias [−a] [nome ...]

Rimuove ciascun nome dalla lista degli alias definiti. Se si specifica −a, sono rimosse tutte le definizioni di alias. Il valore di ritorno è 0 (vero) tranne quando un nome fornito non è un alias attualmente definito.

unset [−fv] [nome ...]

Per ciascun nome, rimuove la corrispondente variabile o funzione. Se non vengono fornite opzioni, o è specificata l’opzione −v, ogni nome designa una variabile di shell. Le variabili in sola lettura non possono essere rimosse. Se viene specificata −f, ogni nome designa una funzione di shell, e la definizione di funzione viene rimossa. Ogni variabile o funzione rimossa è eliminata dall’ambiente passato ai comandi successivi. Se una qualsiasi fra COMP_WORDBREAKS, RANDOM, SECONDS, LINENO, HISTCMD, FUNCNAME, GROUPS o DIRSTACK è annullata, perde la sua speciale proprietà, anche se viene successivamente ridefinita. Lo stato d’uscita è 0 (vero) a meno che un nome non sia in sola lettura.

wait [n ...]

Aspetta ogni processo specificato e ritorna il suo stato di completamento. Ciascun n può essere un ID di processo o una specificazione di job; se è data una specificazione di job, si aspettano tutti i processi nella pipeline di quel job. Se n è omesso, si aspettano tutti i processi figli correntemente attivi, e lo stato di ritorno è 0. Se n specifica un processo o job non esistenti, lo stato di ritorno è 127. Altrimenti, lo stato di ritorno è lo stato d’uscita dell’ultimo processo o job di cui si è atteso il completamento.

SHELL RISTRETTA

Se bash è avviata col nome rbash, o l’opzione −r viene fornita all’invocazione, la shell diventa ristretta. Una shell ristretta è usata per impostare un ambiente più controllato di quello della shell standard. Si comporta identicamente a bash con l’eccezione che quel che segue è o non permesso o non effettuato:

cambiare le directory con cd

impostare o rimuovere i valori di SHELL, PATH, ENV o BASH_ENV

specificare nomi di comando contenenti una /

specificare un nome di file contenente una / come argomento al comando incorporato .

specificare un nome di file contenente una barra [/] come argomento all’opzione −p del comando incorporato hash

importare definizioni di funzione dall’ambiente della shell all’avvio

analizzare il valore di SHELLOPTS dall’ambiente di shell all’avvio

ridirigere l’output usando gli operatori di ridirezione >, >|, <>, >&, &>, e >>

usare il comando incorporato exec per sostituire la shell con un altro comando

aggiungere o eliminare comandi incorporati con le opzioni −f e −d del comando incorporato enable

usare il comando incorporato enable per abilitare comandi incorporati della shell che sono disabilitati

specificare l’opzione −p al comando incorporato command

disattivare la modalità ristretta con set +r o set +o restricted.

Queste restrizioni sono imposte dopo aver letto eventuali file di avvio.

Quando viene eseguito un comando che viene riconosciuto come uno script di shell (si veda ESECUZIONE DI UN COMANDO sopra), rbash rimuove ogni restrizione nella shell creata dalla shell genitrice per eseguire lo script.

VEDERE ANCHE

Bash Reference Manual, Brian Fox and Chet Ramey
The Gnu Readline Library
, Brian Fox and Chet Ramey
The Gnu History Library
, Brian Fox and Chet Ramey
Portable Operating System Interface (POSIX) Part 2: Shell and
Utilities
, IEEE
sh(1), ksh(1), csh(1)
emacs(1), vi(1)
readline(3)

FILE

/bin/bash

L’eseguibile bash

/etc/profile

Il file di inizializzazione generale di sistema, eseguito per le shell di login

~/.bash_profile

Il file di inizializzazione personale, eseguito per le shell di login

~/.bashrc

Il file di inizializzazione individuale per ogni shell interattiva

~/.bash_logout

Il file di pulizia della shell di login individuale, eseguito quando una shell di login termina

~/.inputrc

Il file di inizializzazione individuale per readline

AUTORI

Brian Fox, Free Software Foundation
bfox [AT] gnu.org

Chet Ramey, Case Western Reserve University
chet.ramey [AT] case.edu

Traduzione in italiano a cura di
ILDP - Italian Linux Documentation Project
http://www.pluto.it/ildp

NOTIFICA DEI "BUG"

Se trovate un "bug" in bash, dovreste segnalarlo. Ma prima, dovreste assicurarvi che sia veramente un "bug", e che appaia nella versione più recente di bash. L’ultima versione è sempre disponibile da ftp://ftp.gnu.org/pub/gnu/bash/.

Una volta determinato che avete individuato realmente un "bug", usate il comando bashbug per inviare una notifica del "bug". Se avete una correzione, siete invitati a inviare anche quella! Suggerimenti e rapporti su "bug" ’filosofici’ possono essere inviati a bug−bash [AT] gnu.org o inviati al newsgroup su Usenet gnu.bash.bug.

TUTTI i rapporti sui "bug" dovranno includere:
Il numero di versione di bash
L’hardware e il sistema operativo
Il compilatore usato per compilare
Una descrizione del comportamento anomalo
Un breve script o ’ricetta’ che produca il "bug"

bashbug inserisce le prime tre voci automaticamente nel modello che fornisce per compilare una notifica di "bug".

Commenti e notifiche su "bug" riguardanti questa pagina di manuale dovranno essere indirizzati a chet.ramey [AT] case.edu.

Segnalare eventuali errori di traduzione a ildp [AT] pluto.it

"BUG"

È troppo grande e troppo lenta.

Vi sono alcune sottili differenze tra bash e le versioni tradizionali di sh, soprattutto per via delle specifiche POSIX.

In alcuni casi gli alias possono essere causa di confusione.

Comandi incorporati della shell e funzioni non sono sospendibili/riavviabili.

Comandi composti e sequenze di comandi nella forma di ’a ; b ; c’ non sono trattati in modo completamente corretto quando viene richiesta la sospensione di un processo. Quando un processo viene sospeso, la shell esegue immediatamente il comando che lo segue immediatamente. Basta mettere una sequenza di comandi fra parentesi per forzarla in una subshell, che può essere sospesa come se fosse un’unica entità.

Le variabili di array non possono essere esportate (per il momento).

Ci può essere solo un coprocesso attivo alla volta.